Seleziona una pagina
sabato, Mag 09

I 10 migliori film sui leader politici (prima di Becoming di Michelle Obama)



Da Wired.it :

Questi sono i titolo che, secondo noi, hanno segnato l’immaginario esaltando, demolendo o raccontando certe figure politiche e la società intorno a loro

Non c’è niente di più affascinante del vero leader in azione. E per tantissimi anni i capi di Stato, i re e gli imperatori sono stati raccontati nei momenti d’azione, durante una guerra o nella bufera dello scandalo, per sottolinearne l’inettitudine o l’amoralità (più spesso) oppure per raccontare un sistema marcio. Solo da quando ci sono gli Obama, esiste il film dalla parte del leader. I coniugi hanno avuto già un’opera di finzione dedicata alla loro storia d’amore e impegno (Ti amo Presidente) e adesso Michelle Obama ha il suo documentario su Netflix.

Si chiama Becoming e in teoria è la cronaca del tour che la moglie di Barack Obama ha sostenuto in giro per 34 città degli Stati Uniti promuovendo la sua autobiografia dal medesimo titolo. In realtà, è la storia della costruzione di un leader tramite il suo entourage (di cui Michelle fa parte, anche se è sua moglie) e al tempo stesso uno dei primi passi nella costruzione di un nuovo possibile e futuro leader: Michelle stessa. Il documentario di fatto racconta il potere e le scelte di un politico. Certo, non lo fa in maniera critica, ma totalmente dalla sua parte, in questo senso è più propaganda che altro, ma anche quella è parte del racconto.

I migliori film su una figura politica, però, solitamente sono senza pietà e picchiano duro. Storie epiche, insomma. E più la figura politica è lontana nel tempo, più aggiunge significati al racconto; più viene caricata di rappresentatività e di idee, più diventa un catalizzatore di qualcosa di ancora più grande.

10. La caduta

Diventato arcinoto per via della clip usata come meme, è in realtà uno dei film più grandi e complessi che la Germania abbia realizzato su Hitler, in un momento storico in cui aveva deciso di venire a patti con quell’eredità e di affrontarla al cinema in molti modi diversi. Bruno Ganz dà un’umanità incredibile al personaggio rendendolo una specie di pulcino bagnato con gli occhi pieni di determinazione, un burocrate del potere vessato da ogni parte.

9. Il sole

Il leader qui è l’imperatore Hirohito e quest’opera del regista Aleksandr Sokurov è parte di una serie di quattro film che ha realizzato sui colossi politici. L’astrazione è massima. Come sempre in Sokurov, eventi e caratteri dei personaggi sono ben curati per essere, se non veri, almeno probabili, plausibili e radicati in un certo realismo e in quello che sappiamo essere accaduto o essere stato vero. Tuttavia è la patina, l’ambiente e l’aria che si respirano a dire tutt’altro, il racconto di come il potere trasfiguri un essere umano.

8. Morto Stalin, se ne fa un altro

Armando Iannucci (nome italiano, ma in realtà lui è inglesissimo) gira uno dei film definitivi sui gangli del potere. Usando una graphic novel omonima (titolo originale Death of Stalin), racconta il momento in cui il dittatore comunista è morto e i suoi fedelissimi hanno lottato per la successione. Il tono è grottesco e il film è esilarante, ci sono alcuni dei migliori attori americani (tra cui Steve Buscemi) che mettono in scena il dietro le quinte della storia e la violenza mostruosa dei regimi dittatoriali, il potere in pigiama e scartoffie.

7. Lincoln

Quel che sorprende di questo film, e che lo rende estremamente onesto e originale, è il fatto che non racconti il presidente Abraham Lincoln tramite la lente dell’idealismo. L’uomo che si battè per la fine della schiavitù è visto come un politico e non come un sognatore, cioè come una persona di compromesso che lavora di manovre di corridoio, che parla, consulta, sente gli avversari, attira senatori dalla sua parte e compra consensi politici con favori pur di arrivare allo scopo.

6. The Interview

È scemo, è sempliciotto ed è irriverente come lo può essere il disegno di un pisello sulla lavagna. Tuttavia, il film in cui due personaggi, interpretati da Seth Rogen e James Franco, vanno ad incontrare e intervistare il dittatore nordcoreano Kim Jong-un è il primo ad essere davvero corrosivo rispetto a quella figura (e ne ha pagato lo scotto). C’è un quoziente di presa in giro liberatoria e un ritratto di un potente prima stranamente affabile poi completamente ridicolo.

5. Malcolm X

Uno dei più grandi scandali della storia recente di Hollywood è il fatto che a Denzel Washington non sia stato dato un Oscar per Malcolm X (quell’anno lo vinse Al Pacino con il ruolo – ben più convenzionale – in Profumo di donna): Spike Lee in primis e la comunità afroamericana non l’hanno mai superato. E a ben donde, perché all’epoca un ritratto simile, così comprensivo, vicino e capace di portare nell’epoca moderna il contesto nel quale certe idee erano state sviluppate, non era semplice. Malcolm X non è mai stato un politico nel senso stretto, non sedeva in senato, ma è stato un leader di una lotta che aveva tutto di politico.

4. The Queen

Peter Morgan è in assoluto uno dei più grandi sceneggiatori del Regno Unito e ha dedicato buona parte della sua carriera al racconto politico dei propri tempi, con particolare enfasi sulla regina Elisabetta II. Prima The Queen e dopo la serie The Crown, che del film sembra l’approfondimento. Eppure, in quel primo tentativo con il grandissimo Stephen Frears a dirigere e Helen Mirren nei panni della regina alle prese con la morte di Lady Diana, c’è tutto il punto di un essere umano che è costretto a rinunciare alla propria umanità e trasfigurarsi nel proprio ruolo con una dedizione e un senso del dovere che solo questo film riesce a raccontare.

3. L’ultimo imperatore

Il trionfo del cinema commerciale italiano che sposa quello americano per raccontare un altro paese ancora, la Cina durante il passaggio al regime comunista. Sono rimaste famosissime le sequenze dell’imperatore bambino, perché con una forza visiva mostruosa descrivono solo con le immagini la devozione e il potere, il senso di assoluto incarnato da un essere umano a prescindere da età, carisma e azioni, per il solo fatto di essere quella persona.

2. Tutti gli uomini del presidente

Il film più critico di sempre, pieno di complotti, paura e senso di minaccia da parte dello Stato verso i singoli cittadini che fanno il proprio dovere. Punta massima del cinema della fobia anni ’70, racconta i due giornalisti che svelarono lo scandalo Watergate e lo fa con la retorica degli spy movie ma anche con veri documenti e basi toste. Rimasto memorabile per la forza e l’indignazione pazzesche con cui mostra il marcio che c’è dietro il potere, in controluce è anche la storia di Nixon.

1. Il divo

In Italia non siamo capaci di fare un racconto realistico del potere. Non ci appartiene, i nostri film migliori sulla politica sono di fantasia, esagerati oppure grotteschi. Proprio tramite il grottesco, Paolo Sorrentino mette in scena Giulio Andreotti e, nel metterlo in scena, rappresenta tutta una tipologia e una tradizione di potere austero e scuro che si muove nell’ombra e pare immobile ma gestisce, influenza ed è temuto. La cosa più difficile del mondo è rendere un personaggio fermo, poco carismatico, un po’ ridicolo figura complessa e, per estensione, sistema che ha governato per decenni e condizionato la società.

Potrebbe interessarti anche





[Fonte Wired.it]