Seleziona una pagina
lunedì, Nov 11

I giovani americani non sono mai stati così di sinistra


(foto: Robert Nickelsberg/Getty Images)

Che differenza possono fare trent’anni. Quando il muro di Berlino venne tirato giù, il 9 novembre 1989, l’Occidente celebrò il collasso della cortina di ferro e l’inizio di una nuova era di democrazia, libertà e possibilità illimitate. Per gli anticomunisti più convinti, si trattò anche di vedere liberate decine di milioni di persone da una morsa tirannica.

È anche sfruttando questi ricordi, e le convenzioni culturali che portano gli elettori americani ad associare immediatamente il termine socialismo al Venezuela di Nicolás Maduro, che Donald Trump e i repubblicani non vedono l’ora di usarla in campagna elettorale contro i democratici. Ci ha pensato già il presidente nell’ultimo discorso sullo Stato dell’unione, nel quale ha rinnovato l’impegno: “L’America non sarà mai un paese socialista”. Il riferimento è soprattutto alla neoeletta democratica Alexandria Ocasio-Cortez, popolarissima sui social, o al candidato alla presidenza Bernie Sanders, senatore del Vermont che non si vergogna di definirsi per l’appunto socialista. “Credo che questa sia la prima volta che l’essenza dell’America è messa in discussione”, ha detto il leader della maggioranza repubblicana al Senato Mitch McConnell, alludendo all’idea che se i democratici vinceranno le elezioni del 2020 allora gli Stati Uniti saranno trasformati in un paese sul modello di quelli del patto di Varsavia.

Eppure, tre decenni più tardi del crollo di Berlino, le cose sono andate un po’ diversamente rispetto le previsioni dell’epoca: i partiti che si richiamano esplicitamente alla tradizione economica socialista sono ancora di là da morire in Europa, e si fanno largo nella crisi delle democrazie liberali e delle socialdemocrazie, oltre a resistere in America Latina. Ancora più inquietante, per gli anticomunisti, è un sondaggio uscito due settimane fa negli Stati Uniti: ben il 70 per cento dei Millennial americani – le persone cioè dai 23 ai 38 anni di età – sosterrebbe apertamente un candidato socialista alla Casa Bianca. Prendendo i connazionali leggermente più giovani, tra i 16 e i 22 anni, il quadro non cambia: anche nella cosiddetta Generazione Z i due terzi degli intervistati condividono il sentimento degli adulti.

La cosa divertente è che la rilevazione, realizzata da YouGov su un campione di 2.100 persone, è stata sponsorizzata dalla fondazione Victims of Communism (Voc), nota per la sua posizione ferocemente critica di qualunque partito o associazione legato alla galassia dei rossi. Ma le disuguaglianze economiche, l’insoddisfazione per il mercato del lavoro e la cultura contemporanea hanno reso impossibile nascondere il ritorno prepotente di un’ideologia che, nelle sue mille correnti, sembra avere risposte che il moderatismo riformista non sembra avere più.

Nello stesso sondaggio, infatti, emerge che circa il 51 percento dei Millennial e degli Zoomer (ovvero gli appartenenti alla Generazione Z) hanno un’opinione negativa del capitalismo, una percentuale sensibilmente più alta di quella degli appartenenti alla Generazione X, dei baby boomer e della generazione silente – cioè i nati tra il 1925 e il 1980. La rilevazione a questo punto va appaiata con altre dello stesso tenore: una realizzata cinque mesi fa da Gallup, ad esempio, che segnalava come il 43 per cento degli statunitensi abbracciasse una qualche forma di socialismo.

Un altro studio statistico sul tema, pubblicato da Pew in giugno, riportava interessanti disparità nel giudizio a seconda del gruppo demografico analizzato: tra coloro che dichiarano di avere un’opinione “molto” o “abbastanza” favorevole del socialismo ci sono infatti i neri (65 per cento), coloro con età compresa tra i 18 e i 29 anni (50 per cento), i dottorandi (48 per cento) oppure le donne (42 per cento). Va ricordato che in questa ricerca il capitalismo ne esce comunque vincente nel complesso, con 65 americani su 100 con un’impressione positiva sul sistema economico vigente. Era la prima volta, tuttavia, in un decennio di sondaggi Gallup, che una maggioranza di elettori democratici diceva di avere sentimenti più positivi verso il socialismo che verso il capitalismo.

Dunque al calcolo maccartista dei repubblicani, che punta a spaventare il suo elettorato, manca questo elemento importante: il ricordo della Guerra fredda si è sbiadito, la parola socialismo non mette più così paura come prima e suona bene, soprattutto per la fascia più giovane dell’elettorato. Del resto anche l’Economist a febbraio aveva evocato – non certo celebrandolo, ma nemmeno mettendo in allarme – il “Millennial Socialism”.





Source link