Alcune specie di colibrì si stanno adattando alla vita urbana grazie a una serie di cambiamenti evolutivi nella loro anatomia, influenzati dalla proliferazione degli abbeveratoi costruiti dall’uomo. Secondo alcuni biologi, il fenomeno potrebbe essere la prova che questi uccelli sono in procinto di diventare una specie commensale, in grado di vivere a stretto contatto con gli esseri umani e trarre vantaggio da questa interazione, come hanno fatto i piccioni.
L’evoluzione dei colibrì
Un recente studio ha rilevato che le dimensioni e la forma del becco dei colibrì di Anna (Calypte anna), una specie originaria del Nord America, sono cambiate. Normalmente, i colibrì hanno un becco lungo e sottile, che consente di raggiungere il nettare nascosto nella profondità dei fiori. Negli ultimi decenni però i becchi dei colibrì di Anna si sono evoluti, diventando significativamente più lunghi e grandi, una conformazione che si adatta meglio ai dispenser con acqua e zucchero installati all’esterno di alcune abitazioni, molto diffusi nelle aree cittadine. L’adattamento suggerisce che queste strutture offrono ai colibrì più nutrimento rispetto al nettare dei fiori.
Lo studio, che ha esaminato le segnalazioni di avvistamenti e gli esemplari museali negli ultimi 160 anni, ha anche scoperto che i maschi stanno sviluppando becchi più appuntiti e affilati, forse per competere con gli altri colibrì per l’accesso agli abbeveratoi.
In California, le popolazioni di colibrì di Anna si sono ampliate in concomitanza con la nascita di centri urbani. I ricercatori hanno scoperto che anche la densità nelle popolazioni della specie è aumentata nel tempo, un aspetto che sembra essere legato proprio all’aumento delle fontanelle artificiali e degli alberi di eucalipto che producono nettare. Entrambi sono stati introdotti nella regione dagli esseri umani.