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giovedì, Ago 15

I 10 migliori horror italiani


I più grandi maestri, i film più influenti, gli esperimenti più audaci, le follie di successo: da Suspiria al terribile Cannibal Holocaust, qualche titolo da tenere a mente

L’horror italiano non è semplicemente un film di paura girato in Italia: è un genere a sé, è la maniera con la quale il cinema italiano ha preso quel che si faceva all’estero e l’ha fatto suo – iniettandoci una certa passione per l’artigianato e per i trucchi – l’ha riempito di regole e stilizzazioni che non esistevano nei film di paura del resto del mondo, ha puntato su figure archetipe originali e inventato da zero una maniera diversa di lavorare su morte, spettri, possessioni e figure di paura.

The Nest, uscito al cinema questa settimana, riprende quest’idea fondendo insieme diversi film che negli ultimi 30 anni hanno ridefinito il cinema dell’orrore. La storia di un bambino prigioniero della propria famiglia in una villa fuori dal tempo, chiusa al mondo esterno, in cui non è chiaro cosa si aggiri di sinistro, richiama alla mente The Others, The Village e tantissimi altri film dell’orrore, ma in una chiave differente. Roberto De Feo l’ha diretto con una passione per ambienti chiusi e per la storia della ragazza che entra nella vita del protagonista per liberarlo da un’educazione oppressiva.

Gli horror italiani hanno sempre ecceduto nel sangue e nell’efferato spostando il territorio nell’espressionismo, puntando sui colori e sulle trovate esagerate. Fare una classifica dei migliori horror italiani quindi vuole dire prima di tutto delimitare il campo e tenere fuori i gialli, come L’uccello dalle piume di cristallo o Sei donne per l’assassino, per andare a trovare solo quei film che hanno trasformato in italiane le regole dello spavento.

10. Quella villa accanto al cimitero (1981)
Lucio Fulci prende Amityville Horror e ne fa una versione tutta sua, più psichedelica e densa delle sue ossessioni, puntando ovviamente sul gore e su una serie di clamorose ricostruzioni. La storia della famiglia che si sposta in una casa posseduta poi avrà anche – spoiler – un finale decisamente meno conciliante di quello dei film che l’hanno ispirata.

9. La casa dalle finestre che ridono (1976)
Pupi Avati, in quello che è rimasto l’apice della sua audacia stilistica, inventa l’horror padano. Prende ovviamente le atmosfere di quelli che erano gli horror italiani in voga all’epoca ma scopre un mondo intero, inedito e mai frequentato dai cineasti più che altro romani, fatto di luoghi e storie di paura della valle del Po. La pianura e la campagna diventano attraverso i suoi occhi luoghi di orrori molto concreti, in piena concordanza con il folklore e le caratteristiche di quei popoli.

8. Shadow (2009)
Incredibile a dirsi, c’è un horror moderno in questa classifica, e ancora più incredibile a dirsi è di Federico Zampaglione. Shadow è un progetto quasi impersonale, che mutua tutto il suo stile dall’horror internazionale. A vederlo potrebbe essere stato girato ovunque da chiunque, eppure ha una grandissima forza in questo: racconta una storia senza tempo e senza luogo, ambientata in un bosco, costruita sulla pura violenza e sulla paura per la propria incolumità. Cosa migliore lo fa con una tensione e una capacità di crearla con poco che sono davvero rare.

7. …e tu vivrai nel terrore! L’aldilà (1981)
Già la trama è incredibile: una newyorkese ristruttura un hotel che si trova esattamente sopra una delle sette porte per l’inferno. Il resto si scrive da sé ed è un delirio di puro Lucio Fulci; così puro che Quentin Tarantino ha deciso a 30 anni dall’uscita del film di riportarlo in sala in America. L’aldilà, come è noto, non è un film di trama, personaggi o intreccio ma un film di invenzioni, idee e suggestioni.

6. Incubo sulla città contaminata (1980)
È il film che ha inventato gli zombie che corrono. In Italia infatti il filone zombie aveva attecchito bene; così bene che a un certo punto c’era bisogno di idee per rinnovare un po’ una serie di film davvero tutti uguali. Umberto Lenzi inventò questa figura ibrida tra uno zombie e una persona contaminata da un’epidemia, ribaltando la caratteristica chiave dei morti viventi, cioè il loro muoversi lenti.

5. Lisa e il diavolo (1973)
Film letteralmente incredibile, frutto della follia di dare carta bianca a Mario Bava e anche di un budget consistente. Il maestro dell’orrore italiano gira un film in vacanza spagnola con Telly Savalas nella parte di (forse) il diavolo che concupisce una donna. È un coacervo di stranezze capace di costruire il mistero in modi pazzeschi. Per quasi 30 anni è girato in una versione pesantemente rimontata dal produttore, che pensò di avere per la mani una schifezza. Solo nel 2004 l’abbiamo visto come doveva essere.

4. Cannibal Holocaust (1980)
Censurato in più di 30 paesi, uno dei film più condannati di sempre, un vero shock collettivo (anche se oggi non è certo duro da sostenere come all’epoca). Deodato inventa il found footage con questa storia di una troupe che va a recuperare un’altra troupe in una foresta di cannibali e trova solo quello che avevano girato. Efferatezze, violenze e sadiche cattiverie contro i cannibali che porteranno solo a una risposta di egual efferatezza.

3. Suspiria (1977)
Una vera e autentica follia. Luciano Tovoli, direttore della fotografia, viene contattato da Dario Argento all’apice del suo potere per fare un film delirante; Tovoli non vuole fare filmacci horror di serie B e gli dice di no; Argento insiste; Tovoli per levarselo di torno gli propone un film folle, di soli colori sparati, pura sperimentazione con il genere e l’illuminazione, roba senza senso. Il produttore (padre di Argento) si arrabbia e si offende, Argento – Dario – si esalta. Il film si fa ed è un capolavoro di creazioni fasulle più vere del vero. L’arrivo all’aeroporto e il viaggio verso l’accademia che aprono il film sono pura scuola di cinema.

2. La maschera del demonio (1960)
Il padre di tutti: Mario Bava. Nel suo esordio da regista dopo anni da direttore della fotografia crea un gotico barocco personalissimo, in cui l’orrore è frutto di trucchi e mascheramenti mai visti prima di sua invenzione (e realizzati da lui in prima persona). Scopre Barbara Steele e crea un filone da zero, da che prima non esisteva niente.

1. Profondo rosso (1975)
L’apice dell’horror italiano è il film che segnò la svolta di Argento dal giallo dei primi 3 film al resto della sua carriera. C’è sempre un omicida, c’è sempre una persona normale che si trova ad indagare ma questa volta il sangue e lo spavento sono ad un altro livello. Argento inventa da zero l’idea della componente spaventosa di nenie e disegni di bambini. Tutto l’immaginario infantile viene qui per la prima volta ribaltato in qualcosa di spaventoso, bambole, carillon e cori sono segni di paura e non di tranquillità. Ci sono i Goblin a fare la colonna sonora, unendo (come già aveva fatto) progressive rock e paura (e come farà dopo L’esorcista). Traumi passati echeggiano nel presente, ville liberty nascondono orrori e l’idea geniale di un volto davanti ad un quadro riflesso nello specchio per davvero.

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