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venerdì, Giu 05

I k-drama invadono Netflix: le serie coreane per chi ha nel cuore Parasite



Da Wired.it :

Il coronavirus ha ritardato le produzioni americane (e non solo). Allora, è il momento di provare quelle asiatiche! Anche perché la piattaforma di streaming sta arricchendo la libreria di titoli perfetti per il binge-watching

Il lockdown ha sfatato almeno un paio di miti legati a una bizzarra incapacità degli italiani di stare al passo con i tempi rispetto a due cose: lo smartworking e la visione di film e serie non doppiati. Nelle settimane della fase 1 chi riteneva impossibile avere dipendenti efficienti che lavorano da casa si è dovuti ricredere e chi si rifiutava categoricamente di guardare i titoli preferiti con i sottotitoli ha imparato a farlo, per godersi gli ultimi episodi di Grey’s Anatomy o l’inedita Hollywood al tempo dei doppiaggi sospesi. Bong Joon-ho, il regista di Parasite, alla consegna degli Oscar, lo aveva detto: “Non limitarvi a vedere solo film e serie di cui capite la lingua vi aprirà un mondo”. E proprio dalla Corea del Sud arrivano tantissime nuove serie che Netflix – complice il fatto che Europa e Usa hanno dovuto bloccare le produzioni a causa del coronavirus mentre i coreani hanno già contenuto efficacemente il contagio – sta lanciando  al ritmo di tre a settimana da metà maggio in poi, da affiancare alle numerose produzioni originali in cui ha investito spesso di recente (ricordiamo Itaewon Class, Crash Landing on You, Arthdal Chronicles, My Country, My Holo Love, giusto per citarne alcune). Con lungimiranza, la piattaforma di streaming si era già portata avanti a inizio anno stipulando o rinnovando accordi di distribuzione con i canali coreani Jtbc, Tvn, Ocn e Kbs.

In molti, dopo la vittoria di Parasite, si sono persuasi che al momento i film coreani siano i migliori al mondo: la stessa originalità e creatività riguarda anche i popolari k-drama, serie che si prestano perfettamente al binge-watching perché formate per lo più da una stagione unica di circa 16 episodi. Il tipo di narrazione è spesso quella prediletta da Netflix, per cui le serie sono come libri suddivisi in capitoli, con storie organiche e trame meno verticali. I k-drama appena sbarcati o in arrivo spaziano tra i generi: action, romance, family drama, horror. Se vi arrangiate anche un poco con l’inglese (non tutti sono reperibili anche in italiano) e vi siete arresi a leggere i sottotitoli in questa lingua, la scelta della libreria digitale è vastissima e piena di sorprese.

Ecco i k-drama appena arrivati e in arrivo a giugno che vi consigliamo di guardare (ordinati per uscita): ce n’è per tutti i gusti (e quasi 150 sono gli altri già disponibili in lingua originale sottotitolata in inglese e/o italiano sulla piattaforma di Netflix, se non avete limitato la libreria all’italiano).

Strangers From Hell

A metà fra thriller psicologico e horror, questa serie in 10 episodi è tratta dall’omonimo webcomic di Kim Yong-ki ed è per buona parte ambientata in un edificio fatiscente occupato da inquilini orribili. Jong-woo è un giovanotto di provincia in cerca di un impiego a Seoul che affitta una stanza accanto a un uomo apparentemente ritardato che uccide gatti, un gangster, una padrona di casa (Lee Jung-eun di Parasite) che regala uova marce e un dentista fin troppo affabile che è un serial killer con il sorriso da maniaco come quello dell’esangue e vampiresco attore Lee Dong-wook (Goblin).  A ciò si aggiungano atmosfere soffocante e dettagli raccapriccianti, a misura di chi ama l’orrore dell’esistenza quotidiana.

Hwarang

Cult istantaneo in patria, Hwarang è un teen drama, ma anche il manifesto dei kkotminam, ovvero i “flower boy”. L’aspetto androgino ed etereo degli idol del k-pop (genere musicale coreano che ha reso la boy band Bts più popolare dei Beatles negli Usa) si basa proprio su questo ideale di bellezza ripreso dalla serie, che si ispira alla guardia reale realmente esistita nel VII secolo del regno di Silla (chiamata, appunto, hwarang, da “hwa”, fiore e “rang” uomo) composta da aitanti rampolli della nobiltà. I 16 episodi seguono l’addestramento di un principe in incognito, di un ragazzo povero (Park Seo Joon, Itaewon Class) dalle ascendenze insospettabili e di una manciata di giovani attraenti e spocchiosi che – tra faide personali, lezioni filosofiche e coreografie marziali – diventano amici. Esteticamente piacevole e narrativamente lieve, Hwarang è l’ideale per i seguaci del k-pop (buona parte del cast è formata da idol).

Rugal

Adattamento del trucidissimo webcomic omonimo, la serie fantascientifica + action Rugal si basa sulle missioni di un’élite di agenti segreti cyborg dell’intelligence coreana. Ex poliziotto a cui hanno strappato gli occhi e ucciso la moglie, Kang Gi-beom ne ottiene un paio nuovi artificiali; in cambio farà parte di un team di vigilanti formato da super soldati assieme al leader Tae-woong (che ha un braccio bionico), al chiacchierone Gwang-cheol (ha vari organi interni artificiali) e a Mina (la sua parte cyborg ne regola l’equilibrio). Il loro compito è smantellare l’organizzazione criminale di Argos, guidata da Hwang Deuk-gu, un gangster sadico e consumato dall’ambizione che sta sperimentando su cavie umane varie formule per il soldato perfetto. Il bello di Rugal è l’ambiguità di fondo – chi vuole abbattere Argos non è poi molto diverso – e la figura dell’antagonista, il folle ed eccentrico Deuk-gu interpretato da un volto noto dei polizieschi coreani, Park Sung-woong.

Love in the Moonlight

Un sottogenere popolarissimo dei k-drama è il sageuk, ovvero il dramma in costume, preferibilmente di stampo reale. Altrettanto diffuso è il canovaccio dello scambio di genere, cioè di un personaggio femminile o maschile che si spaccia o viene scambiato per appartenente al sesso opposto. Hong Ra-on è una ragazzina che, agli inizi del XIX secolo, si finge un eunuco di corte e fa amicizia con l’erede al trono Lee Young (il principe Hyomyeong), noto per il temperamento incostante. Quest’ultimo è soffocato dagli intrighi di corte per sottrargli il trono, dal lutto per la morte della madre e dagli attriti con il padre, un re inetto divorato dai rimorsi e dalla paura. Concepito come una commedia a sfondo romantico che poi vira nello storico-politico, Love in the Moonlight deve molto al carisma del grazioso e brillante protagonista, Park Bo-gum.

Revolutionary Love

Immancabile nei k-drama la figura del chaebol, ovvero l’erede dell’impero economico di un’azienda a gestione familiare. Byun-huyk (Choi Si-won, della boy band Super Junior) è un ragazzone scapestrato, pasticcione e farfallone che i ricchissimi genitori tengono un po’ a distanza. Dopo aver accidentalmente palpeggiato una hostess durante una turbolenza aerea ed essere stato accusato di molestie, si dà alla macchia con la connivenza del suo assistente, il saggio Je-hoon, e la sua amica Baek Joon. Questa commedia rosa segue il percorso verso la maturità del protagonista, quello di accettazione di Je-hoon (che ha sempre sopportato a stento il viziato e irresponsabile amico d’infanzia) e quello romantico di Baek Joon, divisa tra l’affetto dei due. Divertente e “sans souci”, Revolutionary Love debutta il 1° giugno. Altri arrivi del primo giorno del mese sono Dear My Friends, commedia incentrata sull’amicizia tra alcune persone avanti negli anni e My Shy Boss, romance tra un dirigente timidissimo e un’impiegata fin troppo spumeggiante.

Healer

Di grande successo qualche anni fa, è un action thriller con una colonna sonora da playlist il cui protagonista è il popolarissimo e super atletico Ji Chang-wook, nei panni del misterioso – e dalle incredibili abilità marzialiHealer. Assieme a una reporter scandalistica (Park Min-young, una delle star televisive più attive in patria) e a un giornalista famoso e rispettato, inizia a indagare su un caso di molti anni prima mai risolto e soggetto a ogni genere di insabbiamento. Mentre i tre collaborano, tra due di loro nasce l’attrazione. Healer è disponibile dal 7 giugno (c’è anche su Viki in sottotitolazione italiana, come Hwarang, Love in the Moonlight, Revolutionary Love, My Mister e Oh My Venus).

My Mister

Una delle serie via cavo più viste della storia in patria nonché produzioni pluripremiata ai Tv Awards locali, My Mister è una parabola sociale dura e avvilente con alcuni punti in comune con Parasite (con il film premio Oscar condivide anche un attore, il bravissimo Lee Sun-kyun). Park Dong-goon è un impiegato schiacciato sul lavoro e frustrato in famiglia: il fratello maggiore è disoccupato e separato, il minore dopo una carriera folgorante da regista in gioventù è finito nel dimenticatoio. Tutti fanno affidamento su di lui, che sopporta stoicamente. Lee Ji-an (la idol IU) è una ragazza sola, con la nonna a carico e un creditore che la perseguita, diffidente, sconfitta e senza speranza. I due si ritrovano in una situazione di antagonismo, ma forse insieme possono salvarsi a vicenda. Questo splendido, malinconico e dolceamaro (valga la scena di Ji-an che sottrae la nonna all’ospizio trascinandosi il letto per mezza città) k-drama non è, a differenza della maggioranza, una serie per tutti, ma le sue tematiche adulte sono al servizio di chi apprezza le serie alla Hbo.

Oh My Venus

La miglior serie sul body shaming e sulle implicazioni insite nell’essere una donna sovrappeso nella società odierna, specialmente se single e professionista. Joo-eun (l’iconica Shin Minah di A Bittersweet Life e Volcano High) è un ottimo legale, ma non ha successo come le colleghe più appariscenti perché, per gli standard asiatici, è fortemente obesa. Ex reginetta del liceo, da teenager è stata longilinea e desideratissima. L’incontro con un trainer dei vip (So Ji Sub, Rough Cut) sopravvissuto al cancro l’aiuta a scoprire di soffrire di una seria disfunzione ormonale che la rende perennemente affamata, dolorante, e fragile, ma che si può combattere con dieta ed esercizio fisico. Presumibilmente autobiografico, Oh My Venus è camuffato da commedia rosa leggerina, eppure è senza pietà nell’inquadrare i pregiudizi e la stigmatizzazione sociale femminile. Esordisce il 14 giugno insieme al medical sui vampiri Blood. Più avanti sarà la volta del period drama Tale of Nokdu, del fantasy Angel’s Last Mission: Love e della comedy Full House.

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[Fonte Wired.it]