Esplora il mondo della tecnologia e del lifestyle con Consigli Tech e Lifestyle di Flavio Perrone

Gaza vista dai profili Tinder dei soldati israeliani assomiglia a un macabro parco divertimenti

da | Mag 5, 2025 | Tecnologia


Abbiamo visto la guerra nella Striscia di Gaza principalmente attraverso immagini emerse dai social media, postate online da persone rimaste intrappolate nel lembo di terra, con mezzi tecnologici sempre più deboli e condizioni di vita estreme e disumane. Le immagini sono arrivate da persone comuni, attivisti, giornalisti, e hanno raccontato il genocidio senza filtri, nella sua brutale realtà. Anche le testate giornalistiche, a cui è impedito accedere a Gaza, si sono dovute affidare a quelle immagini o, quando possibile, alla vista da lontano delle fotografie satellitari. Non è certo la prima guerra a trovare in questa forma di narrazione il suo racconto principale: anche l’invasione dell’Ucraina, ad esempio, ha avuto una forte componente visuale sui social. Ma mai come nel caso di Gaza questi post hanno rappresentato, e continuano a rappresentare, la base principale della storicizzazione degli eventi. Sui social abbiamo visto il racconto delle vittime, e anche quello delle forze armate israeliane, che hanno usato i social media in modo aggressivo per la loro propaganda, secondo diversi osservatori fornendo involontariamente prove di crimini di guerra.

Se Instagram e TikTok sono state forse le piattaforme centrali per quel racconto, Gaza è emersa anche da altri angoli della rete. Il fotografo italiano Federico Vespignani ha lanciato un progetto per osservare Gaza attraverso la lente dell’app di dating Tinder, utilizzata dai soldati israeliani al fronte. Vespignani, il cui lavoro è dedicato al discorso visivo in relazione al crimine transnazionale, alla propaganda e alla crisi ambientale, ha raccolto in un libro una serie di screenshot di altrettanti profili Tinder che mostrano immagini profilo di soldati in servizio a Gaza, immortalati in selfie in divisa, con macerie sullo sfondo o in altri atteggiamenti guerreschi e machisti, nella cornice del genocidio. Il libro, edito da Debatable Publishing, si intitola Short-term, But Long-Term 🥂 e, sin dal titolo, mette in evidenza lo stridore tra la grammatica di Tinder e quella del genocidio. Il libro è a suo modo un documento ulteriore, che non ha molto da aggiungere sulla brutalità di quello che sta succedendo a Gaza – perché è già esplicito di per sé – ma che dice invece molto sul lato culturale ed estetico di quella brutalità, e come viene neutralizzata e svuotata di significato, anche con la militarizzazione di Tinder e la romanticizzazione della guerra. Federico Vespignani ci ha raccontato la genesi del progetto e il suo significato.

Quanti sono i soldati su Tinder?

“Ho passato circa quattro mesi ad analizzare l’uso delle app di dating da parte dei combattenti dell’Idf geolocalizzati nella Striscia di Gaza”, spiega Federico Vespignani, raggiunto da Wired. Il libro raccoglie immagini tratte da circa trecento profili, ma si sbaglierebbe a considerarli come una raccolta esaustiva, perché si tratta solo di un campione ristretto di un fenomeno invece più vasto: “L’Idf non ha mai rivelato il numero esatto di truppe presenti nella Striscia, ma si stima che ci siano stati picchi di 10mila soldati. La presenza di combattenti dell’Idf su queste app è quindi molto ampia, non si tratta di casi isolati, e ho potuto catalogare la presenza di almeno tremila profili. Per curiosità, ho anche voluto osservare altre aree di conflitto nel mondo e non ho trovato nulla di comparabile alla Striscia di Gaza”.

Secondo il fotografo, questa esplicita presenza di immagini dal fronte sulle app di dating è sintomo di diversi fattori, anche culturali, oltre che della natura della guerra in atto nella Striscia di Gaza: “Questa dinamica si deve a un insieme di fattori. Sicuramente uno di questi è legato alla tipologia della guerra, perché in un conflitto tra eserciti convenzionali, come quello in atto in Ucraina, avere un telefono con la geolocalizzazione attiva è una condanna a morte”, spiega Vespignani, che aggiunge: “Dall’altro lato, però, è anche connesso alla profonda militarizzazione della società israeliana e alla comunicazione utilizzata dagli organi governativi, come si vede già nei profili TikTok e Instagram delle forze armate israeliane. Questo incentiva l’immagine di combattenti sorridenti, che vivono con serenità e piacere l’atto di proteggere la patria da un nemico esterno, rendendoli completamente disconnessi dalle loro azioni e deresponsabilizzati rispetto al massacro in corso a Gaza”.

Un fenomeno culturale che contribuisce a legittimare la strage

Allo stesso tempo, questo immaginario, che nelle immagini incluse nel libro risulta forse al massimo grado di stridore quando compaiono le emoji mentre i soldati si ritraggono tra le macerie, è parte di un’estetica complessiva, in qualche modo connessa al racconto della guerra da parte israeliana e alla costante erosione della stessa esistenza dei palestinesi. “Credo che i combattenti dell’Idf siano estremamente genuini nel condividere le proprie immagini mentre sono a Gaza”, spiega Federico Vespignani, “perché i media tradizionali tendono a pubblicare contenuti principalmente cinematografici della guerra. In questo senso, le app di dating offrono un punto di vista intimo sul conflitto. La storica deumanizzazione da parte degli apparati governativi e di propaganda israeliani nei confronti del popolo palestinese si specchia in modo inquietante nei profili di questi giovani soldati”.





Fonte

Written By

Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

Related Posts

Impact-Site-Verification: c90fc852-aae7-4b2e-b737-f9de00223cb0