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venerdì, Ott 11

Google ha eliminato dal suo store un gioco sulle proteste di Hong Kong


BigG ha fatto fuori dal Play Store un gioco che narra le vicende di un manifestante a Hong Kong. La motivazione? Il gioco capitalizza su eventi sensibili realmente in atto

The Revolution of Our Times, il gioco rimosso dal Play Store di Google (screenshot della cache del sito)

Google ha rimosso da Play Store The Revolution of Our Times un gioco che secondo, il rapporto del Wall Street Journal, era legato alle proteste in atto ad Hong Kong. La notizia arriva poco dopo che Apple ha compiuto la stessa manovra con un’applicazione di crowdsourcing, usata dai manifestanti per comunicare gli spostamenti delle forze dell’ordine, e l’applicazione di notizie Quartz.

Il gioco rimosso da Google, trasportava l’utente in un’avventura narrativa con le dinamiche simili a quelle di un libro game, o del film di Netflix Bandersnatch, e aveva come protagonista un manifestante che viveva le proteste in atto nella ex colonia inglese.

Un portavoce di Google ha però spiegato al Wall Street Journal che l’applicazione è stata rimossa poiché violava una regola di Play Store che vieta di “capitalizzare su eventi sensibili, come il tentativo di fare soldi da conflitti in corso gravi o tragedie attraverso un gioco”.

Prima della sua eliminazione dal catalogo del Play Store, il gioco aveva totalizzato oltre 1.000 download. Del gioco è ancora disponibile (nel momento della stesura dell’articolo) una versione cache della pagina di Play Store.

Sebbene il download del gioco fosse gratuito, era presente al suo interno uno shop che permetteva agli utenti di compiere degli acquisti in-app da un costo minimo di 0,99 dollari a un massimo di 14,99 dollari. A differenza delle rimozioni effettuate da Apple nelle stesse circostanze, quella di Google quindi sembra più in linea con il rispetto delle policy di Play Store e meno dettata da una ragione prettamente politica.

Sempre più aziende e realtà vengono coinvolte nelle proteste in atto a Hong Kong ma, a differenza di Nba e Blizzard, Google e Apple hanno il potere di decidere quali applicazioni possono o meno rimanere nei loro store e, eliminando quelle che risultano scomode, non si distanziano molto dal comportamento censore del governo cinese.

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