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giovedì, Ago 29

Google chiude Hire, la piattaforma che sfidava LinkedIn


Google ha annunciato che da settembre 2020 chiuderà il servizio dedicato a semplificare la l’assunzione del personale delle aziende medio-piccole. E intanto continua l’indagine dell’Antitrust europea su Google Jobs per concorrenza sleale

Google
(foto: Getty Images)

Google annuncia la chiusura di un altro servizio dopo le recenti disattivazioni della piattaforma social Google+ e del servizio di posta InBox. Questa volta si tratta dell’app Google Hire, nata nel 2017 con l’intento di sfidare LinkedIn nei sistemi di gestione delle assunzioni e utilizzata prevalentemente da piccole e medie imprese che cercavano un aiuto nella fase di selezione del personale.

“Nonostante il successo ottenuto da Hire, stiamo concentrando le nostre risorse su altri prodotti presenti nel portfolio di Google Cloud”, si legge nelle motivazioni diffuse dal colosso di Mountain View, che non ha però mai diffuso i dati sull’effettivo numero di utenti della piattaforma. Lo stop al servizio non è però imminente, e coloro che sono iscritti potranno continuare a usufruirne fino a settembre 2020, data ufficiale della chiusura dell’app.

Come si legge su TechCrunch, Google Hire era progettato per funzionare insieme agli altri servizi della G Suite (Search, Gmail, Calendar, Docs e gli altri) così da semplificare alle aziende il processo di organizzazione delle candidature, la pianificazione dei colloqui di lavoro e avere un feedback sul personale assunto.

Ma l’annuncio della chiusura di Hire arriva in un momento problematico per i servizi di Google dedicati al mondo del lavoro. A metà agosto, infatti, 23 siti europei che si occupano della gestione di annunci di lavoro hanno inviato alla commissaria europea dell’antitrust, Margrethe Vestager, una lettera per denunciare i comportamenti anti-competitivi di Big G.

Secondo i gestori di questi portali, il servizio Google for Jobs sfrutterebbe in modo illegittimo la posizione dominante dell’azienda nell’ambito delle ricerche per modificare a vantaggio del suo strumento la selezione degli annunci visualizzati. In sostanza, nel mostrare i risultati della ricerca degli utenti, Google privilegerebbe quelli filtrati e selezionati dal suo servizio rispetto a quelli di altre piattaforme specifiche per la ricerca di lavoro.

La commissaria Vestager ha recentemente ribadito che si sta occupando del dossier e che si esprimerà sulla questione nei prossimi mesi, se possibile prima della scadenza del suo mandato il 31 ottobre prossimo. Se venissero riscontrati comportamenti lesivi della concorrenza, il colosso tecnologico potrebbe incorrere in un’altra multa da parte dell’Antitrust Ue, che ha già sanzionato Google per oltre 8 miliardi di euro di multa complessivi in tre diverse occasioni.

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