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sabato, Ott 31

I 10 migliori baffi del cinema



Da Wired.it :

Quelli sotto il naso di Charlie Chaplin ne Il grande dittatore e quelli folti alla texana di Sam Elliot ne Il grande Lebowski, quelli alla francese di Peter Sellers ne La pantera rosa e quelli fuori moda di Sacha Baron Cohen in Borat (1 e 2). Insomma, dietro un paio di baffi c’è sempre un perché

Il baffo non è mai un caso. Più della barba, più del taglio di capelli, è il dettaglio fuori dal comune che dice qualcosa di fortissimo sul personaggio. Gli attori si fanno crescere i baffi o se li fanno appiccicare dal trucco solo quando serve, per dare una sterzata e una direzione significativa. Per questo ogni baffo è una scelta e una meraviglia.

Il baffo di Borat, ovviamente, torna in Borat: Seguito di film cinema ed è una piccola delizia costruita da Sacha Baron Cohen quando metteva a punto per la prime volte il personaggio. Tutto viene da un vero internet meme e quindi il baffo è copiato dal Borat originale (che si chiama Mahir e ha una gran storia), ma non è questo il punto. Il punto è che quel baffone così ingenuo e fuori moda è un simbolo di virilità esteuropea fantastica. In anni (primi 2000) in cui non c’era nessun tipo di moda che prevedesse dei baffi e di certo non così folti, quel baffone era cruciale nel costruire Borat.

Abbiamo messo insieme i migliori baffi visti al cinema, i più importanti, quelli che cambiano tutto, e sono rimasti memorabili.

10. Bronson – Tom Hardy

Nicolas Winding Refn è sempre un passo avanti e lo è anche in questo film su Charles Bronson, uno dei più famosi carcerati britannici che a un certo punto prese il nome del noto attore. Il regista rappresenta anche i suoi famosi baffi hipster ante-litteram e li usa per dare un tono da paradossale gentiluomo a una figura in realtà violentissima (interpretata da Tom Hardy).

9. Tre scapoli e un bebè – Tom Selleck

Il baffo per antonomasia degli anni ’80? Quello di Tom Selleck in Tre scapoli e un bebè. Non lo sfoggiava per nessuna ragione particolare, andava di moda e basta. Ma nel tempo quella maniera di portarlo, così folto e regolare, è diventato un brand. Il suo è la summa di tutti i baffoni di quel periodo. Finché lo ha portati, la sua fortuna non è veuta meno; quando lo ha tagliati, è finita. Ecco perché se li è fatti ricrescere e ha avuto una nuova carriera.

8. Anchorman – Will Ferrell

Quando Will Ferrell disegna quello che sarà uno dei suoi personaggi più noti (e uno dei suoi film più memorabili), ovvero Ron Burgundi, l’anchorman di un notiziario minore che poi finisce in uno maggiore dell’America anni ’70, lo immagina con questo baffo folto e grande ma non selvaggio come quello dei post-hippy o dei biker. Curato, preciso e vanitoso. Ed è un dettaglio esilarante.

7. Il giustiziere della notte – Charles Bronson

Noi immaginiamo Charles Bronson perennemente con i baffi, proprio perché li ha ne Il giustiziere della notte. In realtà, non li ha sempre portati, ma tale era il binomio tra questo personaggio anziano e desideroso di ordine e questi baffetti secchi e asciutti da essere quasi invisibile: sono quelle accoppiate così perfette e naturali che nemmeno le noti.

6. Divorzio all’italiana – Marcello Mastroianni

In questo personaggio di nobile meridionale, viveur da sigaretta con bocchino e capelli impomatati, pigro corteggiatore di ragazzine, innamorato pronto alla prigione pur di conquistare la sua amata, il baffetto così vanesio e curato sulla faccia di Marcello Mastroianni è tutto e suggerisce un mondo intero. Di certo non appartiene alla categoria dei baffi naturali che non si notano, ma al contrario a quella dei baffi in primo piano.

5. Via col vento – Clark Gable

Ecco il baffetto da sparviero originale. In modi diversi e con tagli differenti, Clark Gable l’ha sempre portato: quando era più giovane  obliquo, cioè partiva da sotto le narici e finiva vicino al labbro. Ma per Via col vento lo normalizza, lo rende orizzontale, perché sarebbe stato troppo fuori dalla moda del tempo in cui è ambientato il film, e nasce il mito.

4. Il grande Lebowski – Sam Elliott

Quel baffo lì, quello folto texano, impossibile da arginare, porta con sé una storia più grande del film stesso, ovvero Il grande Lebowski. Si può dire che il personaggio senza nome (Sam Elliot lo straniero) che introduce il racconto esista solo per portarlo con stile. È il baffo che fa tutto il lavoro, dà un tono alla trama e rassicura lo spettatore con il suo bianco candore, con la sua soffice presenza.

3. La pantera Rosa – Peter Sellers

Peter Sellers era un mago dei travestimenti, un attore che viveva per cambiare faccia, assumere accenti e fare più personaggi in uno stesso film. Clouseau è stata la sua consacrazione e non c’è niente fuori posto nel modo in cui l’ha disegnato. È la parodia dell’ispettore sagace e come tale ha il trench, la lente d’ingrandimento, ma anche dei dettagli ridicoli: in primis quel baffo francese, al contempo serioso e grottesco.

2. Una notte all’opera – Groucho Marx

Una cosa è adottare un taglio di baffi che serve al personaggio, un’altra è azzeccare – grazie allo stesso – un look che si impone nell’immaginario; un’altra ancora è l’identificazione totale con quella peluria sopra la bocca. In Una notte all’opera per Groucho Marx i baffi sono come gli occhiali. Non li portava veramente, erano falsi, posticci, ma fondamentali per caratterizzarlo. E così sono diventati il simbolo di un certo tipo di ironia, di acume, di follia demenziale.

1. Il grande dittatore – Charlie Chaplin

Li aveva Ollio di Stanlio e Ollio, li aveva il vagabondo Charlie Chaplin e li aveva Adolf Hitler. La guerra per l’imposizione nell’immaginario collettivo dei baffetti sotto il naso alla fine l’ha vinta lui, il vagabondo, e l’ha vinta portando Hitler al cinema per sconfiggerlo. Ti ha rubato il look, disse Douglas Fairbanks, un altro noto attore della sua epoca, a Chaplin parlando del Hitler e dandogli lo spunto per questa satira: distruggere l’estetica di un tiranno con la propria da buffone, e quindi renderlo a  sua volta un buffone. Perché quei baffi non siano sintomo di morte, bensì di risate.

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[Fonte Wired.it]