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martedì, Feb 04

Foxconn resta ferma, ritardi in vista per gli iPhone


L’emergenza del coronavirus obbliga la Cina a prendere le dovute massime cautele, a discapito degli affari

(Foto: Craig Ferguson/LightRocket via Getty Images)

Le linee produttive del colosso manifatturiero cinese Foxconn ritarderanno l’apertura per almeno un’altra settimana: non si ripartirà prima del 10 febbraio. Ma è preventivabile che lo slittamento prosegua.

Tra le varie società che vengono coinvolte da questa inevitabile e doverosa decisione c’è anche Apple, che proprio con Foxconn ha stretto da tempo un accordo per la produzione di iPhone. Ritardi in vista per i prodotti del presente e del futuro prossimo?

La lotta alla diffusione del coronavirus sta causando uno smottamento a livello globale partito dalla Cina, fulcro della produttività di innumerevoli segmenti del commercio planetario. Foxconn è uno dei nomi più importanti per l’assemblamento di prodotti venduti in tutto il mondo.

Ma in questo momento ha le serrande chiuse, come buona parte degli esercizi commerciali a Pechino e dintorni. La stessa Apple ha optato per la chiusura di uffici e negozi in Cina fino al 9 febbraio.

Inizialmente la macchina produttiva doveva ripartire a fine gennaio, al termine della festività del capodanno cinese, ma le ferie sono state prorogate eccezionalmente fino a 3 febbraio e, infine, al 10 febbraio. Si avanza passo a passo in parallelo alla raccolta delle informazioni su diffusione e trattamenti del coronavirus.

Per comprendere l’entità della collaborazione tra Foxconn e Apple basti pensare che nella sola “iPhone City” di Zhengzhou – dove lavorano 350.000 dipendenti – viene sfornata la metà degli iPhone distribuiti in tutto il mondo, con il resto della torta che coinvolge l’altro colosso Pegatron.

Insomma, può accadere qualche ritardo nel confezionamento dei prodotti tecnologici oggi in commercio. E ancora di più possono essere interessati quelli imminenti, come l’ipotetico iPhone 9 alias iPhone Se 2 che era dato come papabile in primavera, ma che con questa emergenza sembra confermare un’uscita spostata di diverse settimane.

 

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