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giovedì, Dic 31

I Am Greta, il documentario che è già un pezzo di storia



Da Wired.it :

Il film di Nathan Grossman su Greta Thunberg racconta per immagini la campagna dell’attivista dalle prime proteste alla traversata dell’Atlantico

La prima cosa che colpisce in I Am Greta, il documentario di Nathan Grossman su Greta Thunberg è che il regista inizi il racconto dall’esordio, con immagini anche delle primissime proteste dell’attivista davanti al parlamento svedese, quando non era famosa, non aveva un seguito e nemmeno lei stessa sapeva cosa avrebbe fatto con la notorietà che stava per arrivare. È stato possibile perché Grossman ha avuto da alcuni amici vicini ai genitori di Greta la soffiata di questa protesta e nel 2018 ha iniziato a girare queste immagini contando di realizzare un cortometraggio o una prova che gli sarebbe potuta tornare utile per diversi scopi. In fondo sono immagini di una bambina che sciopera e dentro ci sono tantissimi temi: dalla politica che non si cura dei più giovani, all’ambientalismo, al carattere svedese, fino alla sfiducia nella classe politica.

Visto il successo di Greta, l’attenzione dei giornali e il seguito che comincia ad avere, Grossman la segue ovunque e comincia a conoscere anche il padre Svante, sempre con lei e molto coinvolto nelle manifestazioni. Con lui stabilisce di raccontare da vicino cosa accada a una bambina che si metta in testa di protestare contro il governo e a favore della lotta ai cambiamenti climatici. Nel documentario che è stato presentato alla mostra del cinema di Venezia e arriva il 3 gennaio su Prime Video, la vediamo lentamente attirare l’attenzione delle istituzioni internazionali.

Dietro Grossman c’è la BeReel Film, la stessa casa di produzione che ha co-prodotto l’horror Midsommar di Ari Aster. Ma nel tempo si aggiungono la piattaforma digitale come Hulu e i fondi pubblici europei. Quella di Greta è una storia europea a cui tutti iniziano a voler partecipare sia economicamente che mediaticamente. In questo senso è molto forte la scena in cui per la prima volta incontra dei politici, la condiscendenza con la quale è trattata, la velleità dell’incontro, la disillusione nelle espressioni (sempre contenute) di Greta e l’ipocrisia del tutto. Dalle immagini del documentario da subito vediamo come Greta sia sfruttata dalla politica e decida di sottrarsi a questo meccanismo.

I Am Greta segue la protagonista per tutto l’anno nel quale non è andata a scuola e ha girato il mondo (senza usare aerei) per parlare dei cambiamenti climatici e denunciare ruoli, azioni e ignavia delle grandi istituzioni. Soprattutto la segue nel privato, per mostrare un altro volto di una persona che i media restituiscono costantemente arrabbiata, imbronciata e seria. A Greta è stata diagnosticata la sindrome di Asperger, che comporta un disturbo ossessivo compulsivo e un mutismo selettivo. Possono essere ostacoli nella vita di tutti i giorni, ma il documentario mostra come diventino vantaggi nel momento in cui l’attenzione va focalizzata su un tema particolare. Per questo è sempre preparata, sempre concentrata, sempre a fuoco sui propri obiettivi e sulla sensibilizzazione che intende portare avanti.

Con un pudore non banale Grossman sta con Greta anche nei momenti più difficili, quando i dubbi sono maggiori, come anche nei momenti in famiglia, negli scherzi, nelle risate. Secondo l’autore questo è un documentario tanto su Greta quanto sull’Asperger e su come le persone affette da simili sindromi possano condurre una vita normale. Grossman ha accumulato 200 ore di materiale da scremare, compresi gli eventi più noti della campagna di Greta, come il discorso “How dare you”.

Il momento più clamoroso è quello del viaggio attraverso l’Atlantico in barca a vela. Un’impresa importante a livello mediatico e significativa per un’attivista che protesta contro l’inquinamento dei voli aerei, che Grossman ha compiuto con lei filmandola nei momenti più drammatici. È stato il culmine di un anno a tratti incredibile che spiega il bisogno che esisteva ed esiste di una figura come Greta per sensibilizzare l’opinione pubblica nella lotta ai cambiamenti climatici. Nel 2020 il film è stato completato e presentato a Venezia, dove sono andati solo il regista e la produttrice ma non Greta, che aveva già ricominciato l’anno scolastico. E ci sono andati dalla Svezia in treno. Prendendone 7 diversi.

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[Fonte Wired.it]