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venerdì, Feb 03

I Jalisse, Sanremo e quell’insuperabile perseveranza



Da Wired.it :

Sono forse tra i cantanti italiani su cui si fa più facile ironia, ma i Jalisse sono riusciti in un’impresa piuttosto titanica: essere associati indissolubilmente al festival di Sanremo pur avendoci partecipato una manciata di volte. Il duo composto da Fabio Ricci e Alessandra Drusian, formatosi quasi per caso tra i corridoio di una casa discografica, partecipò infatti per la prima volta a Sanremo Giovani nel 1995, poi alla kermesse ufficiale l’anno successivo tra le Nuove proposte e infine ancora nel 1997 con Fiumi di parole, il brano che li portò alla vittoria (e a un dignitosissimo quarto posto all’Eurovision Song Contest di quell’anno). Da allora mai più niente, eppure ogni anno all’annuncio dei concorrenti in gara c’è chi cerca con trepidazione il loro nome.

I due musicisti, che dal 1999 sono sposati, hanno dichiarato di aver poi proposto una canzone alle giurie esaminatrici del festival in tutti e 26 gli anni successivi, compresa quest’ultima edizione del 2023, ma senza mai venire selezionati. Ci provarono già nel 1998, l’anno dopo la vittoria, con una canzone intitolata Le cime del Tibet e poi per molte altre volte, compreso quando nel 2007 tentarono con Linguaggio universale, brano ispirato a un saggio di Rita Levi Montalcini. Ma non ci fu nulla da fare: nessuna edizione di Sanremo li contò più tra i propri partecipanti. Nel frattempo i Jalisse seguirono diversi altri progetti, rilasciando diversi singoli nel corso degli anni e tentando anche il ritorno alla popolarità per vie traverse, per esempio nella selezione dell’Eurovision di San Marino oppure partecipando ai casting di The Voice of Italy (Drusian si presentò da sola nel 2014 ai casting ma non fu scelta da nessuno dei coach).

Mai tornati sul palco dell’Ariston né in cima alle classifiche, i Jalisse sono diventati un po’ il simbolo di una one hit wonder tutta italiana, fornendo parecchio materiale a quella macchina dell’ironia chiamata world wide web. Fin da subito, in realtà, i media li accolsero con qualche diffidenza: giunti alla vittoria di Sanremo praticamente da sconosciuti (passarono da Sanremo Giovani alle Nuove proposte e da quelle ai Big sostanzialmente per la fantasia dei regolamenti di quegli anni), il loro brano fu accusato di essere in sostanza un plagio di Listen to Your Heart dei Roxette (“La scoperta viene da Internet“, scriveva all’epoca il Corriere della sera come se si parlasse di Marte). Anche la partecipazione all’Eurovision fu ammantata da polemiche, perché secondo alcuni la Rai li sabotò per evitare che vincessero e dunque di dover organizzare l’edizione successiva (il 1997 fu l’ultimo anno in cui l’Italia partecipò prima del ritorno nel 2011). Il loro album post-sanremese, Il cerchio magico del mondo, vendette poi relativamente poco e in molti etichettarono il fatto come la solita bolla di sapone sanremese destinata a scoppiare e cadere nell’oblio. 

E invece i Jalisse e Fiumi di parole sono vivi e lottano in mezzo a noi. Il brano è ancora uno dei più memorabili delle edizioni storiche (ve la ricordate sicuramente più di Colpo di fulmine con cui vinsero Giò Di Tonno e Lola Ponce nel 2008, o di Un giorno mi dirai degli Stadio, sul podio nel 2016), e vinse nonostante quell’anno ci fosse una concorrenza non da poco, tra Laura non c’è di Nek, E dimmi che non vuoi morire di Patty Pravo, Confusa e felice di Carmen Consoli e… Papa nero dei Pittura Freska (fu anche l’anno della vittoria di Paola e Chiara tra i Giovani con Amici come prima, ma questa è un’altra storia). La loro canzone aveva in qualche modo un testo preveggente (“questo linguaggio da talk show che c’entra con noi” andrebbe urlato a qualsiasi politico nostrano). 



[Fonte Wired.it]