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sabato, Mag 30

I 10 migliori film sulla movida



Da Wired.it :

In questi giorni in cui è considerata la minaccia al tentativo di soffocare il riemergere di focolai d’infezione e di contagio, raccontiamo la vita notturna attraverso i film che l’hanno messa in scena al meglio. Tra feste, movimenti giovanili, esagerazioni e il desiderio di essere vivi

John Travolta ne “La febbre del sabato sera” di John Badham (1977)

C’è nella movida notturna la stessa densità di storie da cogliere che c’è nel cinema, la stessa voglia di desiderio e di piacere, la stessa allucinazione della droga e dell’alcol. È una tentazione irresistibile quella di raccontare il caos della vita notturna, dei locali, dei personaggi e della follia. La quantità di film in cui sono presenti discoteche, incontri per strada, raduni e concerti non si conta, ma relativamente pochi fanno della vita notturna l’oggetto del racconto.

In questi giorni, in cui il termine movida viene utilizzato per identificare qualsiasi forma di svago e aggregazione in strada o nei locali, ben lontano dall’idea di trasgressione e libertà con cui è nato (a Madrid, alla fine della dittatura franchista) e di certo svincolato dal movimento culturale cui si accompagnava, e in cui viene visto come una minaccia al tentativo di soffocare il riemergere di focolai d’infezione e di contagio, raccontiamo i film che la vita notturna l’hanno messa in scena al meglio. E la meraviglia è che quel che è condannato oggi, in fondo e per altre ragioni era condannato anche ieri. Fare vita notturna a suo modo e in sé è sempre un gesto trasgressivo.

I 10 migliori film che hanno raccontato questo tipo di voglia di vivere hanno proprio la forza di riuscire a comunicare l’intenso desiderio vitale che c’è dietro.

10. Magic Mike

È la vita notturna vista dall’altro lato, da quello di un gruppo di spogliarellisti. Per loro non è divertimento, ma lavoro, una situazione piena di problemi, decisioni da prendere, aspirazioni e allenamento. Però, molto del film è anche la cronaca di quali sono i meccanismi tramite i quali la vita notturna può funzionare. Che cosa chiedono gli avventori, che cosa promettono i locali e che cosa fanno effettivamente i lavoratori della notte.

9. Go – Una notte da dimenticare

In teoria è una commedia, nella pratica è un lungo viaggio pieno di volti noti degli anni ’90 all’interno della club culture che aveva raggiunto, in quel periodo, uno dei picchi storici. Il film è il secondo di Doug Liman dopo Swingers e non contiene troppe scene di vero clubbing (più che altro all’inizio), ma lo spirito e la presa in giro dello spirito stesso è esattamente quello.

8. Boogie Nights – L’altra Hollywood

Dovrebbe essere la storia dell’industria porno negli anni ’70 tramite gli occhi di un attore che inizia. In realtà, è una storia di feste e festini a Los Angeles, di come esistesse un movimento più grande di quel che accadeva sul set e che coinvolgeva tutte le parti in causa.

7. Spring Breakers – Una vacanza da sballo

Harmony Korine ha girato forse il film definitivo sulla mediatizzazione del divertimento, l’ossessione di ricrearlo in televisione e al cinema, con uno sfrenato desiderio di corpi e soddisfazione, una tensione senza senso verso la vacanza memorabile nell’unica grande vacanza istituzionalizzata per i ragazzi americani. Finirà nel crimine, con la stessa gioia e passione con cui vengono montate le trasmissioni MTV dal mare.

6. The Last Days of Disco

Alla fine degli anni ’90 questo film racconta di due ragazze degli ’80 tra lavoro, carriera, amori e lo spirito del proprio tempo, ma lo fa passando tanto dagli uffici quanto dalle notti nelle discoteche, quando per un certo segmento sociale erano un luogo importante come il posto di lavoro.

5. Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio

Almodovar è stato la movida. Nel cinema come nella musica è stato uno degli esponenti più noti e rivoluzionari di quel movimento culturale, ma anche uno degli animatori più vivaci delle nottate. Pepi, Luci, Bom e le altre ragazze del mucchio è il suo primo film dopo molti corti (girato in 16mm e gonfiato a 35 per poter essere proiettato in sala) e racconta proprio quel mondo. Certo, è lontanissimo dalla perfezione dei suoi lavori più noti, è grezzo e sboccato, camp e pieno di eccessi. Insomma, è ignorante dal punto di vista cinematografico ma vitalissimo, pieno di finti spot pubblicitari, scurrilità, linguaggio esplicito e nessuna censura.

4. Project X – Una festa che spacca

Nonostante si presenti come una commedia al pari di tante altre, storia di ragazzi che in assenza dei loro genitori organizzano una festa clandestina in casa, Project X possiede una componente di esagerazione che non solo amplia lo spettro (il party diventa così noto e così famosao da attrarre un quantitativo di persone fuori da ogni controllo), ma lo muta. Questa massa di adolescenti che si agita senza ragione e senza una vera causa (tutto è frutto di una serie di equivoci) finisce per dare fuoco a un quartiere, attirare la polizia e scatenare una specie di protesta sempre senza una vera ragione. È il desiderio di ribellione fine a se stesso di una generazione che non ha ideali, ma la medesima rabbia delle precedenti.

3. 24 Hour Party People

La storia della factory records raccontata con la finzione invece che con il documentario. Un resoconto personale fatto da Tony Wilson (interpretato da Steve Coogan) – parlando in camera – che attraversa la nascita e la fine di band come i Joy Division, i New Order e gli Happy Mondays, che è anche la perfetta cronaca di come sia nata la club culture degli anni ’90, in particolare la Madchester che era tutta una parte di musica che si è nutrita di vita notturna.

2. La febbre del sabato sera

Uno dei primi veri film sul ribellismo giovanile a schivare la politica e prendere la via sociale e personale. Vicende di ragazzi sullo sfondo di una night life che schiaccia quella diurna. Tony Manero non è nulla di giorno, fa il garzone, mangia a casa con mamma e papà, poi esce. Ma nelle discoteche è Dio, è famoso, è conosciuto, amato e bramato. Il film fece epoca per mille aspetti diversi, ma soprattutto perché era un ritratto senza sconti, in cui il piacere si accoppiava alla tragedia.

1. La dolce vita

A oggi rimane ancora il miglior resoconto di che cosa significhi raccontare la vita notturna e lo spirito che la pervade. Via Veneto degli anni ’60 (ricostruita in studio da Federico Fellini) era il teatro di serate di personaggi noti o solo benestanti italiani come internazionali, ma dietro pulsava qualcos’altro. In questo capolavoro del 1963 ci sono i medesimi istinti dei film 68ini, senza la gioventù e senza il ribellismo, solo con un desiderio di vivere dato dal benessere galoppante, che strideva in maniera geniale con il contesto in cui si svolgeva (la Roma del centro, delle ville, del Vaticano e della bellezza eterna).

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[Fonte Wired.it]