Da Wired.it :
A un mese dall’attacco ransomware che ha messo ko sito e app, i sistemi informatici dell’azienda di wearable registrano un nuovo blocco
A neanche un mese da un attacco ransomware alle proprie reti, Garmin è andato nuovamente in down. L’azienda che produce dispositivi wearable ha registrato nei giorni scorsi un blocco della sincronizzazione dei dati fitness degli utenti. Sulla app campeggiava un avviso pop-up di disservizio, che lo giustificava come una manutenzione dei server. Ma, in successione, anche il sito e il call center hanno smesso di funzionare. Proprio come è successo durante l’attacco di luglio.
Dal 23 agosto sul sito di monitoraggio delle attività online Downdetector si sono accumulate le segnalazioni di disservizi con la app di Garmin a cominciare dall’Europa. Il blocco è stato scandito dalla stessa sequenza di luglio: prima sono andati offline i servizi di Garmin Connect (che consentono la sincronizzazione dei dati della app), seguiti poi dal sito internet e dai call-center del servizio clienti. L’azienda ha avvicato via Twitter del crescente disservizio.
This outage also affects our call centers, and we are currently unable to receive any calls, emails or online chats. We are working to resolve this issue as quickly as possible and apologize for this inconvenience. (2/2)
— Garmin (@Garmin) July 23, 2020
We are happy to report that many of the systems and services affected by the recent outage, including Garmin Connect, are returning to operation. Some features still have temporary limitations while all of the data is being processed.
— Garmin (@Garmin) July 27, 2020
I servizi sono gradualmente tornati in funzione il 27 agosto, ma Downdetector ha successivamente registrato nuove segnalazioni di disservizi tra il 30 e il 31 agosto e Garmin non si è ancora espressa a riguardo.
Come avvenuto a luglio anche questa volta la società non ha spiegato le cause del disservizio. Le tempistiche e le dinamiche ricordano in tutto e per tutto l’attacco del ransomware denominato Wasted Locker, che il 22 luglio ha colpito i server della società criptandone i file e mettendo fuori uso i suoi sistemi informatici e i call-center. Per liberarsi della minaccia la società ha capitolato e pagato il riscatto di 10 milioni di dollari richiesto dai cybercriminali responsabili della diffusione del ransomware.
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