Seleziona una pagina
giovedì, Nov 19

Gli arresti in Calabria ci ricordano cos’è Forza Italia e chi è Berlusconi



Da Wired.it :

Il governo vuole aprire al Cavaliere, ma il suo status di “impresentabile” è ribadito dalle cronache: Domenico Tallini, presidente FI del consiglio regionale, ai domiciliari per associazione mafiosa e voto di scambio. Solo un anno fa stessa sorte per Giancarlo Pittelli, ex parlamentare FI

Mentre il governo dialoga con Forza Italia, Forza Italia ha lanciato un segnale al governo, per ricordargli con chi stanno parlando. Il presidente forzista del Consiglio regionale calabrese, Domenico Tallini, è stato arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso. Assieme a lui sono state arrestate altre 19 persone, facenti parte di un grande sistema di ‘ndrangheta di riciclaggio di denaro sporco tramite società farmaceutiche fittizie.

Nelle ultime ore si sono intensificati i corteggiamenti tra il premier Giuseppe Conte, il Partito democratico e Silvio Berlusconi, perché si collabori in questa difficile fase del paese al di là degli schieramenti politici. Il Cavaliere si è detto disponibile a dare una mano sul tema della legge di bilancio, un’apertura che è piaciuta molto all’esecutivo, diviso tra la voglia di spalmare il più possibile le responsabilità su qualunque legge verrà approvata, e il desiderio di aprire delle crepe nel blocco di centrodestra composto da Berlusconi, Salvini e Meloni. Anche il Movimento cinque atelle sembra aver digerito l’idea di un dialogo con il nemico di sempre, sottolineando al contempo che “Berlusconi al governo con noi non esiste“.

ITALY-EU-VOTE

Insomma, ci apprestiamo a rivedere l’immortale leader di Forza Italia tornare a toccare con mano i banchi di governo, per ora senza la possibilità di avere una poltrona su cui sedersi. E proprio mentre ci si prepara all’ennesima resurrezione politica del Cavaliere, “persona che serve al paese” per dirla alla Giorgio Gori, in Calabria si consuma una vicenda che sembra quasi fatta apposta a livello di tempismo, un campanello all’esecutivo per ricordargli chi è il partito con cui si stanno mettendo in affari. L’arresto per mafia del presidente forzista del Consiglio regionale calabrese, Domenico Tallini, non è roba di poco conto, non si sta parlando di qualche esponente politico microlocale su cui la direzione nazionale del partito può poco o nulla.

Tallini per la sua carica è invece una figura di spicco in Forza Italia, un partito che storicamente ha fatto delle grane giudiziarie e degli affari con la criminalità organizzata un must ma che per qualche strano motivo finisce sempre per essere condonato dal centro-sinistra italiano, che schizofrenicamente passa dal considerarlo male assoluto a stampella necessaria. Ricordiamo che solo l’anno scorso, in Calabria, nell’ambito di un’indagine della procura di Catanzaro, con l’accusa di essere legate a un clan della ‘ndrangheta, erano state arrestate 334 persone, tra cui Giancarlo Pittelli, ex deputato in ben due legislature: dal 2001 al 2006 prima e poi nuovamente dal 2008 al 2013, nelle file di Forza Italia e del Popolo delle Libertà. Tra il 2006 e il 2008 ha invece ricoperto la posizione di senatore. Poi il passaggio recente a Fratelli .

Forza Italia non perde mai occasione di ergersi a rappresentante di una politica vecchia e che si spera ogni volta sia stata superata. Quella fatta di corruzione e connivenza, un modello di cui il suo leader Silvio Berlusconi è perfetta sintesi se si guarda al suo curriculum, dove i paragrafi più polposi sono quelli che riguardano i processi e le leggi ad personam per sfuggire a questi stessi processi. Negli ultimi decenni, più o meno ogni volta che è scoppiato uno scandalo di palazzo in si è potuto stare sicuri che un qualche esponente di Forza Italia fosse coinvolto, come dimostra d’altro canto l’ultima inchiesta calabrese. Solo nell’ultimo anno il partito ha visto finire in carcere suoi uomini in Lombardia, in Calabria, in Campania e in Piemonte. Eppure, anche questo fine 2020 spiana la strada a una presenza forzista nel governo, per ora solo come collaboratore esterno. 

Forza Italia non è più il grande partito di un tempo, che volenti o nolenti non poteva non essere preso in considerazione vista la forza di cui godeva. Di fronte alla mille grane giudiziarie che riguardavano i suoi esponenti al suo farsi promotore della malapolitica si poteva poco, perchè l’ultima parola sta ai cittadini e i cittadini sembravano apprezzare. Oggi però Forza Italia è un partito da una manciata di punti percentuali, roba che quasi si possono contare sulle dite di una mano. L’impero politico del Cavaliere è venuto meno, il fatto che egli continui a dedicarsi alla politica è più per una questione di testardaggine personale che non per una reale richiesta della popolazione. Il berlusconismo è il suo modello obsoleto di politica è in declino da un pezzo, eppure il tramonto definitivo non riesce a compiersi perché nei corridoi delle istituzioni politiche italiane, da una parte e dall’altra degli schieramenti, il Cavaliere continua a esercitare la sua aurea, come se tutto fosse rimasto congelato a un decennio fa. Mentre Forza Italia perde anno dopo anno la sua forza popolare, nelle inchieste giudiziarie continua a svolgere un ruolo da protagonista, quanto basterebbe per dare una spinta decisiva alla sua rottamazione definitiva.

Invece il partito continua ad avere un peso decisivo nella testa di esecutivo e opposizioni, così convinti che Berlusconi conti ancora qualcosa da farlo effettivamente contare qualcosa, nonostante la realtà dei fatti ci dica tutt’altro.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]