Abbiamo intervistato Carter Sherman su questo e altri temi. La giornalista ha condiviso alcune riflessioni tratte dal suo libro, alcune illuminanti e altre preoccupanti. Prima di essere tradotta, l’intervista è stata modificata per ragioni di chiarezza e lunghezza.
Manisha Krishnan: C’è la percezione che la Gen Z sia puritana. Lei la definisce una “nazione di vergini”. Cosa impedisce a questi giovani di fare sesso?
Carter Sherman: È innegabile che facciano sesso più tardi e meno frequentemente rispetto ai ragazzi delle generazioni precedenti. Quello che non è vero, secondo il mio rapporto – e per documentarmi ho parlato con più di cento persone sotto i trent’anni – è che non siano interessati a praticarlo. Non sono per nulla “sesso-negativi”. Piuttosto, sono soffocati dall’ansia, che arriva da varie direzioni e acuisce la mancanza di desiderio o l’incapacità di entrare in contatto con gli altri e di avere relazioni sessuali. Non solo trascorrono tantissime ore davanti allo schermo dello smartphone, il che li porta ad avere meno tempo per interagire di persona, ma i social media li spingono anche verso uno stato emotivo di “paragone e disperazione”, che li persuade di non essere attraenti come gli altri. Questa convinzione li rende meno interessati al sesso.
Parliamo anche dei membri di una generazione vittima di un’incredibile politicizzazione del sesso. Vivono in una realtà “post-Roe” [la sentenza che sanciva il diritto all’aborto negli Stati Uniti, Ndr] e in una realtà post-MeToo. La mia opinione è che siano oppressi da tutti questi fattori che non sanno come affrontare. Le persone più anziane che frequentano e che dovrebbero consigliarle non lo hanno fatto, o almeno non a sufficienza, e questo li rende incapaci di sviluppare la vulnerabilità e l’empatia necessarie per creare il tipo di connessione col prossimo che vorrebbero.
Vorrei soffermarmi sul tema della vergogna. Da dove nasce il senso di vergogna legato al non fare sesso?
Specialmente di questi tempi, con internet, si può andare online e cercare qualsiasi forma di sesso ci interessi, e probabilmente anche quelle che eviteremmo volentieri. Credo che questi ragazzi si facciano un’idea esagerata di quanto sesso facciano gli altri, e che quindi si sentano in difetto. Penso che la sessualità venga spesso associata alla maturità, quindi fare sesso viene visto come un rito di passaggio all’età adulta. Per questo, i giovani che non ci sono ancora passati si sentono inferiori, come se non fossero all’altezza delle aspettative.


