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mercoledì, Ott 23

Frozen: il sensore che ti dice se i surgelati sono stati conservati bene


Basta un piccolo sensore per monitorare la temperatura dei surgelati e garantirci la loro “freschezza”. Un’idea made in Italy

Frozen

Tecnicamente si chiama catena del freddo ed l’insieme delle procedure che regolano e controllano le temperature dei surgelati. Perché un alimento mantenga le sue qualità la temperatura dalla produzione alla vendita finale deve essere uguale o inferiore a -18°C. Ma è sempre così? Quasi sempre: ogni tanto le cronache fanno riferimento a intossicazioni causate da alimenti conservati male. Del resto bastano 20 minuti di interruzione della catena del freddo perché la temperatura vada fuori norma. E chi ce lo dice che un prodotto surgelato ha rispettato questa regola dalla produzione all’arrivo nel nostro carrello della spesa?

È qui che entra in gioco Frozen – Thermal History Indicator, sviluppato dalla E.O.S. di Stefano Maccagnani e presentato all’ultima Maker Faire: si tratta di un indicatore tempo-temperatura che, applicato sulla confezione di un surgelato, è in grado di tenere traccia delle variazioni di temperatura subite dal prodotto. Questo rende possibile evidenziare anomalie come fluttuazioni eccessive della temperatura del prodotto, abusi termici, brevi decongelamenti. Attualmente Frozen è in fase di sviluppo, ma i suoi inventori sono ottimisti: i test avrebbero fornito buoni risultati in termini di comportamento tempo-temperatura sui prodotti su cui è stato applicato.

Il sensore Frozen

Come funziona. Una volta apposto sulla confezione di un alimento surgelato, Frozen cambia colore a seconda dello stato di conservazione: verde è indice di buona conservazione del prodotto, mentre colorazioni che vanno dall’arancione al rosso indicano abusi termici più o meno gravi, coincidenti con interruzioni nella Catena del freddo e quindi compromissione della qualità del prodotto stesso. Il che non è impossibile: bastano infatti 20 minuti perché la temperatura vada fuori norma. Poiché Frozen è a contatto con le confezioni dei prodotti alimentari, è stato realizzato con sostanze innocue e bio-compatibili.

Oltre che con i surgelati l’idea è quella di usarlo anche in altri settori. Per esempio con i prodotti farmaceutici, che necessitano di essere conservati e trasportati a temperature molto ridotte. Ma alle aziende conviene adottare una tecnologia così? «Il dispositivo in sé costa pochi centesimi di euro – spiegano alla E.O.S. – e ovviamente il costo diminuirebbe in base al numero prodotto / quindi di per sé non inciderebbe di molto sul costo del packaging».

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