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venerdì, Gen 31

I 10 biopic musicali da (ri)vedere


Oggi esce Judy. Ma quali sono i film biografici sulle star della musica che, nel bene e nel male, bisogna aver visto? Intanto, Amadeus e Great Balls of Fire! – Vampate di fuoco. Gli altri sono qui

Esce oggi nelle sale Judy, biopic su Judy Garland che ha già fatto vincere a Renée Zellweger il Golden Globe come Miglior attrice in un film drammatico. La pellicola esplora l’ultimo periodo della vita dell’interprete del Mago di Oz tra amori tormentati, drammi famigliari, il costante affetto dei fan e flashback con alcune delle più entusiasmanti performance della sua carriera. Ma la vita della Garland non è l’unica pellicola biografica che vedremo prossimamente: il visionario Buz Luhrman di Moulin Rouge! sta lavorando a un progetto sulla vita di Elvis Presley; mentre Jennifer Hudson darà volto, ma soprattutto voce, ad Aretha Franklin nell’attesissimo Respect. Ma quali sono i 10 migliori film biografici sulle star della musica? Eccoli in rigoroso ordine cronologico.

1. Amadeus (1984)

Nel 1984 si è portato a casa otto premi Oscar (tra cui Miglior film, regia e sceneggiatura) e quattro Golden Globes. Miloš Forman (che i più attenti ricorderanno per il cult Hair) dirige la vita di Mozart raccontata dal punto di vista del suo rivale più invidioso: Antonio Salieri. Un capolavoro con Murray Abraham in stato di grazia. Prima di trasformarsi in una pellicola, Amadeus è stato uno dei più luminosi successi del teatro contemporaneo. La pièce, firmata da Paul Shaffer, che ha sceneggiato anche la trasposizione cinematografica, è ispirata all’opera in versi Mozart e Salieri di Aleksandr Puskin.

2. Bird (1988)

Clint Eastwood racconta la vita di Charlie “Bird” Parker, genio del sassofono, tra i fondatori del bebop. Un biopic doloroso e spietato, fatto di vita notturna, droga e alcol. Una costante è anche la pioggia che si fa metafora delle lacrime e i tormenti (come la morte della figlia) che il protagonista – interpretato da un fantastico Forrest Whitaker – maura dentro di sé. Accadimenti che sfociano in un’esistenza sregolata e una (in)consapevole discesa negli inferi. Un pugno nello stomaco presentato al 41° Festival di Cannes che fece guadagnare al protagonista il premio per la Migliore interpretazione maschile. Eastwood si portò a casa il Golden Globe per la Miglior regia, ma arrivò solo un Oscar per il Miglior sonoro.

3. Great Balls of Fire! – Vampate di fuoco (1989)

Questo film, diretto da Jim McBride, andrebbe rivalutato, se non altro per l’interpretazione di Dennis Quaid, considerato, da molti, “solo” il belloccio di turno. Qui impersona l’immenso Jerry Lee Lewis. Tra le note negative il titolo italiano che, non si capisce per quale motivo, ha dovuto aggiungere il fuorviante Vampate di fuoco. Ambientato nel 1956, la pellicola ripercorre la vita burrascosa di una delle leggende del rock’n’roll. Canzoni travolgenti fanno da cornice al grande scandalo che investì la carriera di Lewis: si scoprì che era convolato a nozze con la cugina 13enne Myra Gale Brown. Per la cronaca, con la Brown il matrimonio è durato 13 anni, Lewis oggi ne ha 84, si è sposato sette volte, ha avuto sei figli. E dopo i fatti raccontati nel film, gliene sono successe così tante (tra scandali e tragedie) che ci sarebbe bisogno di una serie.

4. The Doors (1991)

Oliver Stone racconta Jim Morrison. Il film genera, senza dubbio, qualche perplessità, ma il regista giura che, in realtà, è solo stato incompreso. Fatto sta che fu parecchio criticato dai fan della band e dagli stessi componenti Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore. Al centro della diatriba: le diverse inesattezze riguardo alla vita del carismatico leader della formazione, interpretato da Val Kilmer. L’attore ha anche ricantato alcuni brani dei Doors, presenti nel soundtrack.

5. Tina – What’s Love Got to Do with It (1993)

Non l’hanno amato tutti. Ma almeno per la colonna sonora questo film merita una menzione. Angela Bassett ce la mette tutta per entrare nella parte dell’immensa popstar Tina Turner. O meglio, di Anna Mae Bullock, bambina che cresce con la nonna, dopo l’abbandono della madre. Un’esibizione in un locale di Saint Louis, l’incontro con Ike Turner (suo futuro marito) e la celebrità è a portata di mano. Ma il prezzo del successo è alto: il compagno è violento, la vita felice formato rotocalco non è come appare. Anna Mae, per chiunque ormai solo Tina Turner, molla tutto per una carriera che, se possibile, le regala ancora maggiori soddisfazioni. La pellicola è tratta dall’autobiografia Tina, dove la Turner, in pratica, è in odore di santità e l’ex marito Ike pare un feroce aguzzino. Forse, la verità sta in mezzo. Nonostante la critica si sia divisa, il film ha ottenuto un Golden Globe per l’interpretazione della Bassett.

6. Ray (2004)

Jamie Foxx è Ray Charles. Nel senso che si è talmente calato nella parte, da sembrare il vero pioniere della musica soul. Gli Oscar furono due: Miglior sonoro (a Scott Millan, Greg Orloff, Bob Beemer e Steve Cantamessa) e Migliore attore protagonista a Foxx che si è accaparrato pure un Golden Globe e un BAFTA. Il biopic racconta della malattia che rese Charles non vedente a sette anni, la forza della madre che lo spinse a iniziare una carriera, la tragedia del fratellino annegato, l’inizio degli splendidi consensi nel music business, la lotta contro la segregazione razziale, la dipendenza da eroina. Un ritratto lucido zeppo di canzoni pazzesche.

7. La vie en rose (2007)

Un grande successo che ripercorre l’esistenza di una delle icone della musica francese: Edith PiafMarion Cotillard regala un’interpretazione intensa diventando la Mome in tutto e per tutto, gesti e manie inclusi. Aiutata dal trucco di Didier Lavergne e Jan Archibald (che riceveranno l’Oscar per il loro lavoro), è la Piaf, punto. L’interprete è riuscita, con maestria, a essere credibile e donare al personaggio una dolce malinconia che rasenta la commozione. Ha trionfato sia ai Golden Globes che agli Academy Awards, ça vas sans dire. Biopic da vedere assolutamente, anche per riscoprire il meraviglioso repertorio dell’indimenticabile Edith.

8. Dietro i candelabri (2013)

Istrionico e amatissimo. Il pianista Liberace, negli anni ’50, è una vera star per i suoi show eccentrici e le mise super scenografiche. Steven Soderbergh, però, dipinge un Liberace diverso, quasi “mostruoso”. Se il personaggio è meraviglioso, la persona lo è un (bel) po’ meno. A cominciare dalla love story omosex segreta con l’autista e amante Scott Thorson, interpretato da Matt Damon, che ha poi scritto (con Alex Thorleifson) il memoriale che ha ispirato il film omonimo. Liberace, con il volto del bravissimo Michael Douglas, ne esce come un uomo triste e parecchio egoriferito. Dietro i candelabri è un must, anche per conoscere uno dei grandi artisti della storia americana, citato addirittura da Lady Gaga in Dance in the dark. Nato inizialmente come lungometraggio, il progetto venne poi distribuito come serie tv dalla HBO. E vinse tre Emmy (Miglior miniserie, Miglior attore in una miniserie e Miglior regia per miniserie) e due Golden Globes (Miglior miniserie e Miglior attore in una miniserie).

9. Jersey Boys (2014)

Conoscete i The Four Seasons? Sono i protagonisti di questo bio-musical diretto da Clint Eastwood. Il regista porta sul grande schermo uno dei più luminosi successi di Broadway sulle vicissitudini della band (italo-americana) di maggior successo prima che arrivassero i Beatles. Il risultato non riesce a staccarsi dalle atmosfere scanzonate del musical. E ogni approfondimento su temi più complessi finisce per sembrare superficiale, perché edulcorato da una sceneggiatura “da musical”, appunto. Ideale per passare un paio d’ore senza pensieri.

10. Bohemian Rhapsody (2018)

I primi 15 anni dei Queen, dalla nascita al memorabile Live Aid del 1985. Questa pellicola è un po’ didascalica (forse per i problemi produttivi), nonostante sia ampiamente risollevata dal repertorio di Freddie Mercury & company. Vince quattro Oscar: Mmiglior montaggio, Miglior montaggio sonoro, Miglior sonoro e Miglior attore protagonista a Rami Malek. E pensare che Malek, conosciuto dopo l’exploit del serial Mr. Robot, non è stata esattamente la prima scelta. Inizialmente Mercury avrebbe dovuto avere volto e baffi di Sacha Baron Cohen (che abbandonò, secondo i rumors, dopo aver letto il copione), poi Ben Whishaw (ma anche con lui non se ne fece nulla perché impegnato sul set di Spectre). Pure il lato registico ha avuto belle grane: prima doveva dirigerlo Dexter Fletcher, ma alla fine lo fece Bryan Singer (quello degli X-Men, esattamente). A tre settimane dalle riprese, però, colpo di scena: Singer viene licenziato (dopo aver chiesto alla produzione un po’ di tempo per occuparsi di un genitore malato) e al suo posto richiamano Fletcher. Alla fine di tutto, però, la Fox dirama un comunicato che mette tutti a tacere: l’unico regista accreditato per Bohemian Rhapsody è Bryan Singer. The show must go on

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