Warning: copy(/var/www/clients/client0/web1/web/wp-content/wflogs//GeoLite2-Country.mmdb): Failed to open stream: Permission denied in /var/www/clients/client0/web1/web/wp-content/plugins/wordfence/lib/wordfenceClass.php on line 2173
I 10 migliori film americani sul razzismo | Blog sulla tecnologia e non solo
Seleziona una pagina
sabato, Giu 06

I 10 migliori film americani sul razzismo



Da Wired.it :

Le proteste del Black Lives Matter confermano che non c’è una sola maniera di guardare e di raccontare il razzismo: ogni epoca ha la sua. Così come ogni regista. Da Robert Mulligan a Spike Lee, da Steve McQueen a Jordan Peele

Dal film “Scappa – Get Out” di Jordan Peele

Il razzismo non è solo un tema caro al cinema americano, gli è indispensabile. In una società in cui lo spettacolo è la chiave di lettura ed interpretazione principale della realtà, i film che mostrano la discriminazione sono quelli che hanno spiegato negli anni all’America la situazione in America. Più delle notizie e dei telegiornali, sono le rielaborazioni di finzione ad aver impostato le coordinate attraverso le quali leggere ciò che accade. Le rivolte, le proteste, i soprusi, le scarse opportunità e i quotidiani rischi che corre la popolazione non bianca sono un racconto che nasce sul grande schermo.

E nasce all’alba della pellicola, per fiorire nel dopoguerra e infine sbocciare definitivamente quando la prima generazione di afroamericani ha avuto accesso alla produzione e ha iniziato a fare film. A ogni fatto di cronaca, a ogni svolta e a ogni momento importante (nel mondo reale) relativo alla conquista di diritti civili o alla loro privazione è corrisposta una storia (nel mondo della finzione) che in un modo o nell’altro l’ha rielaborato, spingendo in avanti quello che è lecito dire e la rabbia che è lecito esprimere.

Non è un mistero che Hollywood, quando si parla dei ruoli più importanti, quelli che contano e gestiscono il flusso economico, è bianca. Ogni altra etnia e ogni altro discorso sulle altre etnie è, per questi uomini bianchi, un’opportunità economica. Quindi, ogni film sul razzismo per essere fatto, deve innanzitutto essere un’operazione commerciale.

10. Il buio oltre la siepe

È il grande classico. Prima un libro importante, famoso e fatto leggere nelle scuole, poi un film altrettanto venerato, con Gregory Peck nei panni di Atticus Finch, l’avvocato che difende un uomo di colore da un’accusa ingiusta per la quale, però, verrà lo stesso condannato da una giuria razzista. È un classico che mette sullo sfondo dei valori americani una famiglia e un padre che deve dimostrare qualcosa ai propri figli, ma non ci riesce. Immancabile, poi, un finale in cui è un bianco (ritardato) a salvare i bambini.

9. Gran Torino

Essendo un film di Clint Eastwood non c’è nessuna concessione alle facili tesi, né alcuna piccola commozione da dare in pasto al pubblico. Il vecchio protagonista (lo stesso Eastwood) entra in contatto con dei ragazzi coreani che svezza senza nessun termine politicamente corretto, senza l’elemosina e senza la carità, ma anzi con una ruvidezza che non ha niente a che fare con il razzismo e tutto a che vedere con un trattamento egalitario da parte di un vecchio burbero. Finale epico, che scopre tutte le carte e mette in chiaro che per stare dalla parte giusta non occorre avere atteggiamenti pietistici.

8. Nascita di una nazione

È indubbiamente un film sul razzismo quello che fonda il cinema americano. David W. Griffith crea quasi tutto quello che serve per fare un bel lavoro, cristallizza la grammatica, cioè l’alternanza di primi piani e totali, le tecniche base del montaggio e della narrazione per immagini. Là dove prima c’erano quasi solo grandi totali di stampo teatrale con l’azione dentro, il regista porta lo specifico del cinema. Purtroppo, era anche un sostenitore del Ku Klux Klan, che qui è visto come il salvatore degli Stati Uniti D’America.

7. La calda notte dell’ispettore Tibbs

Sidney Poitier è stato un punto di svolta per la presenza degli afroamericani nei film. Era il nero che piaceva ai bianchi, perché somigliava a loro (cosa che i più militanti tra gli afroamericani non gli perdonano, così come l’essersi adeguato all’immagine che gli altri volevano per i neri). Tramite lui e il potere da star che aveva maturato sono stati fatti Indovina chi viene a cena e l’ancor più duro La calda notte dell’ispettore Tibbs, storia di un detective nero inviato in provincia a indagare un caso di omicidio, a cui è affiancato un poliziotto anch’egli razzista che si rende conto, però, di come la comunità veda questo afroamericano di impeccabili modi e stimabile professionismo.

6. 12 anni schiavo

Il film che tutti si attendono realizzato (più o meno) nella maniera in cui tutti si aspettano. La storia di un uomo libero e colto, che viene rapito e fatto schiavo contro la sua volontà e così rimane per 12 anni, è vera, e viene da un libro scritto dallo stesso protagonista, ma nella versione di Steve McQueen si arricchisce di toni folli (le reazioni e le vite degli schiavi), arrabbiati (nei soprusi) e incredibilmente rassegnati (nelle relazioni con i bianchi più illuminati).

5. Malcolm X

Una classifica come questa sì può riempire anche solo di film di Spike Lee. Malcolm X, tuttavia, riassume una buona parte della sua filmografia, del suo approccio alla storia dei maltrattamenti sugli afroamericani. Per il regista lo scontro di culture, razze ed etnie è endemico negli Stati Uniti, una lotta che non combattono solo gli stessi afroamericani, ma un po’ tutti. Così Malcolm X, il leader che meno aveva timore della violenza, diventa il simbolo di questo approccio.

4. Zootropolis

Da un film Disney arriva una delle più incredibili e ottimistiche previsioni di convivenza urbana. In Zootropolis le specie animali (antropomorfe) vivono insieme in una grande città. Siccome sono tutti animali diversi hanno esigenze diverse, inclinazioni e culture (i predatori sono poliziotti, per esempio), eppure quella società ha un posto e un quartiere su misura per chiunque. Capita, però, che molti siano etichettati per il loro stereotipo (la protagonista vuole diventare poliziotta ma è un coniglio, il protagonista è una volpe ed è sempre accusato di essere furbo).

3. District 9

Gli alieni sono immigrati. La metafora è semplice e geniale per come viene declinata in un film in cui il protagonista, lentamente, diventa uno degli alieni. Viene contaminato e si trasforma gradualmente finendo a passare quel che passano loro, ghettizzati, trattati come reietti, discriminati. Il fatto che siano mostruosi, poi, aiuta a mettersi nei loro panni, perché al netto delle fattezze hanno occhi dolcissimi.

2. Scappa – Get Out

Il film più intelligente sul razzismo visto negli ultimi anni viene da Jordan Peele. Comincia come una normale storia di amore interrazziale, però poi sfocia nell’horror in modi inconsueti e strani. Il punto non è solo il senso di minaccia dei neri quando sono con i bianchi, ma il desiderio di possesso del corpo black e le nuove forme del razzismo modernissime, post-Obama, in cui gli afroamericani sono desiderabili.

1. Fa’ la cosa giusta

Semplicemente, la storia del cinema sulle razze. Un film ambientato a Brooklyn in cui il quartiere è una polveriera in un giorno d’estate particolarmente caldo. Non solo afroamericani, ma anche ebrei, coreani, bianchi, italiani e quant’altro, costretti a vivere con le proprie differenze e le proprie inconciliabilità. Spike Lee sta con tutti e nessuno, fa fare anche agli afroamericani cose terribili, ma non riesce a condannare mai. Esemplare.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]