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venerdì, Ago 23

Globetech e la trascrizione dei comandi vocali di Siri


C’è anche Apple tra le realtà pizzicate a condurre una revisione dei comandi vocali impartiti dagli utenti al suo assistente virtuale facendo affidamento a collaboratori esterni. Il gruppo di Cupertino ha annunciato nelle scorse settimane l’interruzione del programma il cui obiettivo era il miglioramento degli algoritmi che gestiscono Siri, ma questo che ripercussioni ha sulle realtà di terze parti coinvolte?

Globetech e le trascrizioni di Siri

Ne ha parlato Globetech, azienda irlandese con sede nella città di Cork che improvvisamente si è vista sollevata dall’incarico. Intervenuta sulle pagine del sito Irish Examiner, ha reso noti alcuni dettagli inediti come quello che riguarda l’associazione a ogni trascrizione di attributi per specificare se l’IA è stata attivata volontariamente o meno dall’utente e se è stata in grado di soddisfarne le richieste. La società ha inoltre confermato che la rescissione del contratto ha provocato di conseguenza la perdita dell’impiego per molti dei suoi collaboratori. Questa la posizione di Apple in merito.

Stiamo lavorando a stretto contatto con i nostri partner, mentre rivediamo le procedure, in modo da assicurarci che possa essere fatto il meglio per i nostri fornitori così come per i loro collaboratori in tutto il mondo.

Il report risulta interessante anche perché fa luce sul volume di registrazioni ascoltate: oltre 1.000 ogni giorno da ognuno dei dipendenti di Globetech. La maggior parte è relativa a comandi vocali impartiti a Siri, ma capita talvolta che l’assistente virtuale venga attivato per sbaglio (a quanto pare per quello di Apple a volte basta il semplice zip di una cerniera) catturando così fino a 30 secondi di audio ambientale. In alcuni casi gli incaricati alle trascrizioni hanno ascoltato conversazioni di natura privata, non destinate all’IA.

Sebbene i file siano stati resi anonimi prima di essere trasmessi alla realtà esterna, permangono legittimi dubbi in merito a quanto la pratica sia conforme a quanto previsto in termini di tutela alla privacy, soprattutto considerando che è stata attuata senza prima chiederne l’esplicito consenso da parte degli utenti. Un problema che non riguarda ad ogni modo solo la mela morsicata, ma anche Google, Amazon e Microsoft.



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