Detto questo, che senso ha oggi un prequel di Gomorra? Risponde Nils Hartmann, vicepresidente esecutivo Sky Studios per l’Italia: «Mai avremmo fatto su un marchio così importante per noi come Gomorra una mera operazione di marketing. Se non ci fosse stata l’idea giusta, se non fosse arrivato l’unico che poteva farla, cioè Marco D’Amore, non saremmo andati avanti». Conferma Riccardo Tozzi, fondatore e CEO di Cattleya: «Ci è sembrata buona l’idea della ri-creazione di una Napoli che non c’è più. La Napoli prima di Napoli, quella degli Anni ‘70, prima del terremoto, un altro mondo. Ovviamente avere Marco alla guida ci ha aiutato moltissimo, perché fa parte del mondo Gomorra come nessun altro sul set. Ma questo sarà un mondo diverso, più morbido, fatto di nostalgia, tenerezza, anche ironia, il che è una novità: nella serie Gomorra, per cinque stagioni e un film, non c’è una sola risata, mentre in questa serie si ride, si piange, ci si commuove».
Perché Marco D’Amore ha deciso di accettare di realizzarla? Dopo L’Immortale l’attore e regista non era propenso a tornare su Gomorra, per «il profondo rispetto verso quello che abbiamo fatto e la responsabilità altissima che sentivo sulle spalle». Era pieno di dubbi e inizialmente non tanto convinto, poi ha riflettuto sul «quoziente di libertà che Gomorra – La Serie non si era mai concesso perché, per il contesto contemporaneo che raccontava e la responsabilità che sentiva rispetto al presente, si era imposta dei dogmi che stavano nella grammatica con cui era girata e nell’assoluta adesione ai fatti che circondavano quella storia. E invece per Gomorra – Le Origini è successo». Come sarà questa nuova serie? «Un profondo racconto del tempo che non è solo mutazione sociale e politica ma anche emotiva». Come sempre, in casa Gomorra, nun sapit che v’aspett.