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mercoledì, Mar 08

Grazie ad ALMA di ESO trovata la possibile origine dell’acqua nel Sistema Solare

da Hardware Upgrade :

La vita, per come la conosciamo, trova nell’acqua un elemento fondamentale per il suo sviluppo e sostentamento e proliferazione. Per questo è così importante la sua rilevazione in sistemi diversi da quello terrestre e perché la sua ricerca in pianeti, lune e altri oggetti celesti è così importante. Interessante però è anche conoscere come l’acqua che si trova all’interno del Sistema Solare è arrivata.

Questo da un lato consente di capire come l’evoluzione ha consentito lo sviluppo di sistemi complessi come quello terrestre e dall’altro trovare sistemi simili lontani da noi che potrebbero quindi aver subito la stessa sorte e quindi potenzialmente aver originato la vita. Per questo le analisi effettuate attraverso ALMA (acronimo di Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), del quale ESO (Osservatorio Europeo Australe) è partner sono molto importanti. Queste le nuove scoperte.

L’origine dell’acqua all’interno del Sistema Solare

In un nuovo studio dal titolo di Deuterium enriched water ties planet forming disks to comets and protostars è stata esaminata la presenza di acqua all’interno del disco protoplanetario che si trova attorno alla protostella V883 Orionis. A parlare è John J. Tobin (del National Radio Astronomy Observatory) che ha dichiarato “oggi possiamo tracciare le origini dell’acqua nel Sistema Solare fino a prima della formazione del Sole”. Secondo i dati le molecole d’acqua che si trovano sulla Terra potrebbero essere anche più antiche del Sole stesso.

Come scritto in realtà non è stata fatta un’analisi diretta dell’acqua che si trova nel Sistema Solare ma di quella del giovane disco di polveri che si trova intorno alla protostella V883 Orionis a 1300 anni luce di distanza dalla Terra. In particolare sono state fatte analisi sulle firme chimiche delle molecole d’acqua di quella zona tracciando poi il percorso tra la nube di formazione stellare e i pianeti.

Per riuscire ad avere una corretta idea dell’origine e del “percorso” delle molecole d’acqua sono state studiate quelle contenenti il deuterio, un isotopo pesante dell’idrogeno (dove un atomo di deuterio ne sostituisce uno di idrogeno all’interno della molecola). La formazione di acqua leggera e pesante avviene in condizione diverse e la percentuale tra le due varianti permette di tracciare la sua origine.

Come si legge nello studio il rapporto tra acqua pesante e acqua leggera di V883 Orionis è similare alle protostelle più giovani, ma non solo. Per esempio questo stesso rapporto è simile a quello presente nelle comete della Nube di Oort o come 67P/Churyumov-Gerasimenko. Gli scienziati sottolineano che questo era quanto ci si attendeva in quanto questo genere di oggetti celesti si è formata nelle zone esterne del disco protoplanetario. Ulteriori analisi hanno anche confermato che acqua o altre molecole (come metanolo) si sono originate in granelli ghiacciati di polvere nella fase pre-stellare.

acqua sole terra

Lo stesso Tobin ha continuato spiegando che “V883 Orionis è l’anello mancante in questo caso [ndr. tra l’acqua presente nei dischi protoplanetari e le comete]. La composizione dell’acqua nel disco è molto simile a quella delle comete nel Sistema Solare. Questa è la conferma dell’idea che l’acqua nei sistemi planetari si sia formata miliardi di anni fa, prima del Sole, nello spazio interstellare, e sia stata ereditata sia dalle comete che dalla Terra, relativamente immutata“.

Margot Leemker (dottoranda dell’Osservatorio di Leida) ha sottolineato le difficoltà per portare a termine questo studio. Infatti l’acqua si trova spesso in forma di ghiaccio e quindi più difficile da rilevare. Invece in forma gassosa è più facile trovarla vicino alla stella dove è presente però anche più polvere e quindi più difficili da rilevare. Le condizioni del disco di V883 Orionis vedono però una temperatura maggiore e molta acqua è presente in forma gassosa e quindi maggiormente rilevabile.

Quanta acqua c’è intorno a V883 Orionis? 1200 volte tutta l’acqua presente all’interno degli oceani della Terra. Chiaramente questa analisi non sarà l’unica di questo tipo. Gli stessi autori si augurano di poter impiegare il nuovo telescopio ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO, in fase di costruzione, per avere ulteriori dati e informazioni.

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