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Harry, ti presento Sally… dopo 35 anni rimane di fatto la più grande commedia romantica di tutti i tempi. Lo è in quasi ogni classifica stilata, a dispetto di altri grandissimi titoli usciti dopo o altri capolavori del genere a cui il film di Rob Reiner comunque si collegò. Questo in virtù di un’audacia di scrittura, un’evoluzione dei personaggi e una capacità unica di unire in sé fantasia e realismo, romanticismo e risate. L’amore sul grande schermo non sarebbe più stato lo stesso dopo quel 13 luglio 1989, così come il nostro modo di guardare al rapporto tra i sessi, slegato da retorica, paternalismo e inutile idealizzazione.

Un terremoto cinematografico che nessuno vide arrivare

Quando Harry, ti presento Sally… uscì in sala, nessuno poteva immaginare che dopo 35 anni, sarebbe diventato la commedia romantica più importante di sempre, quella definitiva, capace di raccogliere l’eredità di grandi classici del passato come Colazione da Tiffany, Ma papà ti manda sola? e Vacanze Romane e di ridisegnare i confini di ciò che era stato fino a quel momento il racconto di un sentimento. In quegli anni ’80 il genere si era sovente incrociato con il teen movie, con una narrazione pop esagerata, oppure aveva beneficiato della mano di grandi autori come Woody Allen o John Landis, in grado di parlare con leggerezza ed ironia di temi tutt’altro che scontati. Harry, ti presento Sally… però ebbe dalla sua una genesi molto particolare, quasi catartica. Rob Reiner era uno dei registi di punta di quegli anni, era stato capace di distinguersi in titoli come La Storia Fantastica e Stand By Me.

L’idea di concepire un racconto cinematografico dove si parlasse dei differenti punti di vista su sesso, amicizia, sentimenti tra uomini e donne, trovò nella sceneggiatrice Nora Ephron il perfetto partner artistico, una penna che seppe smussare e soprattutto proporre un punto di vista femminile antitetico rispetto a quello di Reiner, a quel tempo reduce da una difficile separazione. Non sbaglia chi oggi, a 35 anni di distanza, considera Harry, ti presento Sally… una confessione, anzi un dialogo, tra i due, al netto di quanto profondo fu l’apporto di Billy Crystal e Meg Ryan. Entrambi furono scelti personalmente da Reiner ed Ephron non solo in funzione di rapporti personali pregressi, ma anche perché non erano ancora molto famosi, quindi non avrebbero intrappolato i loro personaggi e reso più realistico l’insieme.

Forrest Gump

Il 23 giugno 1994 veniva mostrato per la prima volta il film di Robert Zemeckis, ancora oggi tra i più amati di tutti i tempi

Ambientato in una New York affascinante ed intima, Harry, ti presento Sally… stravolgeva diversi topoi della commedia romantica di allora. I due protagonisti, il consulente Harry (Billy Crystal) e la giornalista Sally (Meg Ryan), per cominciare, al contrario di tanti altri film, non si stavano antipatici e non litigavano. Harry e Sally si conoscono a fine anni ’70, a Chicago, hanno appena finito l’Università, la fidanzata di Harry li ha incoraggiati a dividersi le spese per il viaggio verso la Grande Mela. Si conoscono, diventano amici, scatta qualcosa in Harry ma i due si dividono, per poi rivedersi cinque anni dopo per caso in aereo, entrambi fidanzati ma comunque agli opposti per ciò che riguarda il rapporto tra i sessi e la visione della vita. Fin dall’inizio, Harry, ti presento Sally… infatti mette addosso a lui i panni del classico maschio cocciuto, sicuro di tutto, che divide la vita in schemi e concetti adamantini.

L’amicizia uomo-donna? Lui non ci crede. Impossibile, c’è il sesso di mezzo sempre e comunque, l’amore non dura è un costrutto temporaneo, meglio farsi trovare pronti. Sally invece è positiva, solare, non ama questo atteggiamento rigido e crede nell’amicizia tra uomo e donna, non capisce le argomentazioni di Harry. Il film poi fa un altro capogiro, altri cinque anni, stavolta i due sono single quando le loro strade si incrociano. Harry la vive malissimo, Sally serenamente, ma per qualche strano motivo ora è l’amicizia che entrambi cercano. In questo turbinio di sconvolgimenti, tra dialoghi incrociati e quasi sfondamenti della quarta parete, con quell’orgasmo simulato che diventa leggenda cinematografica, nessuno o quasi si accorge in quel 1989 che di fatto Harry, ti presento Sally… sta cambiando la rappresentazione di come uomo e donna intendano un rapporto e il reciproco convivere.

Un film che ha saputo cambiare un intero genere e diventare mito

Harry, ti presento Sally… prendeva molto in prestito dalle sit-com, genere che proprio in quegli anni conosceva una rinascita che avrebbe regalato perle come Friends e Willy, il principe di Bel-Air. Billy Crystal e Meg Ryan ebbero la possibilità di improvvisare, di portare qualcosa di personale nel film, e forse anche per questo Harry, ti presento Sally… ancora oggi appare così incredibilmente moderno. Ha una capacità unica di portare realismo dentro un racconto che comunque, a conti fatti, rimane un film e fiero di esserlo. Lo stesso finale, ancora oggi indicato come uno dei più romantici di sempre, sta a rappresentare la perfetta opera di mediazione che Reiner e Ephron riuscirono ad ottenere, al prezzo di non poca fatica e di continui ripensamenti. L’epilogo in teoria avrebbe addirittura dovuto essere diverso, con i due che infine decidevano di rimanere soltanto amici, qualcosa di assolutamente coerente volendo con la premessa della loro storia, ma così arido che si decise di donarci invece quella dichiarazione finale di Harry.

Sono venuto stasera perché quando ti accorgi che vuoi passare il resto della vita con qualcuno, vuoi che il resto della vita cominci il più presto possibile rimane una dichiarazione d’amore così naturale eppure così universale nella sua capacità di raggiungere ogni spettatore, che pensarne una migliore è oggettivamente impossibile, con buona pace di chiunque da quel 1989 ci abbia provato. Harry, ti presento Sally… rappresenta un racconto distante da ogni cliché anche perché tutta la narrazione si concentra sul loro due, i loro pensieri e le loro emozioni. La loro vita lavorativa, tutto il resto del mondo, sono completamente tagliati fuori, conta semplicemente come si guardano l’un l’altro, come il loro rapporto progredisce e cambia nel corso degli anni. Tale natura ibrida è rappresentata anche dalle narrazioni di vere coppie disseminate all’interno del film, da quel finale in cui i due bisticciano, a volerci ricordare che non c’è nulla di perfetto nei rapporti umani e nelle storie d’amore.

City of Angels

Il 10 aprile 1998 usciva in sala in film con protagonisti Nicolas Cage e Meg Ryan, ad oggi una delle pellicole più incomprese e sottovalutate degli anni ’90

Harry, ti presento Sally… ebbe un successo clamoroso, totalmente inaspettato, trasformò Billy Crystal e Meg Ryan in due star internazionali, soprattutto l’attrice americana sarebbe diventata la fidanzatina per antonomasia per i dieci anni successivi sostanzialmente, non sarebbe mai uscita veramente da questo ruolo con tutti i pro e contro del caso. Ma ancora oggi, vedere quel finto orgasmo alla tavola calda, gli scambi tra Crystal, Ryan, Carrie Fisher e Bruno Kirby, quel turbinio di dialoghi frizzanti, battute, gli scontri verbali e i mille momenti di tenerezza ha un sapore unico. Harry e Sally hanno costituito da allora un archetipo per ogni protagonista o quasi di una commedia romantica, ma più ancora la regia e la struttura narrativa del film, quel modo di parlare dei sentimenti come qualcosa di non così scontato o così lineare. Pellicole come Il Diario di Bridget Jones, Nothing Hill, Come farsi lasciare in 10 giorni, The Break-Up, Clueless, C’è Posta per Te hanno sempre contenuto qualcosa del film di Reiner.

La commedia romantica anche grazie a Harry, ti presento Sally…avrebbe dominato il decennio a venire in modo semplicemente pacifico, almeno fino a metà del primo decennio del 2000. A 35 anni di distanza, questo film rimane la più grande commedia romantica di tutti i tempi proprio perché capace di far coesistere i topoi del genere nel senso più classico, con una declinazione capace di essere distante dal glamour, dalla mitizzazione, dal farci credere che l’amore non sia qualcosa di comunque faticoso, complesso, sovente instabile e che molto spesso sfugge al nostro controllo. Esso è frutto del caso e anche della possibilità di essere entrambi preposti oppure meno, di scelte che spesso non comprendiamo. In quest’era di app di incontri, di questa singletudine che ormai è diventato una vera e propria epidemia e un’incomunicabilità tra i sessi sempre più marcata, Harry, ti presento Sally… andrebbe recuperato da molti.



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