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Sono comode per chi ordina, ma lo sono evidentemente meno per chi investe. Sono le piattaforme di food delivery. Da quando si sono quotate in borsa, DoorDash, JustEat, Delivery Hero (Glovo) e Deliveroo hanno accumulato in totale perdite operative per 20,3 miliardi di dollari. Lo riporta La Repubblica, citando un’inchiesta del Financial Times sullo stato di salute delle maggiori società mondiali del comparto del food delivery.

Dopo essere state protagoniste di una crescita importante negli anni successivi alla pandemia, periodo nel quale le loro azioni avevano toccato i propri massimi, le aziende del settore stanno tutte arrancando e sono ormai lontanissime da quei livelli. Circostanza che ha creato malumore tra gli investitori, decisi a non sostenerle più se il business non dovesse “dimostrarsi – spiega l’analista di Ubs Jo Barnet-Lamb al Financial Timessostenibile e in crescita”.

Sono diverse le motivazioni per le quali il comparto non sta vivendo un momento florido. Innanzitutto, a incidere è la competizione tra le varie parti in gioco, che spinge queste ultime ad abbassare le commissioni per far sì che ristoratori ed esercenti vari le preferiscano alle concorrenti. Non solo, però: pesa molto anche la maggiore vigilanza che i vari paesi stanno attuando rispetto alle condizioni di lavoro dei rider e all’algoritmo che ne stabilisce e regola le modalità e i tempi lavorativi.

A marzo, proprio in questo senso, i ministri del Lavoro dell’Unione europea hanno definitivamente licenziato la cosiddetta direttiva rider proprio al fine di regolare la situazione contrattuale dei lavoratori digitali delle piattaforme. In particolare, la direttiva renderà più trasparente proprio l’uso degli algoritmi nella gestione delle risorse umane e garantirà il monitoraggio dei sistemi automatizzati da parte di personale qualificato e la possibilità, per i lavoratori, di contestare le decisioni automatizzate. Essa aiuterà inoltre a determinare in maniera corretta lo status occupazionale di chi lavora per le varie piattaforme.



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