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mercoledì, Mar 15

I dati della missione NASA Magellan hanno evidenziato attività vulcanica recente su Venere

da Hardware Upgrade :

Era dai tempi della fosfina (biomarcatore che potrebbe dare alcuni indizi sulla presenza di vita) rilevata nell’atmosfera di Venere che non c’era così tanto interesse verso il pianeta “gemello” della Terra. Come sappiamo la fosfina poi non era effettivamente presente mentre si trattava invece di anidride solforosa. Questo ha comunque dato nuovo impulso alla possibilità di inviare missioni sul secondo pianeta del Sistema Solare. L’ultima novità però riguarda i dati della missione NASA Magellan, da diverso tempo conclusa.

Come accaduto in passato in altre occasioni, il riesame dei dati raccolti durante una missione può dare nuove informazioni che possono portare a nuove ipotesi o rilevazioni. Questo è quello che è accaduto con Venere dove sarebbe stata evidenziata attività vulcanica recente che potrebbe permettere di avere migliori obiettivi per le future missioni come DAVINCI+ e VERITAS. Questo è quello che sappiamo.

I dati di NASA Magellan e l’attività vulcanica su Venere

Secondo quanto riportato dal JPL, grazie al riesame dei dati raccolti dalla missione NASA Magellan sarebbe stato individuato direttamente del vulcanismo attivo sulla superficie di Venere. Questa missione è stata lanciata nel 1989 ed ha finito la sua missione operativa nel 1994. Successivamente ci si è concentrati su altri progetti e pianeti lasciando per qualche tempo in disparte questo pianeta così particolare.

venere magellan

In particolare sono state riesaminate i dati radar raccolti dalla sonda scattate circa 30 anni fa (ma si tratta di un periodo “recente” per i tempi dell’Universo). Come scrive il JPL “le immagini hanno rivelato una bocca vulcanica che cambia forma e aumenta significativamente di dimensioni in meno di un anno”. Chiari segnali che effettivamente la superficie era attiva e in particolare un vulcano.

Capire se un pianeta ha vulcani attivi è importante per capirne la storia e soprattutto l’evoluzione. Venere è simile alla Terra in molti aspetti ma a un certo punto delle loro vite i due pianeti hanno “preso strade diverse” mutando completamente. Attualmente il secondo pianeta del Sistema Solare è invivibile con pressioni e temperature elevate oltre che piogge di acido solforico e venti molto forti.

venere

Con la missione VERITAS (Venus Emissivity, Radio science, InSAR, Topography, And Spectroscopy) ci si propone di studiare il nucleo, scansione della superficie, rilevazione dell’emissione nell’infrarosso e campo magnetico. Con i nuovi dati, uniti a quelli di altre missioni, come NASA Magellan, si potrà forse capire in quale momento e per quale motivo Venere non è una “seconda Terra”.

venere

Robert Herrick (professore alla University of Alaska Fairbanks) ha dichiarato “la selezione della missione VERITAS da parte della NASA mi ha ispirato a cercare la recente attività vulcanica nei dati di Magellan. Non mi aspettavo davvero di avere successo, ma dopo circa 200 ore di confronto manuale delle immagini di diverse orbite di Magellan, ho visto due immagini della stessa regione prese a distanza di otto mesi che mostravano cambiamenti geologici rivelatori causati da un’eruzione”.

I dati e le comparazioni effettuate da Herrick sono state inserite all’interno di uno studio dal titolo Surface changes observed on a Venusian volcano during the Magellan mission. La zona d’interesse è quella chiamata Atla Regio (vicino all’equatore) e vede due grandi vulcani chiamati Ozza Mons e Maat Mons. Nonostante ci fossero ipotesi sulla possibile attività vulcanica della regione, non c’erano prove dirette. Invece grazie alle variazioni tra febbraio e ottobre 1991 evidenziate da Herrick queste prove sono state trovate.

La bocca del vulcano Maat Mons appariva inizialmente circolare (con area di 2,2 km²) e con segni di colate laviche recenti. Qualche mese dopo invece la bocca era più deformata e aveva raddoppiato la sua estensione, segno che qualcosa era accaduto nel frattempo. Sempre dalle rilevazioni radar sembrava poi esserci un lago di lava che riempiva la bocca.

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I dati, uniti a nuove modellazioni informatiche, hanno permesso di ricostruirne l’aspetto e capire che l’unica cosa che poteva portare a un aspetto del genere era un’eruzione recente. In generale quindi, ha sottolineato Scott Hensley (del JPL), “sebbene questo sia solo un punto dati per un intero pianeta, conferma che esiste una moderna attività geologica”.

Nelle conclusioni dello studio si legge anche che bisogna considerare come con una sola zona con modifiche a livello di attività vulcanica non si può stimare quanto sia attivo effettivamente Venere. Sempre gli scienziati ritengono (stando ai dati) che il pianeta sia meno attivo della luna gioviana Io. In conclusione i risultati indicano come sia improbabile che il vulcanismo su Venere si sia ridotto di molto nelle ultime centinaia di milioni di anni, ma ci sono comunque diversi scenari possibili. Considerando poi che è stato esaminato solo l’1,5% della superficie di Venere, mancano molti dati prima di poter trarre conclusioni veramente definitive. Dati che dovrebbero arrivare con VERITAS.

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