Come detto il modello è sempre Balla coi lupi, del resto anche il suo personaggio è sempre quello che si è attribuito e che ha cercato per tutta la vita: l’uomo duro, di poche parole e solitario, che ha valori di ferro e rispetto per tutti (tranne che per i cattivi), impacciato con le donne ma con un cuore d’oro. È uno dei molti personaggi di questo grande affresco che racconta la colonizzazione del West. Questo primo capitolo inizia proprio con l’arrivo di alcuni coloni in una terra a loro venduta, che tuttavia è territorio di caccia Apache. Saranno massacrati. Tutto nella prima mezz’ora del resto è violenza, questa è l’introduzione. Americani contro americani, indiani contro americani, scorpioni contro americani. La conquista del West, lo sappiamo bene, è la storia di come le terre selvagge sono state domate e plasmate per poterci vivere.
E più si racconta il West come un territorio mortale, inospitale e pieno di insidie, più è enfatizzato quanto sia stato difficile conquistarlo, quanti morti e quanto lavoro è stato necessario (sono tantissime qui le scene in cui i coloni costruiscono, coltivano, viaggiano, riparano…), più insomma si afferma che questo nemico che sono i grandi spazi era terribile, più in realtà si sta magnificando lo spirito americano che alla fine ha trionfato e creato una civiltà là dove c’erano polvere e sterpaglie. Certo ci sarebbe la questione degli indiani…. Il film dà a loro tutte le ragioni, afferma il loro pieno diritto a difendere le proprie terre e giustifica in pieno la loro violenza, ma questa è e rimane una storia di come il west è stato vinto, in cui l’enfasi è tutta sulla parola “vinto”. Del resto se fai un western classico è chiaro che la prospettiva sarà questa: l’epica dell’uomo bianco (e qualche occasionale colono asiatico o afroamericano). Un braccio di ferro è con l’ambiente e un altro, lo attenui o no Costner, inevitabilmente è con gli indiani.