“Lula vuole fare delle cose positive, ma ci sono interessi molto forti nel Senato e nella Camera federale, per cui è costretto a cedere terreno. Se ci fosse ancora Bolsonaro? Non saremmo nemmeno qui, né in alcun altro posto”. Sulla foresta, afferma: “Siamo preoccupati per il riscaldamento dell’Amazzonia. La gente deve venire qui a vedere di persona che cosa sta succedendo”.
…contro l’agribusiness
Charles Trocate è salito sulla Flotilla assieme al figlioletto di due anni, che stringe in braccio. Il bambino si guarda attorno curioso. Trocate fa parte del movimento Mam, che si traduce Movimento per la sovranità popolare mineraria. Un eloquio colto e pacato, che tradisce una lunga militanza. “Siamo qui per criticare il modo in cui si sta combattendo il cambiamento climatico, la scarsa partecipazione della società civile, e per interrogarci assieme a tutti gli altri attivsti del mondo. Perché le soluzioni non sono in alto, ma in basso, nelle comunità unite che si coalizzano”. Fare la transizione energetica, sostiene, “non significa creare un’ecatombe estraendo più minerali. Continuare a estrarre significa spingere le persone a lasciare i propri territori, ma anche emettere più anidride carbonica e distruggere la foresta, i fiumi e il mare. Dobbiamo costruire un’alternativa al modello egemonico di transizione energetica, soprattutto perché il mondo soffre in seguito a questo collasso, e chi paga di più sono proprio quelli che hanno inquinato meno”.
La politica di Lula? “Buona, ma controversa. Ne sosteniamo la parte migliore, ma critichiamo quella cattiva. Nel governo ci sono molti personaggi: alcuni sono sicuramente avanzati dal punto di vista della protezione dell’ambiente, altri purtroppo sono legati all’agribusiness. C’è una lotta intestina nell’esecutivo”. Al Brasile, conclude, “serve un’altra politica mineraria, un’altra politica ecologica, un’altra politica inclusiva. E anche un’altra politica economica. Non dobbiamo scambiare la natura con i dollari”.
La “Lotta” per i popoli indigeni, dall’Italia al Brasile
Carlotta Sarina, in arte Lotta, 23 anni, non ha il badge per entrare dentro la blue zone – va detto che ottenerlo non è facile – ma è venuta lo stesso in Brasile. “Sono felice. Dove troviamo tutta questa bellezza?”, afferma. Lotta è una cantante e contrabbassista emiliana. È arrivata a Belém ispirata “da un webinar organizzato da Fridays for future e Italian climate network che parlava di quanto sarebbe stata grande questa Cop, di quanto fosse importante tornare a manifestare dopo tre anni. Il viaggio è il più costoso che abbia mia affrontato, ma mi sono detta che non potevo restare a casa. Dovevo esserci per protestare”.



