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lunedì, Feb 10

I film coreani da vedere dopo la vittoria di Parasite agli Oscar



Da Wired :

Il cinema coreano è la grande rivelazione agli Oscar del 2020 grazie alla vittoria di Parasite di Bong Joon-ho. Per chi ancora non lo conosce e per chi vuole saperne di più sulla Korean wave, ecco i nostri consigli su cosa recuperare

Chi scrive tifa per il cinema coreano e ci aveva sperato, in quella vittoria come Miglior film straniero agli Academy Award 2020, ma che Parasite facesse la storia di Hollywood portandosi a casa la statuetta come miglior film (oltre che come migliore regia, migliore sceneggiatura e miglior film straniero) va oltre le più folli aspettative. Da qui l’idea su una classifica dedicata a chi si è interessato alle produzioni della Corea del Sud dopo aver scoperto Parasite e chi già le amave anche prima. Scegliere tra decine e decine di capolavori è dura, e tralasciare alcuni generi – come le esilaranti commedie, le love story indimenticabili o i teen movie maliziosi – è ancora più arduo; alla fine abbiamo privilegiato i film che rappresentato i generi più battuti dalla cinematografia della Hallyu, la nuovelle vague coreana. Ecco i film coreani da vedere assolutamente.

1. The Man from Nowhere (2010)

Il film di vendetta o revenge movie, solitamente in salsa gangster, è uno dei generi principe della cinematografia coreana – dopo esserlo stato di quella hongkonghese, di cui è fortemente debitrice. The Man from Nowhere (in originale Ahjussi, ovvero “Il signore”) è incentrato su un gioavane e silenzioso uomo che amministra un banco dei pegni e trascina la propria esistenza dopo essere sopravvissuto a un passato cupo e violento. Il rapimento della vicina di casa, una bambina nonché l’unica persona con cui parla, da parte di alcuni gangster lo indirizza verso una parabola di vendetta fatta di sparatorie e scontri all’ultimo sangue.

Il film si regge su scene d’azione adrenaliniche e sull’interpretazione di Won Bin (attore e supermodello presente in tutti i film più importanti della Corea del Sud, nonostante ne abbia girati solo cinque), e rappresenta, assieme allo splendido e malinconico Bittersweet Life con Lee Byung-hun, a No Tears for the Dead con Jang Dong-gun, a Eye for an Eye e Man in High Heels con Cha Seung-won e molti altri il sottogenere che ha reso popolare il cinema coreano nel mondo. Più in generale, fa parte dei film a tema poliziotti & gangster amati in questo Paese che vale la pena di vedere e di cui fanno parte anche il capolavoro Nowhere to Hide, il bizzarro Guns & Talks, il tragico Friend e Dirty Carnival.

2. Taegukgi – Brothers of War (2004)

Pietra miliare e campione d’incassi del cinema a sfondo storico coreano, nonché uno dei più bei film di guerra di sempre (con un finale alla Platoon che spezza il cuore), si concentra su una delle tante tragedie che hanno informato la storia della Corea del Sud nel XX secolo. Nel 1950 la Corea del Nord invade quella del Sud coinvolgendo due fratelli poveri e pacifici: il coraggioso Lee Jin-tae (Jang Dong-gun) e il più debole Jin-seok (Won Bin). L’abnorme senso di protezione del primo verso il secondo lo porta ad arruolarsi per seguire Jin-seok al fronte e i due, inseparabili, sopravvivono all’esperienza in trincea.

Jin-tae diventerà un eroe di guerra e la popolarità gli darà alla testa trasformandolo in un mostro di fanatismo che solo Jin-seok può placare. Taegukgi fa parte della folta schiera di film che ricostruiscono la storia recente della Corea – memorabili A Taxi Driver e May 18 sul massacro di Gwangi – ma è soprattutto una sensazionale disamina della brutalità e della follia della guerra, nonché una delle storie sull’amore fraterno più belle mai viste al cinema.

3. The King and the Clown (2005)

Sorta di Addio mia concubina coreano, The King and the Clown è una tragedia marlowiana che tratta un argomento delicato in patria come quello dell’omosessualità. Gong-gil è un bellissimo artista di strada dalla grazia androgina che spesso fa gola a perversi signori desiderosi di abusarne sessualmente. È fieramente difeso dall’acrobata Jansaeng, compagno mascolino con il quale riesce a entrare nelle grazie del debole e instabile re Yeonsan. Gong-gil, lusingato dalle attenzioni del re, cede alle seduzioni del successo con esiti tragici. Film fondamentale sia perché ha lanciato in Corea il fenomeno del Flower boy (kkotminam), ovvero dei ragazzi androgini che oggi spopolano grazie al kpop e di cui Lee Jong-gi (Gong-gil) è il rappresentante, sia perché fa parte di un genere – il sageuk (o dramma in costume) – popolare nella cinematografia coreana che spesso racconta, rendendo protagonisti personaggi fittizi e di contorno, momenti importanti della Storia.

Un altro sageuk da vedere è Empire of Lust, sullo spietato e celebre re Taejong e il passaggio tra dinastia Goryeo e Joseon, oppure il recente The Great Battle sul leggendario assedio alla fortezza di Ansi. Dei sageuk esiste anche un sottogenere erotico di cui fanno parte film come Frozen Flower, Portrait of a Beauty, The Handmaiden, The Concubine e tanti (pure troppi) altri.

4. Pietà (2012)

Kang-do lavora al soldo di un usuraio: senza farsi scrupoli, rende storpio chi non paga, simulando incidenti sul lavoro da cui ricevere i soldi dell’assicurazione. Tutto cambia quando una donna si presenta come sua madre: lui comincia a provare affetto e il senso del rimorso, ignaro che questa lo frequenti per perpetrare una vendetta assurda. Film sconvolgente e straziante, fa parte di quella cinematografia dai toni che contraddistingue l’opera unica e piena di eccessi di Kim Ki-duk (suoi anche Bad Guy, L’isola, Ferro 3 e quel Moebius tutto incentrato sull’evirazione maschile). Kim Ki-duk è uno dei registi più famosi della Hallyu e suo portavoce, nonché ospite fisso dei festival europei come quello di Venezia, dove il Pietà trionfò nel 2012.

Il cinema autoriale è una parte importante della cinematografia coreana e ne sono ambasciatori i cinasti che hanno firmato alcuni dei film più importanti del Millennio come Old Boy, Sympathy for Mr Vengeance e Thirst di Park Chan-wook, Il buono il matto e il cattivo, I Saw the Devil, Age of Shadows e Two sisters di Kim Ji-woon e naturalmente Parasite, Madre e Memorie di un assassino di Bong Joon-ho.

5. Train to Busan (2016)

Zombie movie presentato al festival di Cannes, segue un gruppetto di passeggeri di un treno diretto a Busan che si ritrova assediato da cadaveri cannibali in seguito a una repentina pandemia che trasforma in morti viventi alla velocità della luce. Ognuno è il rappresentante di una parte della società: ci sono il gangster, il padre di famiglia, il manager, una donna incinta, una signora anziana, alcuni studenti e una bimba, tutti impegnati a scapicollarsi da un vagone all’altro per sfuggire all’orda di zombie. Horror dal canovaccio elementare e dalla regia virtuosa di Yeon Sang-ho che regala sequenza originali e di grande intrattenimento sfruttando gli spazi angusti e il senso di claustrofobia dell’ambientazione, senza lasciare da parte la critica sociale.

Nel cast ci sono due star del cinema coreano come il versatile Gong Yoo e il massiccio Ma Dong-seok ma anche quel Choi Woo-shik (il giovane protagonista di Parasite) che pare portare una fortuna pazzesca ai film che presenta in giro per il mondo. L’horror, specialmente quello a sfondo religioso come il recente The Divine Fury – action adrenalinico sulle possessioni demoniache –, quello sociale come Thirst di Park Chan-wook o The Host di Bong Joon-ho e le derive comiche come Zombie on Sale, è un genere con cui il cinema coreano ha molta dimestichezza. Qualcuno dice che non è ai livelli dei capolavori dell’horror folkloristici nipponici come Dark Water, Ju-on e così via, ma provate a guardare Goksung (The Wailing), film dove coesistono demoni, spiriti e zombie!

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[Fonte Wired.it]