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giovedì, Giu 27

“Fuori Google dal Pride di San Francisco”, chiedono alcuni lavoratori


Dopo lo scandalo sui commenti omofobi, alcuni dipendenti hanno scritto agli organizzatori della manifestazione lgbtq+ per chiedere di rinunciare alla multinazionale come sponsor

Google al Pride di Berlino (foto:JOHN MACDOUGALL/AFP/Getty Images)

Un gruppo di dipendenti di Google ha chiesto agli organizzatori del Pride di San Francisco di escludere la multinazionale dalla manifestazione, dopo lo scandalo sui commenti omofobi che neppure le scuse dell’amministratore delegato, Sundar Pichai, sono riuscite a sopire.

Vi esortiamo a revocare la sponsorizzazione di Google di Pride 2019 ed escludere Google dalla rappresentanza nella Pride Parade di San Francisco il 30 giugno 2019”, si legge nella lettera indirizzata da un gruppo di lavoratori agli organizzatori.

Il gruppo fa sapere di aver “dedicato innumerevoli ore a difendere la nostra azienda per migliorare le politiche e le pratiche relative al trattamento delle persone lgbtq+, alla loro raffigurazione di e ai discorsi di odio su YouTube e altri prodotti Google”.

Ma i dipendenti si dichiarano frustrati, perché “ogni volta che sollecitiamo il cambiamento, ci viene detto solo che la società “esaminerà attentamente queste politiche”. Ma non ci siamo mai impegnati a migliorare, e quando chiediamo quando verranno fatti questi miglioramenti, ci viene sempre detto di essere pazienti”.

La petizione quindi chiede di revocare la sponsorizzazione fornita da Google per la parata, escludendo la società dal corteo del prossimo 30 giugno. Se questo non fosse possibile, la petizione chiede un’estromissione di Google dalle future celebrazioni del Pride.

Gli organizzatori del Pride di San Francisco non hanno raccolto la richiesta e confermato la partecipazione della multinazionale: “Insieme, come comunità, continueremo i nostri progressi e insieme proteggeremo le nostre durissime vittorie dei diritti civili”. Tuttavia, hanno spronato Google a “fare di più per proteggere le voci dei creator lgbtq+”.

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