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mercoledì, Ago 07

Hobbs & Shaw, riesce a far sembrare Fast & Furious coerente


Il primo spin-off della serie cerca di imitare i film di 007 non trovando l’equilibrio giusto e abbattendo nuovi fronti di ridicolaggine, ma senza l’umorismo che caratterizza la saga. Al cinema dall’8 agosto

Porta il brand Fast & Furious in tutto e per tutto Hobbs & Shaw, primo spin-off della serie cinematografica, presentato sotto l’ombrello del franchise madre (il titolo completo è Fast & Furious Presents: Hobbs & Shaw) e marchiato a fuoco nella trama, negli esiti e nei valori dalla serie di film nata con Vin Diesel. C’è l’azione troppo grande per avere un senso (non bisogna mai farsi domande, solo voler godere degli eccessi, del ritmo e del carisma), ci sono, specie nel finale, le auto rombanti e c’è la famiglia, unica salvezza possibile in un mondo che sta perdendo i connotati umani e non smette di menare e far esplodere cose.

Al centro però non c’è un protagonista e la sua banda ma due diversi tipi di agenti, uno grosso e uno secco, uno americano e uno inglese, uno in completo, raffinato e discreto, l’altro più campagnolo e ingombrante. La strana coppia già si odia, come sa bene chi ha visto i film della serie, e litigherà come due amanti scontenti per tutto il tempo, non se le daranno mai (è già successo del resto) ma faranno a gara a chi è più maschio alfa per divertire il pubblico. Ovviamente distruggeranno quasi tutto quello che incontreranno ma non riusciranno a raggiungere i livelli di apprezzabile demenzialità action di Fast & Furious (idee assurde come i caveau trascinati in un centro abitato, le auto che saltano di palazzo in palazzo, l’inseguimento con un sottomarino su un ghiacciaio ecc. ). L’intreccio che muove tutto è la salvezza di una donna, di certo non solo motore immobile (impensabile di questi tempi) ma così indipendente da menare non poco anche lei, così sveglia da aver trovato l’unico modo di salvare provvisoriamente il pianeta da un virus letale, così altruista da esserselo iniettato per evitare che finisse nelle mani sbagliate e avere quindi poco tempo prima del sopraggiungere della morte.

Lei è Vanessa Kirby, nella finzione sorella di Shaw (Jason Statham) e dopo poco già interesse sentimentale di Hobbs (Dwayne Johnson) con relativo scorno del fratello. E in un film che più o meno consegna tutto quello che gli si può chiedere (esagerazioni, umorismo, carisma e azione dalla proporzioni asiatiche) sebbene non nelle dosi ottimali e non con la soddisfazione della serie madre, è questa cosa della storiella d’amore davvero la nota più stonata. Capiamo infatti subito, dal montaggio iniziale che mostra alternandole le vite di Hobbs e Shaw come in fondo speculari, che nel loro mondo le uniche donne che esistono sono figlie, madri e sorelle (si intravede una femmina nel letto di Shaw quando si sveglia ma è un microsecondo, non dovete battere le ciglia). Come la gran parte del cinema di immenso incasso contemporaneo anche questo è un film casto e puro, dove il sesso non esiste. Non è come nel cinema degli anni ‘50 in cui il sesso non si vedeva ma esisteva, ed era in qualche modo sempre suggerito, qui proprio non esiste, non se ne parla, non lo si fa, non interessa a nessuno.

Dwayne Johnson e Vanessa Kirby imbastiscono una specie di corteggiamento che è tale più che altro a parole. L’impressione è proprio che se ad un certo punto qualcuno non lo dicesse non ce ne accorgeremmo. Sostanzialmente una storiella che segue standard da quinta elementare: si parla molto di chi piace a chi (in forma di accusa), è pretesto per piccole scaramucce con il fratello di lei e i due non si toccano se non per un soffertissimo bacio (a stampo sia chiaro) che, viene proprio detto, rimane unico. L’impressione è che la presenza di questa specie di linea sentimentale, molto accennata e puerile, sia quasi dovuta, così che il film possa spuntare tutte delle voci dalla lista delle caratteristiche del film di 007 che sta copiando. Del resto ci sono i molti viaggi esotici, c’è la sequenza d’azione introduttiva, c’è l’intrigo internazionale tutto spionaggio e rischi iperbolici, c’è la terribile associazione di cattivi ricca e malvagia, c’è anche una specie di Q che li rifornisce di armi e quindi dovrà esserci almeno una love story perduta.

Ah! E ovviamente non manca il gigantesco complotto tecnologico assurdo, fumettoso nelle implicazioni, esagerato, semplicistico e pieno di facili messaggi contro la deumanizzazione del nostro mondo, a favore dell’autentico e tradizionale. Nessuno lo poteva prevedere ma Hobbs & Shaw fa pensare che i film di Fast & Furious siano decisamente più sensati e la ragione è che sbaglia molto di quel che vuole conquistare (in primis la sagacia dei molti scontri verbali). Di certo riesce a mettere sullo schermo delle contrapposizioni base per uno schieramento facile facile, in cui l’unica complessità è il vecchio amico passato tra i cattivi (un classico del cinema cinese cui Hobbs & Shaw sogna di appartenere) ma lo scontro sostanzialmente è tra i buoni vecchi e cari pugni analogici contro quelli aiutati dalla tecnologia. Ci penserà la familia delle familie ad aiutare i buoni, quella samoana di Hobbs, senza armi moderne (sia chiaro) ma con arnesi tradizionali in legno e auto (che non è chiaro come mai non sono considerate parte della modernità) usate in un scontro contro un elicottero. Tutto logico e cristallino come sempre quindi.

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