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martedì, Ott 08

I 70 anni di Sigourney Weaver, l’attrice d’azione per eccellenza


Compie 70 anni e recita a livelli alti da 40, da quando Ridley Scott la volle protagonista contro uno xenomorfo

Ci sono attrici che emergono interpretando le figlie o le fidanzate e poi invecchiano interpretando le mamme e le nonne. Sigourney Weaver è emersa interpretando uccidendo alieni, posseduta da dèi ed è invecchiata interpretando villain, mentori, grandi vecchi di pericolose organizzazioni o dottori geniali. Riuscire ad avere una grande carriera a Hollywood tra il 1979 e il 2019 prendendosi per almeno una decade (gli anni ‘80) i ruoli migliori d’azione, senza mai diventare la ragazza di qualcuno o la fidanzatina da conquistare era (e in alcuni casi purtroppo è ancora) eccezionale. Nessuno la ricorda quando si parla di femminismo, perché non è mai stata una grande attivista ma davvero poche come lei hanno creato nuovi ruoli e nuove possibilità dimostrando che una donna d’azione può incassare.

Del resto allora era difficile sfondare in film romantici con un’altezza di 1,82 metri e gli unici uomini che ti potevano mettere accanto erano Harrison Ford Bill Murray. Uno xenomorfo si è invece rivelata un’ottima alternativa. La necessità crea Sigourney Weaver (che in realtà si chiama Susan Alexandra), il prototipo dell’attrice del cinema fantastico, d’azione e di tensione per il cinema a venire. Non ci sarebbe mai stata Milla Jovovich (regina del genere) se non ci fosse stata lei, ma senza il tenente Ellen Ripley non avremmo avuto nemmeno Michelle Rodriguez.

È stato infatti Alien il suo verso esordio. Prima Sigourney Weaver aveva una carriera simile a quella di tante altre attrici. Molto teatro off Broadway, addirittura una parte in una rappresentazione con Meryl Streep (che negli anni ‘70 lavorava più che altro a teatro ed era diventata famosissima per questo) e poi piccoli ruoli come quello in Io e Annie, in cui è la nuova fidanzata di Woody Allen nella scena finale del film. La si vede per due secondi da lontanissima ed è impossibile riconoscerla. Non proprio il ruolo della vita. Ci vogliono altri due anni perché Ridley Scott la voglia in un film. Originariamente a lei toccava il ruolo di Lambert, mentre Veronica Cartwright avrebbe dovuto interpretare Ripley. A un certo punto però Scott ha l’intuizione e la sceglie come protagonista. È una delle molte fortune del film e delle caratteristiche che fanno di un regista un grande regista.

Sigourney Weaver dimostra di avere un temperamento perfetto. Si muove con delicatezza ma senza fragilità, dimostrando una decisione e una capacità di imporsi che la mettono al centro della Nostromo. Ellen Ripley la lancia, Un anno vissuto pericolosamente rischia di deviare la sua carriera verso la banalità, ma poi Ghostbusters, nel 1984, compie il miracolo. Lei è la donna in un film su quattro uomini, la ragazza da salvare e corteggiare, ma ha tutta un’altra presenza. Chiunque altra al posto suo sarebbe stata la damigella che attende i cavalieri, che chiede il loro aiuto, invece Sigourney Weaver in ogni scena sembra il loro capo: non si sogna nemmeno una storia romantica, vuole solo rimanere in vita e, quando alla fine è posseduta, non si esita nemmeno un secondo a crederlo possibile. Semplicemente non è più lei.

È la parte che è nata per interpretare. A lei, che viene proprio da Manhattan, un film che è una piccola celebrazione di New York calza a pennello. Lei che sembra avere il fisico perfetto per gli anni ‘80, asciutto e atletico, deciso e fermo. E mentre si affaccia la sua tendenza a scegliere anche film più particolari (Gorilla nella nebbia) gli anni ‘80 continuano a essere forieri di successi uno dopo l’altro. Anche grazie a James Cameron.

Che Cameron non fosse uno qualunque l’aveva dimostrato Terminator, realizzato con un budget ridicolo, capace di lanciare Arnold Schwarzenegger in un ruolo che gli rimarrà per sempre attaccato. È un creatore di icone e ora è determinato ad associare le donne all’azione anche più di quanto non avesse fatto con Sarah Connor. Chiunque abbia deciso che sarebbe stato lui a girare il seguito di Alien aveva capito tutto. Ellen Ripley viene ripresa, cesellata, scolpita e definita per tutti gli altri sequel. Nel primo film era una specie final girl dello spazio piena di determinazione, in Aliens di Cameron è una donna che sta al medesimo livello di Bruce Willis o Sylvester Stallone quanto a credibilità d’azione, quanto a potenza sullo schermo. Il tutto in anni in cui era un’unicum. Addirittura dopo quel film troverà un ruolo buono per lei in una commedia romantica come Una donna in carriera (più anni ‘80 di così davvero non si può andare).

Poi cambia davvero tutto. Con gli anni ‘80 finisce un’era per Sigourney Weaver e ne inizia un’altra. Se non ci possono essere ruoli buoni in film di primo piano, tanto vale fare scelte di nicchia e qualità. Con lungimiranza impressionante la si trova nell’esordio americano di Ang Lee (Tempesta di ghiaccio, un film meraviglioso), lavora con Roman Polanski in un thriller di parola pazzesco tutto in una casa in cui è durissima, determinata e pronta ad ammazzare un uomo sul tappeto (La morte e la fanciulla).

Certo, in tutto questo non ha mai mollato davvero Ellen Ripley. Stallone con Rocky, Hugh Jackman con Wolverine e pochi altri hanno creato un’identificazione tale con un personaggio e hanno cercato in ogni modo di crearne l’epica. L’unico paragone possibile è l’ostinazione con cui Milla Jovovich ha portato avanti un Resident Evil lungo quasi 20 anni. Alien 3 e Alien – La clonazione saranno gli unici due film in cui avrà anche un ruolo produttivo (cioè sostanzialmente ci mette i soldi e fa di tutto per racimolarli in giro affinché i film si facciano), con la firma di David Fincher e Jean-Pierre Jeunet. Sono due stravaganze a sé con trame sempre più clamorose. Ma lei obiettivamente riesce sempre a reggere tutto.

Più passano gli anni più i suoi ruoli diventano piccoli, ma stranamente più diventano piccoli più sono incisivi. È la voce del computer madre in Wall-e (e poi di nuovo doppierà una voce in Alla ricerca di Dory), ha un ruolo fantastico in Be Kind Rewind, poi la si trova in The Village e poi di nuovo con Cameron in Avatar. Rinuncia ad una carriera nel senso stretto ma raramente sbaglia un film e diventa quel tipo di attori o attrici che, quando compaiono, riescono a giocare la loro partita anche con tre scene. A 70 anni ha firmato per Ghostbusters 2020 (il terzo film della serie) e per Avatar 2, 3 e 4 (sì, sono tutti già in lavorazione). Più tenace di così…

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