Può suonare strano, ma gli escrementi dei pinguini potrebbero contribuire a mitigare gli effetti dell’aumento delle temperature in Antartide. Come? Secondo i risultati di uno studio pubblicato su Communications Earth & Environment, l’ammoniaca rilasciata dal guano dei pinguini favorirebbe la formazione di nuvole reagendo con i gas contenenti zolfo presenti in atmosfera, e facendo così aumentare la concentrazione di particelle su cui il vapore acqueo può condensare.
Come si formano le nuvole
Nelle regioni continentali, spiegano gli autori e le autrici dello studio, la vegetazione così come le attività antropiche rilasciano composti organici volatili che, reagendo con altre molecole presenti in atmosfera, formano le particelle che fanno da nuclei di condensazione per il vapore acqueo. Ed è proprio questo processo che porta alla formazione delle nuvole. Queste ultime influenzano il clima terrestre, per esempio schermando parte dei raggi solari.
In Antartide, in assenza di vegetazione e polveri sottili, questo processo viene invece innescato dal dimetilsolfuro (Dms) rilasciato dal fitoplancton (o, meglio, dall’acido solforico che a sua volta deriva dal Dms). Ora, secondo i risultati di studi precedenti, l’ammoniaca sembrerebbe stabilizzare i cluster di acido solforico e favorire il processo di formazione degli aerosol che sono all’origine delle nuvole.
Come contribuiscono gli escrementi dei pinguini
Gli uccelli marini, e in particolare il loro sterco, sono una nota fonte di ammoniaca. Per capire esattamente l’impatto che gli escrementi dei pinguini possono avere sulla formazione delle nuvole in Antartide, il gruppo di ricerca ha misurato la concentrazione di ammoniaca nell’aria nei pressi della stazione Marambio, in Antartide, tra il 10 gennaio e il 20 marzo 2023.
Nei momenti in cui il vento soffiava dalla direzione di una colonia di 60 mila pinguini di Adelia (Pygoscelis adeliae), situata a circa 8 chilometri di distanza, la concentrazione di ammoniaca sarebbe aumentata fino a 13,5 parti per miliardo, superando di oltre mille volte il valore di riferimento. Fatto interessante, la concentrazione di questo gas sarebbe rimasta elevata (più di 100 volte maggiore rispetto al valore di base) anche diverse settimane dopo la migrazione della colonia.
Per verificare che ci fosse effettivamente un collegamento fra la concentrazione di ammoniaca nell’aria e la formazione di particelle su cui il vapore acqueo può condensare, i ricercatori hanno esaminato anche altri parametri atmosferici e hanno osservato che, quando il vento soffiava dalla direzione della colonia, il numero e la dimensione delle particelle aumentava drasticamente. A ulteriore conferma della loro ipotesi, circa tre ore dopo il cambio di direzione del vento gli autori dello studio avrebbero osservato la formazione di una nebbia che secondo loro potrebbe essere dovuta proprio a questo aumento nella concentrazione delle particelle.
“Questo dimostra un’importante connessione tra l’ecosistema e i processi atmosferici che influenzano il clima antartico – si legge nello studio –, un aspetto cruciale dato l’attuale tasso di cambiamenti ambientali nella regione”.