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venerdì, Gen 27

Fonti rinnovabili e riciclo: diverse aziende lavorano alla “chiusura del cerchio”

da Hardware Upgrade :

Sono circa 700 milioni le tonnellate di CO2 che le buone pratiche di riciclo (sia di privati cittadini, sia di aziende) evitano di far finire in atmosfera e, secondo la Global Recycling Foundation, la quantità è destinata a superare il miliardo di tonnellate entro il 2030.

Il riciclo non è solo un ottimo modo per evitare di aggravare ulteriormente il riscaldamento globale, ma anche per salvaguardare le limitate (benché rinnovabili) risorse del nostro Pianeta, dando nuova vita a prodotti già utilizzati.

In un contesto in continua evoluzione – dove ogni giorno si trovano nuovi modi e si inventano nuovi macchinari per perfezionare le procedure di recupero e riuso delle materie prime – un ruolo di assoluto primo piano lo ricoprono le fonti rinnovabili.

Gli impianti utilizzati nel settore dell’energia verde hanno vite utili che vanno – mediamente – dai 20 ai 35 anni e non sono poche le persone che – a torto o a ragione – paventano immagini di sterminate discariche piene di pannelli solari, turbine e pale eoliche.

Al netto del fatto che sì, fra qualche decennio questi materiali arriveranno alla pensione, sono già in atto strategie per riciclarne le preziose componenti, rendendo quell’immagine apocalittica poco probabile.

Enel Green Power (EGP), azienda legata ad Enel e dedicata unicamente alle rinnovabili – in particolare ai pannelli solari, come abbiamo illustrato in questi articoli (link, link) – ha sviluppato, già nel 2015, un proprio modello di misurazione della circolarità, il CirculAbility Model. L’azienda lo ha reso pubblico, condividendolo con istituzioni ed enti di ricerca.

Le linee guida del vademecum sono tanto semplici quanto concrete:

  • Recuperare quanto possibile le materie prime dagli impianti fotovoltaici ed eolici dismessi;
  • Aumentare i tassi di recupero delle batterie;
  • Massimizzare la qualità del materiale recuperato e minimizzare il volume del rifiuto;

Il risultato è la riduzione di costi ed impatti ambientali e la generazione di valore.

Entrando nello specifico, il programma di riciclo di EGP per l’eolico –  che secondo l’Università di Cambridge entro il 2050 avrà prodotto oltre 43 milioni di tonnellate di rifiuti fra turbine, pale e torri –  prevede il recupero di circa l’85% dei materiali originali.

Nella pratica, EGP sta partecipando attivamente al progetto Wind New Life per la realizzazione, nel complesso di Compostilla (Spagna), di un impianto per la raccolta e il trattamento delle pale dismesse in grado di recuperare fino a 6000 tonnellate annue di fibra di vetro e carbonio.

I materiali recuperati diventeranno componenti ad alto valore per l’edilizia, i prodotti sanitari e l’arredamento.

Un’altra strada possibile è l’integrazione dei materiali recuperati nei progetti sviluppati da Energy Vault, startup svizzera di cui abbiamo parlato in questo articolo.

Il materiale fibroso utilizzato nell’eolico fornisce ai blocchi dell’azienda elvetica maggiore stabilità e robustezza.

In ultimo, rimanendo nell’ottica della sostenibilità end-to-end della generazione eolica, vi è la progettazione delle turbine e delle loro componenti seguendo la circularity by design, impiegando materiali nuovi e meno impattanti.

In questo contesto EGP ha avviato partnership con due startup: la svedese Modvion e la scozzese ACT Blade.

La prima produce torri modulari in legno, che semplificano la logistica e installazione di torri più alte, la seconda pale interamente ricoperte in tessuto che, a parità di massa, permettono di raggiungere maggiori lunghezze rispetto ai materiali attuali, aumentando la produzione degli impianti eolici.

Anche il settore del solare ha molto da poter offrire: secondo le stime di IRENA, entro il 2050 ci saranno fra le 60 – 78 milioni di tonnellate di pannelli e moduli da smaltire, generando al contempo sia un incredibile ammasso di rifiuti sia un valore economico di oltre 15 miliardi di dollari.

Sta a noi decidere cosa vogliamo avere.

Secondo Enel Green Power alcune componenti sono molto semplici da ricilare (ad esempio il vetro) mentre alte necessitano di processi più invasivi, che permettano di recuperare in modo efficiente materiali come silicio, fosforo, indio, argento e rame.

Secondo l’azienda, il primo passo per creare un circolo virtuoso all’interno del settore solare è richiedere che tutti i moduli siano dotati di certificazione EPD (Environmental Product Declaration), un’etichetta ecologica a tutti gli effetti, che stima impatti ambientali e riciclabilità di prodotti e servizi.

Inoltre, tutti gli inverter acquistati devono possedere certificati di sostenibilità in termini di emissioni (ai sensi delle norme ISO 14046) e di impronta di carbonio (ai sensi delle norme ISO 14067).

Vi è poi il progetto europeo Photorama, nato nel 2021 con l’obiettivo di raggiungere la piena circolarità nella filiera, attraverso un sistema di riciclaggio affidabile per recuperare e reimmettere sul mercato anche i materiali secondari più rari e difficili da trasformare.

Infine, le batterie per l’accumulo domestico, che camminano fianco a fianco delle rinnovabili.

Si stima che entro il 2030 solo il sistema energetico italiano avrà prodotto circa 60 mila tonnellate di batterie esauste ogni anno.

Anche in questo caso, si tratta di rifiuti di grande valore, che necessitano di un approccio rigoroso e orientato al loro recupero e valorizzazione fin dalla fase di progettazione e creazione.

In questo campo, EGP si sta facendo portavoce di specifici indicatori di sostenibilità, in modo da stimolare tutta la filiera a adottare un approccio circolare.

Parallelamente al discorso delle batterie per l’accumulo domestico vi è quello delle batterie per le auto elettriche: in questo caso, il pensionamento delle celle dall’utilizzo nelle vetture non coincide col loro fine vita.

Rinnovabili e riciclo

I pacchi batteria dei veicoli elettrici, infatti, sono riutilizzati con successo come sistemi di stoccaggio domestico, come dimostra il progetto pilota di EGP Second Life a Melilla (Spagna), in cui le batterie per autotrasporto dismesse vengono integrate e riutilizzate in un nuovo sistema di stoccaggio energetico che stabilizza la rete elettrica della città.

Rinnovabili e riciclo

Nel caso le batterie delle auto non possano essere utilizzate in alcun modo già dal 2021 sono stati messi in atto precise procedure per il riciclo delle loro componenti, da parte di Volkswagen.

Rinnovabili e riciclo

L’azienda tedesca, che anni fa ha iniziato a muoversi nel settore della mobilità a zero emissioni, ha tempestivamente pensato al modo migliore per prendersi cura delle batterie istallate sulle proprie vetture, evitando che diventino rifiuti.

Rinnovabili e riciclo

Nella sede di Salzgitter, due anni fa, è entrato in funzione il primo impianto in tutto il gruppo per il riciclaggio delle batterie ad alto voltaggio delle vetture, recuperando materie prime preziose come litio, nichel, manganese e cobalto.

“Il nostro obiettivo è creare un ciclo proprio, in cui recuperare più del 90 percento delle nostre batterie” ha affermato Thomas Tiedje, responsabile della pianificazione tecnica di Volkswagen Group Components, aggiungendo: “Non vogliamo cedere ad altri nessuna fase del processo; preferiamo invece qualificare i nostri collaboratori e prepararli così ad affrontare il futuro”.

Il gruppo ha condiviso alcuni dettagli e i passaggi del processo sul proprio sito internet.

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