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sabato, Mag 16

I 10 peggiori quartieri residenziali visti al cinema



Da Wired.it :

Sembrano posti ideali. E invece qui, dietro l’apparenza borghese, si nasconde il peggio dell’umanità. Come nella suburbia di Favolacce dei fratelli D’Innocenzo, uscito da poco in noleggio on demand sulle principali piattaforme

La suburbia è l’aggregato residenziale che sorge poco fuori dal centro cittadino. È un tipo di spazio che nell’immaginario americano viene identificato con la famiglia e il benessere, quartieri pacifici in cui girare in bicicletta e dove ognuno ha un pratino davanti a sé e una casa a più piani. Il mondo di Happy Days. Tuttavia, a partire dagli anni ’70, sempre di più quello che era stato l’immaginario dei padri è diventato per i figli un posto da incubo.

La suburbia raccontata al cinema e in tv è il luogo perfetto per nascondere se stessi e le proprie storture, in cui ambientare film che raccontino i lati bui celati dagli esseri umani dietro l’apparenza borghese. Caso rarissimo di film italiano sulla suburbia è Favolacce, dei fratelli D’Innocenzo, uscito da poco in noleggio on demand sulle principali piattaforme. Racconta di un complesso apparentemente borghese in cui vivono famiglie piccine di mentalità e piene di rancore che vessano psicologicamente i figli mentre si fanno una guerra sottile. È una storia di formazione malata e un po’ sofferente, in cui niente è bello, soprattutto il vicinato, il prossimo e la società.

Abbiamo, quindi, radunato i 10 peggiori quartieri residenziali in cui crescere visti al cinema, necessariamente quasi tutti americani vista la sovrapproduzione in materia e lo studio incredibile sull’argomento.

10. Arlington Road – L’inganno

Qui c’è un’idea incredibilmente profetica: il germe del terrorismo, che mina la società a partire dai suoi simboli più evidenti, ha origine nel cuore più profondo dell’America. Almeno 10 anni prima che scoprissimo che lo stesso avviene nei quartieri europei, il film racconta che nelle zone che rappresentano l’immagine congelata dello stile di vita americano vivono e tramano le persone che complottano contro il paese.

9. A Serious Man

Anche i fratelli Coen, a un certo punto, affrontano la suburbia e lo fanno con uno dei loro film più enigmatici, in cui un professore che vive in un quartiere residenziale a maggioranza ebraica vede il mondo intorno a sé crollargli addosso in pochi giorni, senza una vera ragione o una causa scatenante. Cerca risposte nella religione e nella spiritualità, ma senza successo. E proprio quel piccolo mondo di casette è il simbolo di A Serious Man. Gli basta salire sul tetto per scrutare al di là degli steccati e vedere qualcosa di diverso.

8. Mari del sud

Un film quasi unico nella storia del cinema italiano, un remake di una commedia tedesca girato e scritto da Marcello Cesena (quello di Sensualità a corte), la cui ambientazione sono i quartieri residenziali italiani (già qui stranissimo). La storia è quella di una famiglia molto borghese che, nel giorno della partenza per una vacanza nei mari del sud, scopre di non avere più niente per una truffa finanziaria. Distrutta dalla vergogna, si nasconde in casa, nello scantinato per la precisione, dicendo a tutti che è partita. Il Diego Abatantuono più divertente di sempre, con una spalla totalmente alla sua altezza: Victoria Abril.

7. Donnie Darko

Tutto il film, a partire dai suoi presupposti fantastici, sarebbe possibile anche in un altro contesto che non sia la suburbia, ma è lì che acquista anche un secondo significato che poi ha fatto la sua fortuna. Donnie Darko non racconta solo l’evento fantastico che accade al suo protagonista, ma anche la lotta per non diventare come le persone che vede intorno a sé. Il fascino sta tutto nel profondo desiderio di essere e rimanere distante in un mondo che complotta per l’omologazione.

6. Tempesta di ghiaccio

È uno dei primissimi film in cui viene cesellata la rappresentazione moderna della suburbia, quella che tutti poi copieranno, l’alcova di ogni vizio, una specie di nido che nasconde ciò che di male e perverso avviene dietro patine impenetrabili. Lo tratteggia Ang Lee, un taiwanese, per giunta al suo film numero uno in America. E lo fa con una precisione che tradisce la dimensione mondiale di questo fenomeno.

5. Scappa – Get Out

Il corpo nero è desiderabile, non è più allontanato per ragioni di razzismo ma è anzi voluto, bramato e rubato dall’élite bianca tollerante che ha fatto delle persone black il proprio mito. E lo ha fatto così tanto da volerle assimilare e identificarsi con loro. Che tutto avvenga in un luogo distante dalla grande città è poi enfatizzato da un dettaglio: all’inizio l’amico del protagonista, complottista e sospettoso, si spaventa all’idea che lui vada lì, lontano, in mezzo ai bianchi, da solo.

4. La donna perfetta

Il mondo di aspirazioni, di status e di benessere nel senso più convenzionale e innocuo è un mondo così falso da essere terribile. Dietro queste apparenze e, soprattutto, dietro questi desideri di cambiamento e omologazione a standard condivisi si cela sempre qualcosa di losco. Frank Oz ha anche il merito di sottolineare come questa strada molto spesso si misuri sui corpi delle donne, il terreno di negoziazione per eccellenza nella nostra società, e ovviamente anche dell’omologazione.

3. Secondo amore

Nei melodrammi classici (e Secondo amore ne è un esempio fulgido) l’amore è tanto più grande e sentito dal pubblico quanto più è osteggiato. Osteggiato dalle famiglie, ma soprattutto dalla società e da tutte le persone che circondano i protagonisti. Questo secondo amore della protagonista, proibito e sconveniente, trova il suo vero romanticismo nella suburbia infame dei pettegolezzi e della comunità chiusa, che accetta molto meno della metropoli che qualcuno faccia ciò che vuole.

2. Velluto blu

David Lynch il suo Velluto blu lo fa proprio partire con la descrizione della suburbia: i fiori, i prati, una canzone anni ’50 e una bella giornata di sole in cui, nell’indifferenza generale, un uomo placido che innaffia muore. Il film, poi, scivola nei toni del noir erotico, con momenti di rara angoscia e invenzioni pazzesche, ma sotto c’è sempre l’idea che quello non è un bel posto e forse non è un caso se gli eventi accadono proprio lì.

1. Edward mani di forbice

Tim Burton non ha mai avuto così tanta energia e le sue idee non sono mai state così a fuoco come in Edward Mani Di Forbice. La sua passione per lo stile gotico, applicato al personaggio positivo, è messo in risalto proprio dal fatto di essere inserito nell’opposto, in un mondo di case pastello, di cieli blu, pratini tagliati, cespugli cesellati e benessere diffuso. Quella suburbia perfettina è un mondo da incubo e si può dire che tutto il film sia finalizzato a raccontare lo schifo di quel posto prima ancora delle vicende di Edward (di cui non sappiamo molto e non sapremo molto anche alla fine). La cura per l’apparenza e la perfezione della presentabilità non sono mai state così rivoltanti.

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[Fonte Wired.it]