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I buoni pasto non bastano più per pagare la pausa pranzo. Il valore medio dei ticket oggi in Italia è di 6,75 euro, ma secondo il 66% del campione intervistato per una ricerca, basta a coprire dal 50% all’80% di un pasto fuori casa. I dati emergono dalla ricerca L’impatto sociale ed economico dei buoni pasto, promossa dall’Associazione nazionale società emettitrici buoni pasto (Anseb) in collaborazione con Altis Graduate School of Sustainable Management dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Per il 72% dei lavoratori italiani che ne usufruiscono, rispetto ad altri benefit aziendali simili (per esempio il servizio mensa gratuito o il corrispettivo in busta paga) i buoni pasto sono la miglior soluzione per far fronte alle spese.

Lo studio, finalizzato a fornire una fotografia aggiornata del mercato del benefit, misurare il valore creato e quello percepito da operatori e utenti, valutare la portata di eventuali riforme normative per sperimentare un modello e dare vita a un osservatorio permanente, ha confermato che per i lavoratori il buono pasto rappresenta un supporto flessibile, utile perché utilizzabile su più canali. In questo senso, chi nel territorio italiano lo utilizza maggiormente nella grande distribuzione (l’89% spende per esempio il buono nei supermercati) lo fa a causa della mancanza di bar o ristoranti nei pressi del luogo in cui lavora, fattispecie che si presenta soprattutto nel Mezzogiorno.

Il 66% del campione sondato dalla ricerca ha poi affermato che grazie ai buoni pasto riesce a coprire in media tra il 50 e l’80% del costo di un singolo pasto. Il 62% dei lavoratori intervistati esprime inoltre un livello di soddisfazione medio o alto. In particolare, ad apprezzare i buoni pasto sono in media gli under 35, soddisfatti soprattutto delle versioni digitali e delle app che le aziende hanno messo a loro disposizione, oltre alle donne, agli operai e ai residenti del centro Italia.

Dal punto di vista della percezione, in una scala da 1 a 5 il buono pasto è ritenuto un diritto per i dipendenti con un voto medio di 4,1. Anche questo probabilmente contribuisce a non ritenerlo un elemento che sottrae una parte di stipendio a chi ne usufruisce, ma come un vero e proprio bonus.

Dal punto di vista degli esercenti, il sostegno è ritenuto un servizio utile ad allargare la propria clientela. Visione, quest’ultima, propria soprattutto dei negozi della distribuzione. La garanzia di incasso, per il 51% del campione intervistato, è rappresentata dalle card e dalle app, il cui utilizzo risulta però soddisfacente solo per il 39% degli intervistati a causa di rallentamenti sulle linee, della necessità di utilizzare di più il pos e dei tempi di rimborso. Gli esercenti più soddisfatti sono quelli del centro e del sud Italia: il 51% del campione sondato lo ritiene uno strumento positivo in termini di maggior garanzia di incasso.



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