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mercoledì, Mar 31

Foreste, 2020 tra gli anni peggiori per la tutela di quelle tropicali



Da Wired.it :

Sono stati distrutti oltre 12 milioni di ettari di foreste tropicali. Rispetto al 2019 l’aumento è del 12%. In Brasile si registra il dato peggiore

Gli incendi in Amazzonia negli stati brasiliani di Rondônia e Pará (foto: Victor Moriyama / Greenpeace)

Nell’ultimo anno sono stati distrutti oltre 12 milioni di ettari di foreste tropicali, di cui 4,2 milioni di foreste pluviali rimaste finora intatte e protette. Rispetto al 2019 le deforestazioni sono aumentate del 12%, aggravando l’instabilità climatica e mettendo in pericolo la biodiversità delle aree più colpite. Secondo i dati raccolti dall’Università del Maryland e dal Global forest watch il 2020 si attesta come il terzo anno peggiore per le deforestazioni negli ultimi 20 anni.

Secondo quanto riportato dal World resources institute, la perdita 4,2 milioni di ettari di foreste pluviali ha causato un aumento delle emissioni annuali di CO2pari a 2,64 miliardi di tonnellate, cioè quelle che produrrebbero 570 milioni di automobili, il doppio di quelle attualmente in circolazione negli Stati Uniti. Le foreste pluviali sono fondamentali per l’assorbimento dell’anidride carbonica del pianeta e la loro distruzione contribuisce ad aggravare il surriscaldamento globale. Inoltre, rappresentano la fonte di sostentamento e la casa di decine di popolazioni indigene, che vivono in simbiosi con le foreste. La loro distruzione comporta quindi anche una crisi umanitaria che riguarda il dislocamento di tutte queste popolazioni.

Anno nero in Brasile

La perdite più consistenti sono avvenute in Amazzonia, in Congo e nel sud-est asiatico. In Brasile si registra il dato peggiore, con la distruzione di oltre 1,7 milioni di acri di foreste pluviali. La responsabilità di questa devastazione è da trovarsi nelle politiche del presidente Jair Bolsonaro. Nonostante abbia imposto il divieto di utilizzare incendi e soldati per trasformare le foreste in terreni agricoli, ha anche ridotto del 40% i finanziamenti dell’Ibama, l’ente federale che si occupa di regolare la deforestazione e tutelare le aree vergini. Inoltre, secondo quanto riportato da uno studio scientifico della rivista Biological conservation l’amministrazione Bolsonaro ha approvato 57 leggi che indeboliscono le tutele per l’ambiente, causando una diminuzione del 70% delle multe comminate per violazioni di carattere ambientale.

Oltre alle politiche nazionali, il fattore che più contribuisce alla deforestazione sono i consumi dei paesi più sviluppati. Secondo quanto riportato dal Nature ecology and evolution journal, i soli consumi dei paesi del G7 sono responsabili dell’abbattimento di 3 alberi a persona ogni anno. In particolare, la domanda di carne, cioccolato, caffè, soia e olio di palma dei paesi più ricchi sono tra le cause principali della deforestazione delle aree vergini nei paesi tropicali.

“Il 2020 doveva essere un anno fondamentale nella lotta contro la deforestazione – si legge nel report del World resources institute -. Un anno entro il quale molte aziende, nazioni e organizzazioni internazionali si sono impegnate a dimezzare o interrompere la deforestazione. Le continue perdite di foreste pluviali dimostrano che l’umanità non è riuscita a tenere fede ai propri obiettivi”. Il primo aprile nel Regno Unito si terrà un incontro in vista della conferenza internazionale sul clima Cop26, tra i cui ci sarà proprio la deforestazione.

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[Fonte Wired.it]