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venerdì, Set 20

Huawei Mate 30 Pro: le prime impressioni (video)


Il nuovo smartphone di Huawei ha specifiche tecniche ai vertici di categoria, nuove funzionalità che migliorano l’uso e il reparto fotografico che non teme confronti

Huawei Mate 30

Il nuovo top di gamma di Huawei non tradisce le aspettative. La serie dedicata agli utenti più esigenti continua ad essere un punto di riferimento per il mercato grazie all’integrazione di numerose innovazioni sviluppate dall’azienda cinese. Anche l’ultimo Mate 30 Prò si distingue infatti per le elevate dotazioni di serie e alcune funzionalità all’avanguardia.

Siamo rimasti in compagnia del nuovo smartphone per poco tempo durante la presentazione ufficiale che si è tenuta a Monaco di Baviera, il giudizio sul prodotto quindi è del tutto parziale e lo confermeremo più avanti, ma le sensazioni sono state piuttosto buone. Come è già successo per i modelli precedenti i punti di forza sono: velocità, comparto fotografico e durata della batteria.

Il prodotto che abbiamo tenuto in mano è alimentato dal potente chipset Kirin 990 5G che grazie alla nuova architettura di sviluppo e al processo costruttivo a 7 nanometri è in grado di ospitare una GPU a 16 Core. Questi elementi assicurano una notevole velocità e, stando alle indicazioni dell’azienda, anche maggiore efficienza energetica. Un rapidissimo test di multitasking ci ha confermato la notevole fluidità del Mate 30 Pro.

Anche il reparto imaging sembra aver fatto un passo in avanti, in modo particolare quello legato ai video. L’ammiraglia di Huawei è infatti ora in grado di catturare clip in movimento “guardando nel buio”. Esattamente come succede con le foto grazie al sensore Super Spectrum del P30, il nuovo sensore dedicato al video del Mate riesce a gestire le condizioni di bassa illuminazione in modo sorprendente. La sensibilità ISO arriva infatti a ben 5120.000, un record per uno smartphone. La stanza quasi buia della conferenza ci è apparsa nella clip di prova quasi illuminata a giorno.

Dal punto di vista del software invece abbiamo particolarmente apprezzato la funzione side-touch che consente di sostituire i tasti laterali per la regolazione del volume con un comando sul display. L’elemento interessante è che in questo modo è possibile spostare il controllo sia a destra sia a sinistra del telefono, favorendo anche gli utenti mancini. Questa stessa modalità è stata utilizzata per posizionare un tasto “virtuale” per scattare le foto, soluzione geniale per ottenere selfie e immagini con una mano sola.

L’impugnatura con una mano sola è un altro must del Mate 30. Nonostante si tratti di uno smartphone dalle dimensioni generose, con 6,53 pollici di diagonale, è facile tenere in mano e soprattutto non scivola via come una saponetta, problema che invece hanno diversi telefoni sul mercato.

Tra le migliorie inserite per la prima volta su questo smartphone meritano una menzione anche i controlli gestuali intelligenti che per esempio consentendo di effettuare la cattura dello schermo semplicemente chiudendo il pugno davanti alla fotocamera frontale. Con l’AI Information Protection invece le notifiche dei messaggi scompaiono se nel campo visivo della fotocamera entrano “occhi indiscreti”. Se il sistema rileva la presenza di un altro volto, i testi dei messaggi in preview vengono oscurati. Molto utile è anche l’auto rotazione del display basata sul tracking degli occhi, cioè senza dover ruotare del tutto lo schermo.

Il design è indubbiamente impreziosito dalle curvature del display oled a 88 gradi che azzera totalmente le cornici laterali. Meno convincente è la presenza del notch, anche se davvero minimal, e la scocca posteriore. In modo particolare il medaglione che ingloba le quattro fotocamere posteriori ci sembra un po’ troppo evidente e sproporzionato rispetto all’armonia del telefono.

Nel complesso, stando alle prime impressioni, ci sembra che Huawei non si sia limitata nella progettazione del Mate 30 Pro, puntando a realizzare un prodotto in grado di soddisfare gli utenti più esigenti. Bisognerà capire meglio però i reali limiti del sistema operativo Android open source, elemento del quale vi daremo conto prossimamente.

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