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sabato, Ago 03

Hong Kong, un video militare pubblicato in Cina spaventa la città-stato


Un video pubblicato sul sito della guarnigione di Hong Kong mostra un’azione militare in assetto antisommossa, e i gerarchi di Pechino dicono che la violenza di alcuni manifestanti è “assolutamente inammissibile”. Ci aspetta un’altra Tienanmen?

Un frame del video pubblicato dai cinesi

Quanto manca al via libera politico alla repressione stile piazza Tienanmen delle proteste sociali a Hong Kong? La domanda, a  guardare un video minaccioso appena pubblicato in Cina, non sembra affatto campata per aria. Mentre, infatti, a Hong Kong proseguono le proteste, l’Esercito popolare di liberazione della Cina – le forze armate ufficiali di Pechino – ha pubblicato un breve video che mostra filmati di spettacolari esercitazioni anti-sommossa, e il suo vertice ha avvertito che l’uso della violenza è “assolutamente inammissibile”.

Il video, di tre minuti circa, pubblicato sul sito ufficiale della guarnigione di Hong Kong include filmati di truppe in assetto anti-sommossa che sparano con pistole e lanciano razzi fumogeni appoggiati da carri armati leggeri ed elicotteri d’attacco. Un chiaro tentativo di guerra psicologica per intimidire i manifestanti che si mobilitano da quattro mesi, chiedendo di ripudiare il famigerato extradition bill, che consentirebbe di processare nella Cina continentale gli abitanti dell’ex colonia britannica accusati di aver commesso alcuni crimini.

L’esercito cinese finora è rimasto nelle caserme da quando sono iniziate le proteste in aprile, lasciando le forze di polizia di Hong Kong ad affrontare le massicce – e spesso violente – proteste nel centro finanziario asiatico, che hanno visto anche un assalto al parlamento. Mercoledì scorso 44 persone sono state accusate di rivolta, ed è la prima volta che le autorità della città-stato hanno fatto ricorso a un’accusa di questo tipo.

In una sequenza del video dell’esercito cinese, intitolato con un certo understatement “Filmati antisommossa”, truppe di terra avanzano con scudi e manganelli sui manifestanti, sparando in aria con dei fucili. Gas lacrimogeni e cannoni ad acqua colpiscono delle malcapitate comparse che interpretano il ruolo dei manifestanti, mentre degli altri mezzi corazzati distruggono delle barricate improvvisate e delle truppe mettono a terra rotoli di filo spinato, come se si trattasse di una zona di guerra soggetta alla legge marziale.

Tutte le conseguenze sono a tuo rischio e pericolo”, grida un soldato in cantonese, il principale dialetto cinese in uso a Hong Kong, durante il video. Anche una bandiera rossa con le parole “Avvertimento. Smetti di protestare o usiamo la forza” si può scorgere, simile a quella che la polizia di Hong Kong ha usato a lungo durante le proteste. Poi c’è un assalto a una piazza, con truppe che scendono dal’alto di elecotteri attraverso delle funi. Alla fine della clip, diversi manifestanti con le mani ammanettate vengono portati via.

Hong Kong è precipitata nella sua più grande crisi politica dal ritorno dell’ex colonia al dominio cinese nel 1997, con un’ondata di proteste contro il disegno di legge – ora sospeso – che vedrebbe, almeno in teoria e nella forma con cui era giunta in parlamento, anche gli stranieri nella Cina continentale per subire dei processi nei tribunali controllati dal Partito comunista. Le proteste popolari iniziate ad aprile si sono ora trasformate in richieste sempre più ampie, tra cui le dimissioni della governatrice di Hong Kong Carrie Lam, e chiedono una “Hong Kong libera”. Mentre le tensioni continuano ad aumentare, gli scontri tra manifestanti e polizia sono diventati sempre più violenti.

Le autorità cinesi hanno condannato fermamente la violenza e hanno emesso un decreto secondo il quale le autorità di Hong Kong possono richiedere l’assistenza del presidio dell’esercito cinese di stanza nel territorio autonomo, se necessario.

Diplomatici e analisti della sicurezza straniera stanno osservando attentamente la situazione, ma credono che Xi Jinping sia poco propenso al dispiegamento delle forze armate nelle strade di Hong Kong, proprio perché si tratterebbe di una scelta che farebbe tornare alla memoria la tragica rivolta di piazza Tienanmen del 1989.

Il ruolo dei militari a Hong Kong è stato a lungo uno degli elementi più sensibili della riconsegna della metropoli alla Cina. “Riteniamo che la guarnigione di Hong Kong dell’Esercito popolare di liberazione continuerà a essere un pilastro di stabilità per la prosperità a lungo termine della città”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri cinese Hua Chunying durante un briefing a Pechino, quando le è stato chiesto del video.

I capi della polizia di Hong Kong hanno insistito sul fatto che le loro forze sono in grado di mantenere l’ordine, cosi da evitare il temuto ricorso all’esercito. Una mossa che inasprirebbe la vertenza commerciale sui dazi in corso con gli Stati Uniti e metterebbe con ogni probabilità l’Occidente sull’attenti per le questioni legate al rispetto dei diritti umani.

Hong Kong tornò al dominio cinese con una garanzia di libertà – tra cui il diritto di protestare e una magistratura indipendente sullo stile occidentale – che in Cina non sono permesse da almeno 50 anni. Sotto la sua costituzione, la Legge fondamentale di Hong Kong, la difesa e gli affari esteri sono gestiti dai leader del Partitocomunista a Pechino.

E Chen Daoxiang, il comandante della guarnigione di Hong Kong dell’esercito di liberazione popolare, ha detto mercoledì che le violente proteste di Hong Kong sono “assolutamente inammissibili” secondo il quotidiano China Daily. Parlando a un ricevimento per celebrare il 92° anniversario dell’esercito di liberazione popolare, Chen ha affermato che le proteste “stanno mettendo alla prova la valenza del principio un paese, due sistemi”. Tradotto: la convivenza del sistema comunista e di quello liberal-democratico nello stesso paese sta diventando problematica.

Il capo della guarnigione ha aggiunto che l’esercito cinese “salvaguarderà risolutamente” la sovranità e la sicurezza del piccolo paese, nonché la stabilità di Hong Kong. A luglio, la Reuters aveva riferito che Chen aveva assicurato a un funzionario del Pentagono che le truppe cinesi non avrebbero interferito negli affari della città nonostante lo sconvolgimento politico. Ma forse non tutti nel Politburo, l’ufficio politico del Partito comunista cinese, la pensano allo stesso modo.

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