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Gli Stati Uniti possono davvero diventare una tecno-ditattura?

da | Giu 29, 2025 | Tecnologia


Qualcosa di simile alla gestione autoritaria del Doge da parte di Elon Musk, come Mimura dichiarava su The New Yorker a inizio anno. La storica spiega che la Silicon Valley si basa sull’idea che i suoi fondatori e ingegneri sappiano fare meglio di chiunque altro e quindi devono essere in grado di governare meglio dei politici e degli impiegati federali. Queste visioni di una società tecnologizzata rappresentano una rottura rispetto al populismo del Maga che ha guidato la prima amministrazione Trump. Ma le tesi di Marc Andreessen, la simpatia esplicita verso i movimenti autoritari del ventennio di Peter Thiel, il braccio teso equivoco e i finanziamenti di Elon Musk all’Afd sono segnali di una sintonia ideologica con spinte autoritarie di destra.

L’ex alter ego pop di Iron Man è un grande appassionato di Nietzsche e vede “la tecnologia come un mezzo per raggiungere questo stadio di super uomo tecnologico”, come spiegano i ricercatori di Itstime. Lo Übermensch che diventa tale grazie ai prodigi dei chip di aziende come Neuralink. Il contorno prosaico della passione trumpiana dei tech-bros sono gli interessi alle commesse statali statunitensi in campo bellico da parte di aziende come Palantir (nome ripreso dalla pietra veggente de Il Signore degli Anelli, libro preso a icona dalla destra mondiale). O delle Anduril Industries di un altro dei tech-bros (padre degli Oculus), Palmer Lucky.

D’altro canto, afferma Mimura, “mentre la destra Maga vuole ripristinare le cose com’erano (o come immaginano che fossero), la destra tecnologica vuole, per dirla con Mark Zuckerberg, rompere le cose”. Mentre il collante Maga è una spinta nazionalista, la cultura dei tech-bros è globalizzata e multilateralista: in quest’ultimo caso anche per convenienza dati i vincoli commerciali, ad esempio, con la Cina. Ma in realtà, spiegano i ricercatori di Itstime, esiste un padre comune che unisce gli ideali conservatori estremisti alla cultura tecnologica della Silicon Valley: George Gilder.

George Gilder: le origini del tecno-fascismo a stelle e strisce

Secondo Nick Tredennickm, uno degli esponenti più rilevanti della Silicon Valley, “per decenni George Gilder è stato l’oracolo indiscusso del futuro della tecnologia. Fondamentalista cattolico e apprezzatissimo da Peter Thiel, George Gilder è stato un repubblicano che soprattutto attraverso il suo bestseller Wealth and Poverty ha ispirato tante idee di politica economica della presidenza di Ronald Reagan. Gilder credeva che la dissoluzione della famiglia composta da uomo e donna, e in particolare l’emancipazione professionale di quest’ultima, fosse alla base del decadimento morale e quindi economico degli Stati Uniti.

Spiegano i ricercatori che è Gilder ad aver “ispirato i tech-bros trumpiani ad osteggiare una cultura femminista“. Un pregiudizio davvero lontano dall’icona stereotipata di genio e sregolatezza in salsa hippie incarnata da personaggi come Steve Jobs o il primo Mark Zuckerberg. “Il culto del politicamente corretto è già criticato nella Silicon Valley a partire dagli anni Settanta così come la sua ‘pussification’. Ciò che vediamo è il risultato nel lungo termine di idee che si sono sviluppate per mezzo secolo”. Negli anni Novanta gli startupper diventano delle specie di star e il fulcro è che la tecnologia permette alla società di fare un balzo in avanti. Da questo concetto negli anni si sviluppa un’idea e trova sinergie: “Ad esempio – seguono Bolpagni e Lucini – Andreessen vuole meno restrizioni legislative possibili per garantire lo sviluppo tecnologico. Un’idea comune alla visione liberista dei conservatori americani. Di conseguenza, con queste idee incarnate da Trump, un esponente della Silicon Valley può avvicinarsi anche a chi lo vota sebbene quasi agli antipodi: come i supporter del Maga”.

Un nemico comune: l’Unione europea

Vicini per necessità, Maga e tech-bros trovano una sintesi politica in Donald Trump. “Bisogna scindere i personaggi: ci sono Andreessen, Thiel e Bannon che con le dovute differenze si avvicinano ideologicamente e per interessi diversi alla presidenza attuale. Poi c’è Musk che si avvicina a Trump soprattutto per motivi strumentali, e nelle destre vede la comunione con le sue idee accelerazioniste della tecnologia. Movimenti come Maga non si fanno problemi ad avere leader di questo tipo, cioè tecno-miliardari, anche se alcuni tra questi ultimi come Andreessen disprezzano la classe media che definiscono un errore storico”, seguono i ricercatori. In ogni caso, sia Maga che tech-bros condividono una comune antitesi: l’Unione europea.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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