La cronaca di questi giorni ci ha tristemente ricordato quanto possano essere pericolosi i fulmini, con il caso dell’adolescente colpito in Abruzzo e ancora in gravi condizioni e con la morte del turista colpito in Salento mentre viaggiava con la sua moto. La potente scarica elettrica del fulmine – perché di questo si tratta – può essere fatale e in alcuni casi (circa il 10%) lo è: alcune stime parlano di circa 24mila decessi ogni anno. Perché lo sono? Cosa accade al corpo quando è colpito da un fulmine?
Che cosa succede
Correnti e temperature elevatissime
Quale che sia la modalità con cui i fulmini raggiungono la persona (ci torniamo tra poco) i rischi per la salute sono molto elevati e in alcuni casi fatali. E questo perché la corrente trasportata da un singolo fulmine è piuttosto elevata: si parla di correnti che possono raggiungere anche i 100 mila Ampere. Anche le temperature associate a un fulmine sono elevatissime: si stima che possa riscaldare l’aria fino a 50.000°C.
Quanti fulmini cadono ogni anno? In Italia, secondo quanto riporta l’Istituto superiore di sanità, sono circa 1,6 milioni l’anno: “Soprattutto nei mesi di luglio e agosto, ma il fenomeno può verificarsi, più raramente, anche d’inverno. Le aree più colpite sono il Friuli, la regione dei laghi lombardi, la zona di Roma e in genere i rilievi prealpini e appenninici. Comunque, più in generale, non ci sono in Italia zone esenti dal rischio dei fulmini”.
Gli effetti sulla salute
Uno speciale curato da alcuni ricercatori americani riassume i meccanismi con cui un fulmine può danneggiare la salute delle persone. I principali hanno a che fare con gli effetti del passaggio della corrente nel corpo, compreso l’effetto di riscaldamento che può produrre delle ustioni sulla pelle di diverso grado e tipologia, a seconda anche dei materiali con cui è stato a contatto la persona mentre è stata colpita. A livello cardiovascolare, il passaggio della corrente può indurre un arresto asistolico – il cuore cessa di battere per mancanza di attività elettrica – ma un arresto cardiaco, continuano gli esperti, può verificarsi anche per la paralisi dei centri che nel cervello controllano la respirazione.
I fulmini infatti possono anche danneggiare il sistema nervoso, con paralisi, danni al sistema uditivo e al nervo ottico, per esempio, e indurre emorragie a livello cerebrale, così come amnesie. Accanto a questi figurano poi i rischi di contusioni, fratture ed emorragie dovuti all’onda d’urto generata dal fulmine che può colpire direttamente o meno la persona, e gli effetti del bagliore del fulmine, aggiungono dall’Istituto superiore di sanità, che possono danneggiare gli occhi. Abbastanza comuni sono cataratte e lesioni del timpano. Se alcuni di questi effetti sono temporanei, specificano gli esperti, in moltissimi casi i sopravvissuti sperimentano delle sequele dovute ai fulmini.
Diversi tipi di folgorazioni
Esistono diversi modi in cui una persona può essere colpita da un fulmine. Il contatto diretto, quello per cui un fulmine cade/colpisce direttamente la persona è tra le modalità meno comuni ma più pericolose, spiega il National Weather Service. La maggior parte delle vittime e dei feriti dei fulmini, spesso anche tra gli animali da allevamento, è dovuta invece alla propagazione della “corrente di terra” (ground current), ovvero alla corrente che appunto attraversa il terreno dopo aver interessato per esempio un albero, spesso colpiti dai fulmini, come altri oggetti alti.
Il rischio zero non esiste: una guida in caso di maltempo
Per conoscere i comportamenti più sicuri da adottare in caso di maltempo e mettersi al riparo dal rischio di folgorazione, la Protezione civile mette a disposizione un’utile guida che aiuta a capire quali azioni intraprendere a seconda che ci si trovi in un ambiente all’aperto – più a rischio – che al chiuso. Perché non esiste un ambiente o una stagione del tutto a rischio zero, come si legge sul sito: “La maggior parte degli incidenti causati dai fulmini si verifica all’aperto: la montagna è il luogo più a rischio, ma lo sono anche tutti i luoghi ampi ed esposti, come ad esempio un prato o un campo di calcio, soprattutto in presenza dell’acqua, come il mare, le spiagge, i moli, i pontili, le piscine all’esterno. In realtà, esiste un rischio residuo connesso ai fulmini anche al chiuso”.