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mercoledì, Lug 03

I 4 miliardi di tagli del governo all’istruzione sono una mezza fake news


Il governo distrae gli italiani con la Sea Watch per tagliare indisturbato 4 miliardi alla scuola ed evitare la procedura di infrazione Ue: le cose non stanno proprio così

Proteste di un comitato studentesco a Napoli (foto: Ivan Romano/Getty Images)

Un taglio da 4 miliardi alla scuola per evitare la procedura di infrazione per debito eccessivo, oltretutto deciso mentre l’opinione pubblica era tutta concentrata sul caso Sea Watch 3. Messa in questi termini, saremmo di fronte al delitto – ovviamente, politico – perfetto. Peccato che le cose non stiano esattamente in questi termini.

Già, perché quella che in questi giorni ha preso a circolare sui social network ha tutti i contorni della fake news. Nel senso che i tagli ci sono, ma per cifre inferiori.

I 4 miliardi sono infatti relativi a spese per il personale per anni successivi al 2019 ancora non messe a bilancio. E, altro elemento da tenere in considerazione, la decisione è stata presa a fine dicembre 2018, quando al massimo gli italiani erano distratti dall’organizzazione del cenone di Capodanno.

A rendere il tutto ancora più paradossale è il fatto che a sollevare il caso siano stati due esponenti dell’opposizione. La prima è la deputata del Pd Anna Ascani, che ha ricordato come i tagli si riferiscano a fine 2018, postando su Facebook il suo intervento alla Camera del 30 dicembre dello scorso anno.

La deputata dem cita 56 milioni di euro tagliati ai progetti di alternanza scuola lavoro, 12 alla formazione dei docenti, 30 per il diritto allo studio e 40 per il Fondo di finanziamento ordinario (Ffo). Non li quantifica, ma parla anche di tagli all’edilizia scolastica e del blocco delle assunzioni per l’università. A questi si sommano 100 milioni di tagli “nascosti nell’allegato 3” (in realtà si tratta di un accantonamento, ovvero una somma messa da parte per coprire eventuali perdite). In ogni caso, il totale è ben lontano dai 4 miliardi di euro di cui si parla in questi giorni. E la questione, come detto, risale al dicembre scorso.

In realtà la stessa Ascani nel video parla di un taglio di 4 miliardi che diventerà effettivo a partire dal 2020: di che si tratta? Più che di un taglio, la questione riguarda un mancato stanziamento. I contorni precisi della vicenda li ha ricostruiti un altro esponente dell’opposizione, il deputato di +Europa Alessandro Fusacchia, anche lui pronto a chiarire i termini della questione in un post su Facebook.

Per farla breve, la questione riguarda gli stipendi degli insegnanti precari, quelli che lavorano dal 1 settembre al 30 giugno di ogni anno. Dal momento che il loro contratto ha durata annuale, il Mef sostiene che i loro stipendi debbano essere contabilizzati solo per l’anno cui fa riferimento la manovra, nel caso specifico il 2019. I bilanci pubblici, però, contengono le previsioni di spesa per un periodo triennale, in questo caso per il periodo 2019-2021.

Il taglio di 4 miliardi nascerebbe insomma dal fatto che non sono stati ancora inseriti a bilancio i fondi per pagare gli insegnanti precari nel 2020 e nel 2021. La riprova la suddivisione per azioni delle spese, una tabella che si trova a partire da pagina 440 della legge di bilancio. La previsione complessiva prevede una contrazione della spesa dai 48,38 miliardi stanziati per il 2019 ai 44,48 del 2021: una riduzione di circa 3,9 miliardi di euro.

Analizzando nel dettaglio le voci, emerge la contrazione relativa alle le spese per il personale citata da Fusacchia. Un miliardo riguarda i docenti del primo ciclo, per cui la spesa scende da 20,35 miliardi di euro nel 2019 a 19,42 per il 2021. Quella per gli insegnanti di sostegno scende invece da 3,49 a 2,46 miliardi di euro. Mentre per le scuole del secondo ciclo c’è una riduzione di 700 milioni per gli insegnanti e di 350 milioni per quelli di sostegno.

In totale si arriva così a circa 3 miliardi di euro. Contribuisce a comporre i 900 milioni mancanti per arrivare al totale un consistente taglio agli investimenti per l’edilizia scolastica, che scendono da 740 a 297 milioni di euro.

Più in generale, però, la riduzione nella spesa per la scuola di 4 miliardi riguarda soprattutto gli stipendi dei docenti precari che, si badi bene, non ci sono perché ancora non sono stati contabilizzati. Dire che il governo non li assumerà, oltre a creare un allarmismo inutile, sarebbe anche una fake news. Un po’ come quella per cui l’opinione pubblica viene distratta creando il caso Sea Watch mentre il governo taglia la scuola per ridurre il debito.

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