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mercoledì, Mag 12

Ghosting e gli altri nuovi young adult dedicati a tematiche difficili



Da Wired.it :

Il romanzo di Alessandro Perissinotto e del suo allievo Fabrizio Fulio Bargoni è un giallo incentrato sul doppio concetto di ghosting: che cosa significa per i ragazzi e le ragazze sparire dai social e dalla vita reale? Ed è anche uno dei 13 testi selezionati che affrontano argomenti tosti: attacchi di ansia, disturbi alimentari, bullismo

Young adult: quella fascia di età incastrata tra i ragazzini delle medie e chi ormai è un po’ adulto per davvero merita una letteratura a parte, che tratta più che altro il tema della crescita, nelle varie forme che può assumere. Alcune di queste sono dolorose, che implicano sofferenza e disagio: si parla di attacchi di ansia e panico, di disturbi alimentari, di genitori assenti e di veri e propri abbandoni, di omosessualità, discriminazione di genere, bullismo. A questi young adult abbiamo dedicato la nostra gallery con 12 tra i titoli più interessanti usciti di recente. Con Alessandro Perissinotto e il suo allievo Fabrizio Fulio Bragoni, invece, abbiamo parlato di Ghosting, che è sia il loro primo libro a quattro mani sia un fenomeno recente, almeno nella sua accezione telematica e social.

Il tema centrale del libro per ragazzi e ragazze è l’invisibilità, intesa come capacità di sparire. Come mai questa scelta? 

Alessandro Perissinotto: “Guardando da osservatori il mondo dei ragazzi, si nota che le relazioni passano sempre più attraverso sistemi mediati, e in mancanza di quei sistemi si ha un senso di vuoto assoluto. Il fenomeno del ghosting non nasce certo con i social, ma adesso assume un altro senso perché non si scompare o non ci si nasconde da una sola persona, bensì da tutto un mondo telematico, e la scomparsa da quel mondo può significare una scomparsa totale. Faccio un esempio: dopo la strage al Bataclan, un gruppo di complottasti aveva sostenuto che la vittima italiana Valeria Solesin non esistesse dla momento che non aveva un profili sui social network. Quindi, se un tuo profilo non esiste allora non esisti neppure tu? Quello che noi abbiamo voluto costruire è un romanzo che gioca sulle due scomparse, dai social e dalla realtà, e usare lo strumento del ghosting per capire come cambino le categorie di esistenza e non esistenza”.

Come credete che queste categorie di esistenza e non esistenza, mediate dalla tecnologia, impattino sui giovanissimi?

Fabrizio Fulio Bragoni: “La trama, con la sua forte impronta giallistica,  è frutto di un’idea di Alessandro Perissinotto. I personaggi, invece, sono un incrocio tra i ragazzi che ho incontrato in palestra facendo pugilato e i bambini e le bambine della scuola primaria in cui insegno. Quello che abbiamo visto anche in questo anno di DAD è che sin da piccoli sono consapevoli che quella online sia una forma dell’esistenza e anche di modello di adulto, per esempio gli influencer seguiti su YouTube e TikTok. È una consapevolezza radicata che travalica anche la scelta dei genitori di concedere o meno l’uso degli strumenti stessi. E questo modello di adulto, differente da quello di venti anni fa, supera anche il fatto che ci siano adulti che hanno un pessimo rapporto con la tecnologia: nel corso della didattica a distanza abbiamo visto bambini che insegnavano l’uso dei programmi della DAD ai genitori”.

AP: “Rispetto a social e famiglie, dobbiamo anche considerare che le persone della mia generazione sono andate agli ultimi concerti di Francesco Guccini e Fabrizio De André con i figli sulle spalle. Ora invece è raro che i genitori portino i figli nelle loro frequentazioni web: ma effettivamente si potrebbero accompagnare i figli anche sul web. Questo è legato al messaggio di Ghosting: bisogna educarsi ed educare anche alle tecnologie, perché è un mondo non privo di pericoli da conoscere senza divieti e preconcetti, e in cui la guida dei genitori potrebbe essere significativa”.

Tuttavia nel vostro libro i genitori dei ragazzi sono davvero poco presenti…

FFB: “Sì, sono poco presenti: Nicola è un fuori sede e i genitori sono lontano, quelli di Khaled sono in Tunisia e con loro non si può parlare… Ci sembrava poco corretto che i ragazzi si affidassero alla famiglia per risolvere la scomparsa, perché è vero che sono tutti molto giovani ma hanno anche gli strumenti per reagire e per agire, quasi più e meglio dei genitori stessi”.

AP: “Per le due ragazze adolescenti che ancora vivono con i genitori subentra più un aspetto di rifiuto. Nel tratteggiare i personaggi e la trama è stato essenziale il fatto che la scomparsa di Khaled sembra non essere un problema da adulti, da cui il ghosting stesso. Come ragazzo puoi essere un fantasma per tutta la società degli adulti, come straniero ancora di più. E ancora, quante volte da ragazzi abbiamo avuto l’impressione che le cose che stavano a cuore a noi non stessero a cuore per nulla ai nostri genitori: io a 16 anni ero abbastanza abbandonato a me stesso, quindi mi sembra normale che le ragazzine si muovano in modo indipendente”.

Il movimento e l’attraversamento della città di Torino sono aspetti centrali in Ghosting, sembra di camminare con i protagonisti.  

AP: “Questa era proprio la nostra intenzione a priori: Torino come  ambientazione forte, lasciando spazio agli spazi. Nella narrativa contemporanea la descrizione ha una funzione diversa da quella dell’Ottocento. Allora la fotografia e il cinema erano agli inizi, oggi viviamo in una cultura visiva e non avremmo nessun bisogno di descrivere. Quello che la descrizione può fare oggi è dare alla scrittura la capacita di restituire le emozioni dei luoghi, luoghi in consonanza con gli stati d’animo dei personaggi. Luoghi descritti nel loro essere vissuti, spiegati e fatti capire. Bisogna mettersi dalla parte del lettore anche nel raccontare i luoghi”.

FFB: “E naturalmente i personaggi sono caratterizzati anche dal loro rapporto con l’ambiente. Le due ragazze sono torinesi e hanno una certa relazione con lo spazio, mentre Khaled ne ha un altro. Nicola, che è il classico studente fuori sede, ne ha un altro ancora”.

Per finire, Ghosting è ricchissimo di citazioni di libri, di film, di canzoni. Che tipo di operazione vi interessava portare avanti? 

AP: “Ci piaceva l’idea di un gioco di rimandi, di poter dare una via di uscita dal romanzo quasi ipertestuale: clicchi virtualmente su un nome, su una frase, e trovi richiami a una letteratura alta o altre citazioni”.

FFB: “Rispetto a quando io ho fatto le superiori, ho l’impressione che sia cambiato il rapporto con la cultura. Anche per quello che riguarda l’ambiente scolastico in cui insegno, un tempo il rapporto dei genitori con la cultura alta era di timore reverenziale e di curiosità, di interesse. Ora, se propongo una pillola di ascolto ai bambini, è possibile che la reazione sia più di noia. Ma continuiamo perché se anche solo una persona su diecimila va a cercare un riferimento, prosegue il suo percorso di scoperta, significa che il rimando ha avuto effetto”.

AP: “Nella mia esperienza, venendo da una famiglia operaia torinese, ho sofferto per il fatto di aver frequentato l’istituto tecnico industriale: certi stimoli che la scuola non mi dava direttamente sono arrivati solo tramite la lettura. Mi sono potuto iscrivere a Lettere quando già lavoravo ed ero in grado di mantenermi, ma la mia prima guida alla letteratura sono stati i libri, i romanzi. Anche per questo credo che un testo per ragazzi debba seminare degli indizi. L’opera del seminare lega il mestiere dello scrittore a quello dell’insegnante, che deve seminare e raccogliere con gli esami, o seminare e sperare che l’allievo raccolga. In questo senso noi abbiamo cercato di seminare”.

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[Fonte Wired.it]