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martedì, Mag 25

Giulio Regeni, rinvio a giudizio per 4 agenti dei servizi egiziani



Da Wired.it :

Il giudice per l’udienza preliminare ha deciso per il rinvio a giudizio del generale Sabir Tariq e altri tre militari per la morte del ricercatore friuliano

(Foto: Stefano Montesi/Getty Images)

Sono stati rinviati a giudizio i quattro agenti dei servizi segreti egiziani, accusati di aver sequestrato, torturato e ucciso Giulio Regeni al Cairo nel 2016. Gli imputati sono il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Dopo anni di depistaggi e rallentamenti delle indagini, compreso il rinvio dell’udienza dallo scorso 29 aprile a oggi per l’assenza degli imputati, il giudice per l’udienza preliminare (gup) di Roma Pierluigi Balestrieri ha respinto l’ennesima richiesta dei difensori di rinviare il processo per l’assenza dei quattro militari. Balestrieri ha sostenuto che non potevano non sapere di essere coinvolti nell’indagine.

Come riferisce l’Ansa, per il giudice si è trattato di una volontaria sottrazione dal processo”, la cui “copertura mediatica capillare e straordinaria” lo ha reso “un fatto notorio”. Inoltre, continua l’Ansa, secondo il pubblico ministero Sergio Colaiacco, i quattro imputati sono stati più di una volta ascoltati dalla magistratura egiziana a seguito delle richieste di quella italiana. Pertanto, l’udienza è continuata ed è stato deciso il rinvio a giudizio per i quattro imputati.

Le indagini sono state depistate dalla difesa di uno degli agenti sotto accusa – Ibrahim Abdelal Sharif – che ha più volte sostenuto le motivazioni passionali dell’omicidio, legandole a presunti rapporti tra Regeni e una ragazza egiziana, e di recente la figura di Giulio Regeni è stata infangata da un video prodotto e diffuso online da fonti egiziane per mettere in cattiva luce il ricercatore friulano ucciso nel 2016. Le indagini sono state anche rallentate dall’impossibilità di individuare il domicilio degli imputati, a causa della mancata cooperazione internazionale dell’Egitto.

Le autorità egiziane non hanno fornito gli indirizzi dei quattro indagati, in un braccio di ferro con le autorità giudiziarie romane che ha rallentato l’iter investigativo. Per il nostro sistema giudiziario è necessaria la certezza dell’avvenuta notifica degli atti alle persone interessate perché il procedimento vada avanti. All’udienza preliminare il giudice ha però fatto valere l’articolo 420 bis del codice penale, secondo cui il processo può avvenire quando risulti con certezza che l’imputato “si è volontariamente sottratto alla conoscenza del procedimento o di atti del medesimo”.

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[Fonte Wired.it]