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domenica, Lug 19

I 10 migliori playboy visti al cinema



Da Wired.it :

Mentre su Netflix è disponibile il film Gli Infedeli (con Mastandrea e Scamarcio), qui ripercorriamo i casanova del grande schermo, che inevitabilmente sono anche artisti della menzogna e dell’inganno

Il cinema è attrazione. Attrazione dello spettatore con promesse di emozioni forti, di grande spettacolo e introspezione. Quando i film raccontano di playboy, lavorano su un doppio livello di attrazione: cercano di attrarre il pubblico a seguire la storia di una persona che di lavoro attrae le donne usando (quasi) le stesse armi del marketing del cinema, il fascino, la promessa di qualcosa che arriverà, i contesti spettacolari, le sorprese.

Gli infedeli, il film di Netflix uscito questa settimana, racconta storie di uomini traditori che solo in alcuni casi sono playboy, cioè macchine di attrazione, persone che provano un forte desiderio di piacere. Si tratta del remake dell’omonimo film francese del 2012 e gira intorno al desiderio maschile per demolirlo da dentro e raccontare la miseria dell’adulterio. Dunque, è solo una parte della storia che ruota intorno ai playboy, una parte molto sensibile ai mutamenti culturali. I playboy, infatti, non sono mai stati visti nella stessa maniera, a seconda dei rapporti di forza tra uomini e donne di volta in volta sono guardati con rammarico, paura, disprezzo o ammirazione.

I migliori playboy rappresentano proprio questo: come la società in un certo momento guarda quelle figure capaci di attirare le donne e che non se ne saziano, che non intessono rapporti stabili ma preferiscono quelli passeggeri e inevitabilmente sono artisti della menzogna e dell’inganno.

10. Austin Powers – Austin Powers – Il controspione (1997)

È un caso quasi unico Austin Powers, playboy da commedia che prende in giro uno stereotipo di un’altra epoca. Per nulla attraente per gli standard del presente, nel suo passato è un casanova secondo regole assurde, che tuttavia alla fine finiscono per rivelarsi efficaci. Non è un vero sciupafemmine, ma la migliore descrizione (in forma ironica) della cretinerie con cui questi venivano rappresentati nel cinema degli anni ’60.

9. Antonio – L’uomo perfetto (2005)

L’uomo istruito dalla donna per compiacere, attirare e soddisfare un’altra donna. È il mito di Cyrano de Bergerac ribaltato per essere ancora più efficace: il maschio attraente che ha tutte le informazioni per attirare. Corpo virile, mente femminile. In un momento in cui Riccardo Scamarcio era sfruttato dal cinema soprattutto per la capacità di essere una macchina che catalizza lo sguardo femminile, questo film è uno dei pochissimi italiani a raccontare le regole dell’attrazione con divertimento e un po’ pregnanza.

8. Giacomo Casanova – Il Casanova di Federico Fellini (1976)

In una filmografia in cui la donna è sempre presente e in cui si parla costantemente di rapporti con tante donne, Casanova è un punto fermo. Colui che consuma le donne non ne riesce mai a godere. La storia del più grande conquistatore è vista come quella dell’uomo che meno riesce a farle proprie o raggiungerle, come se quel modo di attirarle fosse il più semplice ma anche il meno soddisfacente.

7. Alfie – Alfie (1966)

Playboy incallito degli anni ’60, autista di limousine con una dipendenza dalle donne e nessun tipo di critica al suo stile di vita. Certo, il film racconta la parabola della presa di coscienza di come quel tipo di quotidianità senza relazioni stabili sia il vuoto, ma il punto non è mai che cosa pensino le donne, ma come possa stare meglio l’uomo. Alfie gode del suo essere playboy e parte del fascino del film sta nel fatto che ci rende partecipi del godimento parlando direttamente con il pubblico.

6. George – Shampoo (1975)

Retrodatato al 1968 per essere ambientato il giorno che Nixon è stato eletto (ma è stato distribuito dopo lo scandalo Watergate), Shampoo racconta di un parrucchiere per signore playboy, ispirato a diverse vere figure di hair stylist di Beverly Hills. Intrattiene relazioni con diverse donne e il film è tutto un modo per raccontare la politica dei sessi, mentre sullo sfondo la politica vera va in onda.

5. Brandon – Shame (2011)

Steve McQueen ingarbuglia le acque e prende qualcuno che chiunque descriverebbe come un playboy per raccontarlo come un malato, una persona che dipende dal sesso. La vita di Brandon procede con conquiste immediate, consumate con foga, e comincia a crollare quando sua sorella, un vero affetto, una donna inconquistabile, viene a vivere con lui. È uno dei film che per primi hanno introdotto una visione diversa del maschio che conquista, non più una figura in fondo triste e sola, bensì uno con un problema.

4. Alex – Il truffacuori (2010)

In un’epoca antecedente ai grandi mutamenti nell’opinione pubblica e ancora legata a una visione assolutoria dei playboy, questo film convenzionale trova una delle chiavi più divertenti per raccontare il piacere del godimento, il divertimento della conquista e l’umorismo degli stereotipi. Romain Duris è un interprete perfetto e la scrittura non scade mai nelle idee più trite, anzi, ne inventa di nuove (e molto verrà copiato da Crazy, Stupid, Love).

3. John Beckwith e Jeremy Grey – Due single a nozze (2005)

Il simbolo di un’intera epoca del cinema. Una delle commedie di maggiore successo nel settore, prende il genere “matrimoni” (potentissimo negli anni 2000) e lo riporta in vita ribaltandolo nel “cinema di sesso” e, al contempo, lanciando definitivamente le carriere di Owen Wilson e Vince Vaughn. Qui sono due playboy d’occasione, che sfruttano la buona predisposizione delle damigelle per rapporti fugaci.

2. Nick Marshall – What Women Want (2000)

Quello che tantissimi film cercano di fare, ovvero raccontare il playboy perfetto, trovare il segreto delle regole dell’attrazione, rappresentare quello che vogliamo gli uni dagli altri, What Women Want lo raggiunge con uno spunto di trama eccezionale. Un uomo cresciuto da una madre single spogliarellista ha sviluppato una visione solo sessuale delle donne, è un casanova senza sentimenti che di colpo ha l’abilità di ascoltare che cosa pensano le donne. Oltre a soddisfarle sessualmente, riesce anche a soddisfarle sentimentalmente. Un’arma che sembra ideale per aumentare le conquiste diventa quella che lo cambia, perché lo mette nei panni dell’altro, l’unica cosa che nessuno playboy del cinema ha mai fatto.

1. Julian Kaye – American Gigolo (1980)

Paul Schrader lancia il decennio dell’edonismo e del corpo lanciando quello di Richard Gere (per la prima volta protagonista assoluto), in una storia di carne e crimine. Un gigolo che viene regolarmente chiamato dalla moglie di un politico è anche coinvolto in un caso di omicidio. La cosa che conta è la perfezione della forma, è la potenza attrattiva che funziona come un’arma, la cura del corpo e l’annuncio di un intero decennio di rapporti che suggeriscono vanità piuttosto che desiderio di relazione. Di certo il playboy più complesso, stratificato e significativo mai portato al cinema.

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[Fonte Wired.it]