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Francesco Billari a The Big Interview: “È difficile che una singola misura contro il calo della nascite riesca a cambiare tutto in poco tempo”

da | Giu 26, 2025 | Tecnologia


La rappresentazione grafica della popolazione in Italia prima era una piramide: tanti bambini, seguiti dagli adulti e infine da un piccolo numero di anziani. Oggi, a guardare la stessa rappresentazione dell’Istat, si vede la forma di una nave, dove i bambini sono pochi a fronte di sempre più anziani. Il calo delle nascite è un problema soprattutto per la società del futuro, che vedrà assottigliarsi sempre più la percentuale di popolazione attiva nel mercato del lavoro ma, come ribadito da Francesco Billari, professore di demografia e rettore dell’Università Bocconi di Milano a The Big Interview, l’evento organizzato da Wired nell’ateneo milanese, ogni intervento in questo ambito ha dei processi di reazione molto lunghi, che poco si conciliano con i tempi brevi della politica.

Per questo spesso sono temi che rimangono al di fuori del dibattito pubblico e politico in Italia: “Alcuni interventi, soprattutto quelli sulla famiglia e sulla fecondità, hanno un impatto nei decenni successivi, è difficile avere una singola politica che cambi le nascite nello spazio di in un anno. Si tratta quindi di un tema che politicamente paga poco: la politica per definizione insegue un tempo più breve di quello della demografia”.

Insieme a lui, nel panel “Il mondo di domani, dai dati di oggi” è intervenuto anche Stefano Scarpetta, Direttore per l’Occupazione, il Lavoro e le Politiche Sociali presso l’Oecd dal 2013 che ha sottolineato come l’inverno demografico non riguardi solo il nostro paese: “Non è solo un fenomeno italiano ma lo riscontriamo in tutti i paesi dell’Ocse – precisa – bisogna dire però che possiamo guardarlo anche come un dato positivo: dal 1950 al 2024 abbiamo guadagnato più di 20 anni di aspettativa di vita alla nascita e il 70% è formato da anni in buona salute. Quello che va analizzato nel dettaglio riguarda un altro aspetto. Il 2025 è stato un anno cruciale: in media nei paesi Ocse per la prima volta la popolazione in età lavorativa non cresce più. Questo vuol dire che uno dei motori della crescita e del benessere della società sarà un motore che funzionerà meno bene”.

Se quindi, come ricorda nei numeri Scarpetta, si dovrà produrre lo stesso Pil con un terzo della forza lavoro, avremo però l’occasione di valorizzare chi, fino a questo momento, è rimasto fuori dal mercato del lavoro. Questa sarà la vera sfida: “L’Italia, rispetto ad esempio ad altri paesi che sono invecchiati velocemente come il nostro, ha un potenziale inespresso, quello dei talenti non utilizzati. Oggi i tassi di occupazione femminile sono di 17 punti percentuali inferiori rispetto a quelli degli uomini e i Neet, che non studiano e non lavorano, sono sempre al 15%”.

Concentrare politiche per incentivare e rendere maggiormente accessibile anche a queste categorie il mondo del lavoro potrebbe fare la differenza. In questo contesto non si può ignorare l’importante contributo che possono dare gli stranieri. Una gestione lungimirante del fenomeno migratorio sarà fondamentale: “Il nostro paese è già cambiato – conclude Francesco Billari – La nave demografica italiana sarebbe diversa se negli ultimi decenni non fossero arrivati tanti stranieri e i loro figli, oltre alle persone che sono diventate italiane. Se li togliessimo dal grafico avremmo una popolazione molto più vecchia e una forza lavoro più piccola. L’immigrazione ha già cambiato questo paese e continuerà a farlo: le proiezioni del futuro dipendono non solo dalla natalità e dalla longevità ma anche da come ci comporteremo rispetto a questo e all’emigrazione dei nostri giovani”.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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