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lunedì, Mag 24

G7, Paesi smettono di finanziare le centrali a carbone all’estero



Da Wired.it :

La data di scadenza entro la fine del 2021. L’impegno è a decarbonizzare completamente tutti i settori energetici entro il 2030

(Foto: Qilai Shen/Bloomberg)

I membri del G7 si sono impegnati a decarbonizzare completamente tutti i loro settori energetici entro il 2030, e a interrompere ogni investimento diretto alla produzione di energia dal carbone nei paesi esteri entro la fine di quest’anno. Dopo due giorni di discussioni e un’iniziale resistenza da parte del Giappone, le 7 nazioni più economicamente sviluppate al mondo raggiunto un importante accordo per perseguire gli obiettivi energetici previsti dall’Accordo di Parigi e limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi.

In passato Francia, Germania, Regno Unito, Canada, Giappone e Stati Uniti, hanno avuto un importante ruolo nel finanziare lo sviluppo dei combustibili fossili nei paesi in via di sviluppo, contribuendo alla creazione di nuove miniere e centrali elettriche a carbone. Così come la Cina e la Corea del Sud che, insieme al Giappone, si erano offerte di sostenere la costruzione di questo tipo di centrali nei paesi più poveri e con problemi di liquidità. Per questo sono serviti due giorni di intenso lavoro diplomatico per convincere il Giappone a tagliare i suoi finanziamenti allo sviluppo dell’energia a carbone in altre nazioni. Come riferisce il Guardian, se la Corea ha già accettato di porre fine a questa pratica, la Cina non si è ancora allineata alle altre grandi economia mondiali e per il Giappone questo potrebbe significare l’ingresso della Cina in tutti i paesi che necessitano di energia e la costruzione di centrali con standard di efficienza inferiori rispetto a quelle giapponesi.

Pertanto, nel documento finale prodotto dai ministeri dell’ambiente dei paesi del G7, in cui gli stati si impegnano a eliminare il “sostegno governativo diretto all’energia fossile” e a raggiungere “la neutralità del clima”, è presente anche una clausola che autorizzerebbe i governi a finanziare il carbone in circostanze limitate a discrezione di ogni paese”. Una specie di “apertura” che potrebbe configurarsi come uno strumento geopolitico per limitare l’influenza cinese all’estero.

La Cina, resta quindi il “sorvegliato speciale”, anche in vista della prossima conferenza internazionale sul clima, Cop26, che si terrà a Glasgow a novembre. La vicesegretaria generale delle Nazioni Unite, Amina Mohammed, ha richiesto a tutti i paesi membri di presentare i loro piani nazionali per ridurre le emissioni di CO2 prima dell’avvio della conferenza, cosa che la Cina ancora non ha fatto.

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[Fonte Wired.it]