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lunedì, Gen 03

Harry Potter: Return to Hogwarts è un incantesimo di nostalgia (e un testamento)



Da Wired.it :

ATTENZIONE: c’è qualche spoiler

I fan di Harry Potter hanno avuto il loro regalo di Natale un po’ in ritardo quest’anno, ma che regalo: il 1° gennaio, infatti, su Sky Cinema e Now è arrivata la produzione Hbo Max Return to Hogwarts, attesissima reunion del cast originale delle serie filmica, a vent’anni dall’uscita del primo film, Harry Potter e la pietra filosofale. Per la prima volta (quasi) tutti gli attori della saga si sono ritrovati per commemorare un’esperienza che è stata magica e culturalmente impattante. Per molti di loro – a partire dal trio di protagonisti: Daniel Radcliffe, Emma Watson e Rupert Grint, allora bambini – è stata anche una vera e propria esperienza di vita e di crescita. Vederli qui alle prime armi ricorda come tanti di noi sono cresciuti a loro volta film dopo film.

Come gli incantesimi più riusciti, questa reunion è nostalgia in purezza, che scorre tra ricordi, aneddoti e soprattutto molte lacrime. Gli interpreti di Harry, Hermione e Ron si ritrovano nella sala comune di Grifondoro, lasciandosi andare a un fiume in piena di episodi, esperienze condivise e conclusioni tanto ovvie quanto emozionanti: “Siamo stati una famiglia”. In altri momenti più squisitamente scenografici, altri membri del cast (come Matthew Lewis alias Paciock, Evanna Lynch ovvero Luna Lovegood, i gemelli James e Oliver Phelps/Fred e George) si ritrovano nella sala grande di Hogwarts o nella casa dei Weasley, perfettamente conservate ai Warner Studios poco fuori Londra. I registi dei vari film – Alfonso Cuarón, Mike Newell, David Yates e soprattutto Chris Columbus, fautore dei primi due capitoli e in qualche modo traghettatore fondamentale della storia dai libri allo schermo – raccontano poi la loro visione di ciascun film.

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Queste parti in particolari, e la decisione di scandire il documentario in quattro capitoli, uno per ogni paio di film, danno vagamente la sensazione di un mega contenuto speciale che si potrebbe trovare in un enorme cofanetto dvd. In generale tutta la struttura dello speciale è organizzata come un meccanismo perfetto, con un montaggio millimetrico e una continua e distillata autocelebrazione, che in qualche modo raffredda il pathos complessivo. Ci vuole qualche rivelazione qui e là (come il rapporto speciale tra Watson e il Tom Felton che interpretava Draco Malfoy, o l’ipotesi che la stessa Watson lasciasse la saga prima de L’ordine della fenice per il peso eccessivo della fama) a scaldare l’atmosfera. O l’intervento di attori più navigati, come Helena Bonam Carter, Jason Isaacs e Ralph Fiennes, che mettono tutto il loro carisma nel ricordare parti in cui hanno infuso aspetti fondamentali della loro arte: la crudeltà, il dolore, soprattutto la follia.

Di sicuro gli appassionati della prima ora non possono trattenere le commozione quando, verso la fine, si ricordano i tanti attori che ora non ci sono più (tra tutti l’indimenticato Piton di Alan Rickman, ma anche Richard Harris, Helen McCrory…). E quando più distesamente si riflette sul significato che una saga come Harry Potter ha significato, sia sulla carta che sullo schermo, per milioni di fan in tutto il mondo: tanti piccoli e grandi outsider (“misfits“, come dicono gli attori qui) che finalmente trovavano un mondo magico e accogliente in cui sentirsi a casa. L’impatto culturale di un franchise come questo è sicuramente indubitabile, e Return to Hogwarts riesce perfettamente a trasmettere l’entità di un tale fenomeno, che si riverbera anche sulla vita dei suoi stessi interpreti, completamente stravolta dalla più grande delle magie. Colpiscono soprattutto le parole di un attore come Robbie Coltrane: “Un giorno io non ci sarò più, ma il mio Hagrid continuerà a esserci”.



[Fonte Wired.it]