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martedì, Lug 21

Forse il “Modello Genova” non è ancora pronto per essere esteso a tutto il Paese



Da Wired.it :

Il limite di velocità da abbassare a 70 km orari a causa di alcune criticità che si sarebbero ignorate volontariamente per finire rapidamente i lavori del nuovo Ponte Morandi. Ma per il commissario è a norma

Sono ore calde per il nuovo Ponte di Genova, che si trova nella fase del collaudo. Diversi tir sono impegnati nelle prove di percorrenza e frenata, con 54 autoarticolati da 44 tonnellate ciascuno. 2.500 tonnellate totali per verificare che tutto sia a posto, così da andare verso l’apertura definitiva del viadotto e chiudere un doloroso capitolo per la città, dopo la tragedia del 2018. In realtà però qualcosa di anomalo è già venuto a galla. Il tracciato non è in linea con il Dm Infrastrutture del 2001, nel senso che è troppo pericoloso. Le conseguenze pare che saranno unicamente sui limiti di velocità, che verranno abbassati. Certamente si tratta però di un caso che getta ombre su quel modello Genova tanto esaltato e che si vorrebbe replicare nel resto .

Getty Images

Che c’era un problema, si sapeva già. Italferr lo aveva denunciato l’anno scorso al Consiglio superiore dei Lavori pubblici, così come aveva fatto anche Aspi, che lo segnalò in Conferenza dei servizi. La questione, nello specifico, riguarda le curve della S del ponte, che sarebbero dovute essere più dolci rispetto a un tempo, alla luce delle nuove disposizioni del 2001. In effetti, in caso di rifacimento di un tracciato si possono applicare le leggi vigenti al momento della costruzione. Cosa che si è fatta anche con il nuovo Ponte di Genova, che però è appunto nuovo, nel senso di ricostruito da capo. E che dunque richiederebbe il rispetto della normativa più recente. La conseguenza è che il limite di velocità del vecchio Ponte Morandi sarà abbassato fino a 70 chilometri orari, alla luce della tortuosità del viadotto.

Il motivo per cui ci si trova in questa situazione, nonostante già nel 2019 si fosse a conoscenza del problema, è che la sua risoluzione avrebbe allungato notevolmente la ricostruzione. Per fare il più fretta in possibile, per salvaguarda il modello Genova insomma, si è chiuso un occhio sulla questione così da non perdersi in nuovi contenziosi e grane burocratiche. Tutto questo allora mette in discussione il modello Genova stesso, quella procedura sblocca-cantieri che di fatto ha sollevato il ponte da quel labirinto democratico tipicamente italiano e ha permesso così una realizzazione record dell’infrastruttura. Mentre c’è chi auspica che la procedura venga estesa al resto del Paese, come nel caso del ponte sullo Stretto, la nuova infrastruttura ligure ha svelato che la fretta non va necessariamente a braccetto con l’efficienza. Abbattere la burocrazia può essere necessario per il paese, dal momento che l’edilizia è un volano per l’economia, ma questo non deve tradursi in progetti dove la data del risultato conta più della qualità del risultato stesso.

Burocrazia zero ed ecco il nuovo ponte. Velocità, trasparenza e anche sostenibilità ambientale. Questo è l’esempio da seguire per le opere di tutta da Nord a Sud. Il modello CGIL delle lungaggini e dei tempi infiniti lo lasciamo al passato”, sottolineava Matteo Salvini qualche settimana fa. “Quello di Genova è un modello e il merito è del Movimento cinque stelle”, rispondeva Danilo Toninelli, in quella competizione gialloverde per accaparrarsi i crediti dell’infrastruttura. Oggi si può dire che il modello Genova ha rivelato al Paese che sbloccare i cantieri si può, ma che se si vuole estendere il tutto al paese bisogna fare meglio. Non è ovviamente un problema di velocità di percorrenza, piuttosto è il principio che le norme da applicare vengano ignorate a destare preoccupazione. Un precedente che oggi sembra abbia conseguenze minime, in termini di chilometri orari appunto, ma che un domani e altrove potrebbe far sì che si passi sopra a direttive più importanti.

Se c’è una lezione che arriva dal nuovo ponte sul Polcevera, è che il modello Genova può essere un volano per il paese ma che la fretta è cattiva consigliera. Ridurre le lungaggini burocratiche quando ciò è possibile può avere senso, aggirare la legislazione giustificandosi con la necessità di non restare impantanati nella palude della burocrazia no. Se si vorrà estendere il modello a tutto il paese, bisognerà prima di tutto mettere in chiaro questo punto.

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[Fonte Wired.it]