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Guerra in Ucraina, perché le stampanti 3D sono diventate un’arma chiave

da | Mag 25, 2025 | Tecnologia


Dietro di lui la stampante lavora senza sosta – è accesa anche la notte e nei weekend – e sta per prendere forma l’ultima parte di un altro guscio. “Sono stato ispirato da Volnov, il fondatore di DrukArmy”, ci racconta mentre spiega di aver investito i soldi vinti in un premio per l’acquisto della stampante, e di aver chiesto ai superiori di poterla installare qui, così da condividere le spese di elettricità e della plastica. “Finora abbiamo stampato caricatori per mitragliatrici, per rendere più facile ai militari caricare le armi senza usare le mani, ma con un dispositivo speciale. Ora siamo passati a stampare gusci”, racconta. Ci vogliono 12 ore per stamparne uno. “Così qualcuno arriva la mattina e lo mette a stampare, e qualcun altro arriva la sera e lo ritira. In ogni caso, questo implica una forma di cooperazione”, racconta Boghdan. “Quindi alla fine si produce un guscio per bomba al giorno: 30 giorni al mese, 30 gusci di bombe”, racconta. Da qui poi inviano i pacchi ai centri logistici militari, dove i soldati testano i prodotti, migliorano i modelli e li redistribuiscono per renderli ancora più facili da stampare e utilizzare. Tutto seguendo una logica ben strutturata tra fornitori, volontari, e chi ordina questi oggetti.

Il sistema che abbiamo sviluppato è abbastanza unico, perché questa è la prima guerra in cui un soldato normale, stando in trincea, può prendere il suo telefono, fare 3 o 5 click, e il giorno dopo, presso un punto di consegna delle poste, troverà una scatola con il suo ordine di prodotti”, ci racconta il fondatore di DrukArmy. “E questo succede se si ordina qualcosa che è già presente nel catalogo. Ma abbiamo anche molti oggetti che arrivano da diversi paesi”, precisa condividendo con noi una mappa con segnati i paesi dai quali arrivano gli oggetti. La community di Drukarmy ha utenti attivi anche fuori dall’Ucraina, dal Portogallo alla Svezia, fino al Regno Unito e anche in Italia. Precisa come adattano i modelli alle esigenze che arrivano direttamente dal fronte. “Per i droni, però, servono dispositivi particolari, non pezzi di metallo standard. Devono essere più grandi e di tipo leggermente diverso. Quindi i militari ci inviano le misure e noi sviluppiamo un nuovo componente che prima non esisteva. Analizziamo il problema, creiamo il nuovo pezzo, realizziamo il prodotto e poi lo inseriamo nel catalogo”, spiega Volnov.

I principali clienti

Le richieste possono arrivare direttamente dai soldati, il progetto collabora attivamente con l’esercito, sul loro sito sono menzionate le patch di diverse unità – tra cui la 27esima brigata Pechersk e l’unità speciale Kraken – e con la particolarità che “il nostro sistema è stato costruito in modo che un singolo soldato possa fare un ordine senza dover chiedere il permesso al suo comandante”, spiega Volnov elencando una serie di procedure burocratiche che loro provano a snellire più possibile. Tutto viene gestito da una figura intermedia che è quella dei curatori, che gestiscono gli ordini, aggiornano i modelli che tutti da casa possono scaricare per trasformare i file in oggetti. “Abbiamo dei responsabili principali per ciascuna categoria, e ciascuno di loro conosce tutto riguardo alla propria area”, dice Volnov elencando gli oggetti che stampano. Boghdan studia questi cataloghi per aggiornare le prossime attività e coinvolgere i suoi colleghi in ufficio.



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Scritto da Flavio Perrone, consulente informatico e appassionato di tecnologia e lifestyle. Con una carriera che abbraccia più di tre decenni, Flavio offre una prospettiva unica e informata su come la tecnologia può migliorare la nostra vita quotidiana.

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