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sabato, Apr 25

I 10 migliori soldati visti al cinema



Da Wired.it :

Non solo i pazzi e gli esaltati. Anche gli umanisti, gli intellettuali e quelli tutti d’un pezzo. A cui aggiungere il mercenario Chris Hemsworth del film Tyler Rake, disponibile su Netflix dal 24 aprile

Jack Nicholson in ”Codice d’onore”

Davanti a uno schermo siamo abituati a considerare soldati solo quelli americani. Non c’è proporzione tra il cinema di guerra hollywoodiano e quello del resto del mondo: gli Stati Uniti inondano le sale di film che raccontano i militari di continuo. Se l’Europa ha avuto un picco di quel genere tra gli anni ’30 e ’60, oltreoceano non si è mai smesso di esportare la visione del buon soldato. E che, tra l’altro, non sempre è in linea con quella del resto del mondo.

Questa settimana esce su Netflix Tyler Rake, film scritto da Joe Russo, a partire da un fumetto creato con il fratello Anthony, che vede Chris Hemsworth nel ruolo di un soldato mercenario, il quale accetta una missione mortale in India: recuperare un bambino sequestrato. Sembra semplice e chiaro, in realtà si trasformerà in un’impresa suicida, perché quel bambino non lo vuole vivo nessuno, nemmeno il padre che aveva richiesto l’esfiltrazione come mezzo per ingannare i rapitori. Il mercenario senza voglia di vivere, però, metterà per una volta davanti a tutto una scelta morale.

I migliori soldati visti al cinema sono, quindi, di tanti tipi diversi, sebbene abbiano in comune il fatto di anteporre sempre al dovere qualcos’altro, una scelta etica, un principio morale, una decisione immediata, che di film in film asseconda valori e ideali diversi ma comunque fa di quel soldato una figura complessa e sfumata.

10. La grande illusione (capitano von Rauffenstein)

Dei molti soldati che in questo film costituiscono uno strano miscuglio di provenienze, nazionalità, personalità e approcci alla guerra, tutti uniti da un profondo spirito di comunanza umana, il capitano von Rauffenstein è il più interessante. Già nella Prima guerra mondiale proveniva da un’altra era, aristocratico, sprezzante degli altri ma che, come vuole l’archetipo del grande soldato, sa riconoscere la grandezza quando la incontra.

9. Furyo (Capitano Yonoi)

C’è qualcosa di molto giapponese nel capitano del campo di prigionia che tiene costretti diversi soldati inglesi, tra i quali a un certo punto arriva il maggiore Celliers, ovvero David Bowie. Anche il capitano Yonoi è interpretato da un musicista (Ryuichi Sakamoto) ed è imbevuto di retorica, etica e spirito battagliero nipponico, di un alto senso di compostezza e costumi rigidi, eppure dentro di lui si batte qualcos’altro di potentissimo. È una spinta sessuale, un’attrazione invincibile nei confronti del soldato inglese, che verrà sfruttata contro di lui. La miglior metafora di un’uniforme stretta che fatica a contenere le inclinazioni della carne.

8. The Hurt Locker (sergente William James)

In tanti hanno affrontato il lato alienante della guerra, i reduci distrutti psicologicamente e le persone devastate da quel che hanno visto e fatto. Nessuno, però, ha raccontato una figura come il sergente William James, un bravo militare a tutti gli effetti, il cui lavoro di sminatore lo porta a diventare dipendente dall’adrenalina, un uomo svuotato di qualsiasi ordinarietà che, come Christopher Walken ne Il cacciatore, desidera solo tornare a rischiare di morire senza un vero perché.

7. Apocalypse Now! (Capt. Willard)

Il capitano Willard va dove viene mandato. Lo incontriamo ubriaco perso in una stanza di hotel prima che gli venga assegnata una missione terribile: andare a terminare il regno che il colonnello Kurtz ha creato nel Vietnam. La guerra ancora infuria e questo militare americano regna come un re su una porzione di territorio. Willard non capisce ma va, vedrà di tutto e come una spugna lo assorbirà alla fine, diventando lo spettro del conflitto.

6. Full Metal Jacket (soldato Joker)

Dei molti soldati del film Joker è il più complicato e interessante, parte da una posizione intellettuale, non è mai plagiato interamente dalla macchina della guerra e mantiene i suoi dubbi. Sarà quello più sconvolto e alla fine stravolto dall’essere passato attraverso il conflitto, aver sofferto e visto morire gente per colpa di una bambina-cecchino. Ucciderà, alla fine, e lo farà per pietà.

5. Codice d’onore (Colonnello Nathan R. Jessep)

Si potrebbe parlare dell’integrità del soldato-avvocato Tom Cruise, ma è il colonnello di Jack Nicholson a rubare la scena, con i suoi modi arroganti e consapevoli, con la sua sicurezza e la sua mascella granitica. È l’emblema di un certo modo eterno di intendere e vivere l’esercito. Il caso di nonnismo finito male in cui è coinvolto è solo un pretesto per scatenare il suo punto di vista violento a autoritario sul mondo.

4. Orizzonti di gloria (colonnello Dax)

Alla fine, dopo tutto quel che è successo, dopo essere stato testimone della pavidità di un ufficiale e del sistema che lo protegge, Dax avrà uno sfogo amarissimo e duro. Ma quel personaggio non è niente senza la struttura di Kirk Douglas, che in questo film sembra essere costituito da un unico pezzo, tutt’uno con i suoi cappotti e le uniformi, un blocco. Ha una morale di ferro, un’etica inscalfibile e si scontra contro la rigidità militare come una barchetta contro un iceberg. Il combattente che tutti sognano e che forse non esiste.

3. Salvate il soldato Ryan (capitano Miller)

L’idea geniale di Steven Spielberg è di trovare dentro la guerra un’impresa umanitaria, un’avventura di solo cuore nell’inferno. Per andare a riprendere il soldato Ryan, l’ultimo di una famiglia tutta decimata dalla guerra, ed evitare che muoia anche lui, viene composta una squadra al cui capo non c’è un folle, un esaltato o un sanguinario, bensì un umanista. Il capitano Miller è un militare leggerissimo, un uomo sensibile passato attraverso lo sbarco in Normandia e ancora vivo non si sa come, che attraverserà una terra disastrata per fare ciò che è giusto in un momento in cui sembra possibile solo fare cose sbagliate.

2. La grande guerra (Oreste Jacovacci)

Nonostante possa sembrare che il film di Mario Monicelli sia antitetico a quelli americani – perché i soldati sono dei vigliacchi, non vogliono combattere, non hanno un gran patriottismo né senso del corpo – la storia è invece perfettamente in linea con le strutture e le dinamiche del cinema di guerra statunitense. Oreste Jacovacci, interpretato da Alberto Sordi, nonostante tutto alla fine andrà in deroga alle sue regole d’oro di non intervento e salvaguardia personale e, come l’amico prima di lui, preferirà morire piuttosto che dare al nemico indicazioni che condanneranno i compagni. Una scelta etica che ravvede una vita intera. Ci vuole un genio per scrivere una scena nella quale dire, senza mentire: Aho! Io so ‘n vigliacco, lo sanno tutti!, è un atto di vero e autentico eroismo.

1. Rambo (John Rambo)

Il simbolo stesso del soldato americano. Nato per rappresentare i reduci (quando uscì il primo film, raramente erano stati trattati con questa centralità), gli uomini danneggiati che al fronte hanno fatto di tutto, ricoperto ruoli importanti, salvato la vita dei compagni, compiuto sacrifici per il paese e che, al ritorno, sono accolti da fischi e da un paese che non riconoscono più. Nei sequel, il reduce è un malato di guerra, una macchina dello Stato inviata a risolvere problemi che non lo riguardano ma che non può non affrontare. Negli ultimi film è diventato un relitto di un tempo e di un conflitto che non si fa più e che combatte solo per sé.

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[Fonte Wired.it]